“Non sono nella sua testa e non mi permetto di parlare per lui. Dico solo che sarebbe il miglior candidato possibile”. Intervista a Patrizia Prestipino, deputata dem e coordinatrice laziale di Base Riformista. “Calenda? Tra i nomi attualmente in campo nel centrosinistra il suo è il più forte e autorevole, ma deve fare squadra, non può giocare da solo”
“Non sono nella testa di Nicola Zingaretti e non mi permetto di parlare per lui. Dico solo che sarebbe il miglior candidato possibile”. La deputata del Partito democratico, Patrizia Prestipino, è la coordinatrice laziale di Base riformista, la corrente dem che fa capo al ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Amministratrice locale di lungo corso, con un passato da presidente del municipio dell’Eur e da assessore provinciale allo Sport e al Turismo proprio nella giunta guidata all’epoca da Zingaretti: “Sarebbe il più autorevole: romano doc, amministratore doc, segretario del Pd. Meglio di così”. Uno scenario ovviamente difficilissimo da realizzare, secondo la stessa Prestipino, che in questa conversazione con Formiche.net ha fatto il punto della situazione su quanto (non) si sta muovendo, per la verità non solo tra i democratici, in vista del voto per il Campidoglio in programma la prossima primavera, salvo brutte sorprese. “Ma al momento non mi pare ci sia aria di rinvio di elezioni. La questione per ora non è all’ordine del giorno”, ha commentato ancora Prestipino.
Il dibattito sulla capitale si è nuovamente inabissato. È preoccupata?
È un vero peccato che Roma entri ed esca dal dibattito pubblico. Le sorti della capitale dovrebbero essere al centro di una grande discussione nazionale, dovrebbero stare a cuore a tutti, soprattutto alla luce dello stato di abbandono in cui versa la città. Tutti, romani e non romani, a partire dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. E invece così non è. È come se su Roma ci fosse una cappa politica che impedisce di prendersene cura come sarebbe giusto.
Addirittura anche Palazzo Chigi?
Lo dico chiaramente, dal governo in giù. Mi aspettavo che anche il premier si interessasse di questo tema che appunto è nazionale. Ricordiamoci che nel 2021 festeggiamo i 150 anni di Roma Capitale e che nel 2025 ci sarà il Giubileo. Roma deve tornare al centro del dibattito. Non c’è alcun progetto di ampio respiro per la città, né a livello governativo né di Campidoglio. Questa amministrazione ha detto no alle Olimpiadi, con il danno di immagine ed economico che ne è derivato e poi esulta per gli Europei di atletica leggera del 2024. E anche sul Giubileo siamo fermi, mentre avremmo già dovuto iniziare a organizzarci.
Prestipino, il Pd però, dal canto suo, sembra ancora lontano dall’individuare il nome di un possibile candidato. Perché?
L’unica giustificazione che posso dare a questo immobilismo è la vicenda della pandemia che ci tiene impegnati al massimo e ovviamente anche del Recovery Fund. Ma non può valere in eterno. Mi aspetto che archiviata la legge di bilancio, all’inizio del nuovo anno, ci si concentri su Roma perché non si può più aspettare. Siamo in ritardissimo e la città eterna non se lo merita.
Intanto Virginia Raggi ha già iniziato la corsa per la riconferma. La sua ricandidatura in estate (qui il nostro commento) vi ha così sorpreso?
Sorpreso non direi, di certo però ha contribuito a rendere ancor più complicato il quadro. I cinquestelle mi pare che ormai non la sostengano più mentre per il centrosinistra è un problema perché la sua presenza impedisce di replicare l’alleanza di governo anche a livello cittadino. Con Raggi in campo ovviamente qualsiasi ipotesi di accordo diventa impossibile.
Ma questo tergiversare del Pd è legato all’incognita sulla possibile alleanza con il Movimento 5 stelle, a suo avviso?
Penso che il Pd non possa e non debba limitarsi a dire sì o no all’alleanza con i cinquestelle. Occorre mettere in campo un progetto di ampio respiro e di alto livello incarnato da un candidato di altissimo profilo. Ci vogliono entrambe le cose: il progetto e il nome. E poi anche una squadra all’altezza.
