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Cosa (non) cambierà tra Ue, Usa e Turchia

Erdogan chiede all’Europa un dialogo, perché per Ankara il futuro è europeo. Dagli Usa, Pompeo traccia la linea dura con la Turchia che forse vedremo con l’amministrazione Biden

Cosa resterà della Turchia di Recep Tayyp Erdogan con l’amministrazione democratica statunitense prossima ventura? È possibile che il nuovo presidente Joe Biden indirizzi la sua ottica contro le autocrazie? “Sicuramente Biden non è uno che apprezza i dittatori: quindi i comportamenti prepotenti come quelli del presidente turco nel Mediterraneo saranno mal tollerati”, spiegava su queste colonne Federica Saini Fasanotti della Brookings Institution. “Per restare al potere, Erdogan deve passare da Biden”, titola un’analisi pubblicata sempre su questo sito a firma di Marta Ottaviani, giornalista esperta di Turchia che ricordava il botta e risposta dai toni aspri tra il candidato democratico e il ministro degli Esteri turco – vettore della politica avventurista erdoganiana, che si era impegnato a difendere dalle critiche sparate uscite da Biden durante la campagna elettorale.

Possibile che quello di Biden sia un cambio di postura rispetto all’amministrazione precedente, ma a tal proposito è interessante riportare le parole della scorsa settimana affidate dal segretario di Stato, Mike Pompeo, al Figaro. Il capo uscente della diplomazia americana ha lasciato un messaggio al media conservatore francese che sembra indirizzare una traiettoria: a latere del suo viaggio tra Europa, Medio Oriente e Caucaso ha concesso un’intervista in cui ha detto: “Sono d’accordo con il presidente Macron, l’atteggiamento di Ankara è molto aggressivo” e ha aggiunto che “Europa e Stati Uniti devono muoversi per convincere Erdogan che il suo operato non è nell’interesse del popolo turco”. È una posizione che va oltre alla politica: se il segretario parla in questo modo nelle ultime settimane di mandato è perché la linea è condivisa dal resto dell’apparato – e dunque destinata a restare.

Parole pesanti – attenzione: quando si tira in ballo un operato che “non è nell’interesse” di un popolo si evoca un rovesciamento di leadership. Dichiarazioni che avallano la linea anti-turca francese per altro, mentre domenica Erdogan è tornato a invitare al dialogo l’Europa, destinazione del futuro di Ankara a suo dire: “Non ci vediamo altrove ma in Europa”, ha aggiunto. “Prevediamo di costruire il nostro futuro insieme all’Europa”, ha detto in un video messaggio indirizzato ai membri del suo partito, l’Akp. Da abbinare a queste parole, in cui il capo di Stato turco chiedeva all’Ue di “non discriminare” il suo Paese, la notizia secondo cui la “Oruç Reis” avrebbe esteso le sue ricerche geofisiche nelle acque contese con la Grecia. Le attività dell’ormai ben nota nave turca nell’esplorazione di idrocarburi nel Mediterraneo orientale sono al centro della diatriba con Atene, a fianco di cui si è schierata Parigi portando Bruxelles sul punto di discutere sanzioni contro Ankara.



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