“La vittoria di Trump potrebbe portare consensi al candidato Spd Scholz, per molti il più simile a Merkel”. Thorsten Benner, cofondatore e direttore del Global Public Policy Institute di Berlino, analizza le elezioni presidenziali statunitensi e l’impatto sulla Germania e sul post Merkel
Donald Trump è il primo presidente degli Stati Uniti dal dopoguerra a non aver compiuto una visita di Stato in Germania durante il suo primo mandato. Basta questa fotografia per immortalare i quattro anni di tensioni a tutto campo tra Washington e Berlino, dall’impegno militare al surplus commerciale fino al rapporto con la Cina. Come arriva la Germania della cancelliera Angela Merkel alle elezioni presidenziali statunitensi? Formiche.net ne ha parlato con Thorsten Benner, cofondatore e direttore del Global Public Policy Institute di Berlino.
Chi tifa Trump e chi Biden nell’arco costituzionale tedesco?
Molti nell’ultradestra tifano per Trump e gli antiamericani a sinistra vedrebbero una sua vittoria come una conferma della loro convinzione che la democrazia degli Stati Uniti sia spacciata. Invece, nel centrosinistra e centrodestra Biden è di gran lunga il preferito. Larga parte dell’establishment politico tedesco non è affatto pronto per una vittoria di Trump.
Forse perché la politica tedesca si illude che Biden possa essere più morbido con la Cina?
Non esattamente. La maggior parte si aspetta che Biden sia duro con Pechino, con forti aspettative che l’Europa segua l’esempio. La vera differenza per l’Europa sarebbe la sua politica per l’Europa, non quella per la Cina. Trump ha perseguito una politica attivamente anti-europea e anti-tedesca sul commercio e sulle alleanze. Questo cambierebbe sotto Biden. Inoltre, possiamo aggiungere anche la volontà di Biden di reimpegnarsi nella lotta globale contro i cambiamenti climatici e le pandemie: farà la differenza, aprendo anche a una maggiore cooperazione tra Europa e Stati Uniti sulla Cia.
Come cambierebbe l’approccio della Germania verso l’Unione europea nel caso di vittoria di Biden?
I “tradizionalisti transatlantici” sono tentati di usare una presidenza Biden per seppellire ogni ambizione di raggiungere l’autonomia strategica europea. Questa è la ragione di un editoriale pubblicato questa settimana dal ministro della Difesa tedesco Annegret Kramp-Karrembauer. Ha sostenuto che l’“illusione di autonomia strategica europea deve finire: gli europei non saranno in grado di sostituire il ruolo cruciale dell’America come fornitore di sicurezza”. Piuttosto, serve smettere di illudersi della permanenza della protezione statunitense.
Come può farlo?
L’Europa deve investire nelle proprie capacità per prepararsi alla possibile fine delle garanzie di sicurezza statunitensi (fattore fuori dal controllo dell’Europa) e per trasformarsi in un partner migliore e meno piagnucoloso per gli Stati Uniti. Quasi nessuno a Washington è spaventato dall’autonomia strategica europea e colpito dalla nostalgia transatlantica. Molti, invece, si preoccupano delle capacità e delle posizioni su questioni chiave, compresa la Cina. In patria, la nostalgia transatlantica limita il sostegno pubblico agli investimenti necessari nelle capacità. Quindi, piuttosto che impegnarsi nella nostalgia transatlantica, l’Europa dovrebbe usare la presidenza Biden per approfondire i propri investimenti nelle capacità europee.
In che modo una vittoria di Trump potrebbe influenzare la Cdu-Csu e la corsa alla leadership per il dopo Angela Merkel?
La vittoria di Trump avrebbe scarso effetto sulla corsa alla leadership Cdu-Csu, ma potrebbe avere un effetto importante sulle elezioni del 2021. Potrebbe aumentare i consensi del candidato dell’Spd Olaf Scholz, che molti potrebbero vedere come il più vicino a ciò che Merkel è ora: mano ferma, familiare ed esperta in tempi difficili.
Qualcosa potrebbe persuadere la Merkel a un (breve) quinto mandato?
No. La Merkel ha chiarito che non si ricandiderà. E la prospettiva di nuovi incontri con Trump è l’ultima cosa che potrebbe indurla a cambiare idea.