Prestipino, l’ipotesi numero uno su cui il Partito democratico sta lavorando è l’accordo con i pentastellati nell’ipotesi, al momento almeno pubblicamente inesistente, che non si ricandidi?
Il Pd deve ragionare a prescindere dai cinquestelle, ci mancherebbe altro. D’altronde quando si è trattato di fare alleanze sui territori non mi pare affatto che il movimento sia venuto incontro alle nostre necessità o ci abbia sostenuto o aiutato nelle nostre scelte. E poi il Pd è il primo partito a Roma, almeno secondo i risultati delle europee del 2019, ed è pure la prima forza politica della coalizione a livello nazionale. Deve guidare questo processo, non può certo permettersi di aspettare che i pentastellati eventualmente assumano scelte diverse. C’è una responsabilità che grava sul Pd verso Roma e verso il Paese.
Lei chi vorrebbe come candidato sindaco?
A questo domanda rispondo con un nome: Nicola Zingaretti. Sarebbe il più autorevole: romano doc, amministratore doc, segretario del Pd. Meglio di così. Mi verrebbe da dire, se non ora quando.
Prestipino, lei con Zingaretti ha anche collaborato ai tempi della Provincia di Roma. Le risulta che ci stia pensando? Come sa, la voce, in maniera un po’ carsica, circola da settimane.
Non sono nella testa di Zingaretti e credo che in questo momento le cose da fare non gli manchino. Non mi permetto di parlare per lui, ci mancherebbe altro. Dico solo che per storia, cultura e tradizione sarebbe un ottimo candidato. Mi verrebbe da dire, magari ci casca. Avremmo finalmente un candidato romano, di spessore, autorevolissimo. A quel punto spazzerebbe via ogni altra candidatura. Ma la decisione ovviamente spetta a lui.
Sta dicendo che con Zingaretti in campo anche Carlo Calenda deciderebbe di ritirarsi?
Immagino di sì, ha sempre detto di essere pronto a sostenere l’opzione migliore per Roma. E Zingaretti oggettivamente lo sarebbe
A proposito di Carlo Calenda, che ne pensa? D’altronde lui è già in campo mentre Zingaretti non si è candidato ed è pure difficile che lo faccia visto il contesto, come anche lei ha sottolineato.
Mi rendo conto che Carlo Calenda non è organico al Partito democratico, lo so benissimo. Però tra le candidature che finora sono state sono state ufficialmente avanzate nel centrosinistra la sua, a mio avviso, è la migliore. A un patto però: che non giochi da solo.
In che senso?
Gli riconosco autorevolezza, capacità e possibilità di vittoria ma deve fare squadra. A queste condizioni, al momento è il candidato migliore. Ma voglio essere chiara: non sto dicendo Calenda a tutti costi. Voglio solo dire che tra i nomi finora in campo il suo è il più forte, ma non deve giocare a dividere il Pd e il centrosinistra.
Secondo lei, c’è la possibilità che Raggi rimanga in campo e che il Pd non converga sul nome di Carlo Calenda e opti per un’altra candidatura?
È un’ipotesi che certamente non auspico. Se però malauguratamente si verificasse – se cioè alle primarie di centrosinistra non partecipasse Calenda – le dico che la nostra sensibilità riformista non si sentirebbe rappresentata.
Cioè Base Riformista?
Voglio dire semplicemente che tra gli attuali candidati quello che più rappresenta le istanze riformiste e moderate è Calenda. Massimo rispetto e massima stima per tutti gli altri candidati, ci mancherebbe. Ma così è.
E quindi – se Pd e cinquestelle non facessero l’accordo su un nome alternativo a Raggi e Calenda finisse con il correre in solitaria – voi che fareste?
In quel caso valuteremmo cosa fare e se presentare un nostro candidato alle primarie. Uno di noi scenderebbe in campo.
Potrebbe essere lei in quel caso, Prestipino?
Se ci sarà questo scenario, valuteremo insieme cosa fare.