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Usa (e getta?). Conte snobba Biden ed esercita il Golden Power con Kkr…

Il governo ha scelto di esercitare il Golden Power nei confronti del fondo americano Kkr. In Consiglio dei ministri è andato in scena un compromesso fra Gualtieri (linea morbida) e Patuanelli (linea dura). Le prescrizioni sono blande ma il messaggio politico piace a Pechino e fa irritare Washington DC. In serata Conte chiama Joe Biden

Compromesso all’italiana. Il governo rossogiallo ha dato un sostanziale via libera al fondo americano Kkr in Fibercop, la newco costituita ad agosto con Tim e Fastweb cui verrà conferita la rete secondaria dell’ex monopolista.

Come anticipato da Formiche.net, il Consiglio dei ministri ha dato conto delle nuove prescrizioni stilate dal comitato golden power per l’operatività del fondo all’interno della società destinata a costruire la rete unica italiana. Si tratta di “prescrizioni blande”, precisa un addetto ai lavori, che dunque non intralceranno la società americana tanto da compromettere l’operazione.

È il frutto di un tiro alla fune tutto interno al consiglio che ha visto due opposti fronti. Da una parte il Mise del pentastellato Stefano Patuanelli, schierato per la linea rigorosa verso Kkr insieme al sottosegretario a Palazzo Chigi Riccardo Fraccaro. Dall’altra la linea morbida (prevalente) del Mef guidato dal dem Roberto Gualtieri.

Il segnale politico, però, non è affatto blando. Mettendo sotto lo scrutinio del comitato il fondo statunitense, il governo Conte bis sembra inviare un messaggio ai suoi interlocutori cinesi e in particolare alle aziende che sono state torchiate dai tecnici di Palazzo Chigi nei mesi scorsi. È il caso di Huawei, il colosso tech che si è visto congelare di recente dal golden power un contratto con Fastweb (e ha dovuto mandar giù questa primavera le severe prescrizioni del comitato per gli operatori italiani che ci fanno affari).

L’esecutivo, insomma, mette le mani avanti: tanto le aziende americane quanto quelle cinesi che operano nelle infrastrutture strategiche italiane non passano illese per il filtro (comunque doveroso) del comitato.

Da Tim e Kkr è improbabile arriverà alcun commento. D’altra parte il fondo americano, entrato a fine agosto in Fibercop con una quota del 37,5% per 1,8 miliardi di euro, preferì il riserbo anche quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con un intervento irrituale che fece molto discutere la politica italiana (e sollevare forti dubbi a Washington DC), chiese al Cda di Tim di sospendere per trenta giorni la decisione sulla partecipazione di Kkr.

Di certo la terza via imboccata dal governo per non dispiacere a nessuno non piacerà a chi, negli Stati Uniti, già nutre qualche dubbio sulla possibilità di fare affari con Roma. Nella serata di venerdì, Palazzo Chigi ha dato conto di un colloquio telefonico fra Conte e il presidente-eletto Joe Biden per congratularsi della vittoria alle presidenziali.

Un segnale di continuità (dopo giorni di attesa) che però non cambia la sostanza politica dell’intervento sul fondo. D’altronde Kkr ha la reputazione e la forza di un attore sistemico negli Stati Uniti, e la mossa del comitato rischia di abbassare di una tacca il rating italiano nell’attrazione di capitali americani. Ancora una volta.



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