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Tempesta Covid sull’industria aeronautica? Il dibattito per evitare la crisi

Con Gian Paolo Manzella, Giovanni Soccodato e Riccardo Procacci, il dibattito organizzato dal Ctna in occasione della presentazione dell’ultimo studio. Tra i temi trattati la necessità del supporto alle imprese per preparare la ripartenza, tra digitalizzazione e sostenibilità ambientale

“Facciamo in modo che la crisi non vada sprecata”. La citazione di Winston Churchill è risuonata più volte nelle cuffie dei partecipanti all’incontro virtuale organizzato ieri dal Cluster tecnologico nazionale aerospazio (Ctna) per presentare lo studio “L’industria aeronautica italiana e il Covid, tra resilienza e trasformazione”. Citazione ripresa anche dal sottosegretario al Mise Gian Paolo Manzella, sottolineando il ruolo fondamentale che lo Stato gioca nel sostegno alle imprese del settore. “Il ruolo strategico del comparto è consolidato nella dialettica politica”, ha spiegato, notando che i 50 milioni messi in campo dal governo per sostenere le Pmi siano “soltanto l’inizio” di un impegno che deve necessariamente continuare.

L’ANALISI DEL CTNA

A dare l’immagine della crisi che in questo momento sta attraversando il settore aeronautico è stata la presidente del Ctna, Cristina Leone: “La pandemia ha causato l’azzeramento del trasporto passeggeri e ha comportato la riduzione del numero di aeromobili, sia per le minori richieste che per i ritardi accumulati nelle consegne”. L’impatto è stato particolarmente sentito in Italia, Paese protagonista nel settore aerospaziale internazionale. Leone ha ribadito l’importanza che i decisori politici siano coinvolti nelle riflessioni sul futuro del settore aeronautico, in previsione dei necessari interventi di preparazione al rilancio nello scenario post-pandemico. Sono state queste considerazioni a spingere il Ctna a strutturare la ricerca, coordinata dal professor Gregory Alegi.

LA RILEVANZA STRATEGICA DELL’AERONAUTICA CIVILE

“L’aeronautica civile è un settore strategico”, ha spiegato il vicepresidente dell’Istituto affari internazionali (Iai), Michele Nones, illustrando come esistano ragioni autonome, al di là del legame inestricabile con il settore militare, che devono far considerare il comparto una risorsa strategica: garantisce il mantenimento dei collegamenti aerei e la produzione dei velivoli, oltre a fornire un costante incentivo allo sviluppo tecnologico in diversi campi, dallo spazio ai nuovi materiali.

LA VISIONE INDUSTRIA 

Al dibattito è intervenuto anche Giovanni Soccodato, chief strategic equity officer di Leonardo, che ha ricordato come l’industria aerospaziale italiana sia al quarto posto in Europa e al settimo a livello globale. Nelle parole di Soccodato il settore è stato “frenato in corsa” e la sfida, adesso, è sostenere la produzione e identificare quei settori d’eccellenza da cui far ripartire la crescita. Della stessa opinione è Riccardo Procacci, ad di Avio Aero, che ha ricordato come le previsioni pre-Covid per il settore descrivessero scenari di crescita costante, interrotti all’improvviso dalla pandemia. Tra gli impatti più gravi sottolineati da Procacci c’è la perdita di competenze, che rischia di avere effetti particolarmente gravi nel momento in cui il mercato si riprenderà: “nel periodo 2024-2025 l’industria tornerà ai suoi livelli pre-Covid e ci ritroveremo con una supply chain indebolita”.

GLI INTERVENTI NECESSARI

Come sottolineato dal direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, “la crisi non è circoscritta ai confini nazionali”, rilevando gli importanti passi avanti fatti in sede europea per lo sblocco del “NextGenerationEU”. Per Antonio Baldaccini, ad di Umbragroup, è necessario che lo Stato italiano si impegni a incrementare il livello di supporto alle piccole e medie imprese, fondamentali per la tenuta di tutta la filiera. La ripresa è possibile, come sottolineato da Amedeo Fogliano, cfo di Tecnam, bisogna tuttavia stare attenti a saper sfruttare le opportunità offerte dalla crisi per attuare quelle trasformazioni necessarie al settore per ripartire.



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