In audizione al Senato, il prossimo segretario di Stato americano Blinken ha spiegato la politica estera di Biden: la priorità è la Cina, ha detto approvando la durezza trumpiana. Poi Iran e Corea del Nord. Confermata l’ambasciata a Gerusalemme
“Credo anche che il presidente [Donald] Trump avesse ragione nell’adottare un approccio più duro con la Cina. Non sono molto d’accordo con il modo in cui ha affrontato la questione in una serie di settori, ma il principio di base era quello giusto, e penso che sia effettivamente utile per la nostra politica estera”. Parola di Antony Blinken, scelto dal presidente Joe Biden come prossimo segretario di Stato statunitense, che ieri è comparso in Senato per l’audizione di conferma.
CINA, LA SFIDA PIÙ GRANDE
Il successore di Mike Pompeo a Foggy Bottom ha commentato, stimolato dal senatore repubblicano Lindsey Graham, anche l’ultima mossa del precedessore, la decisione di definire la condotta cinese contro gli uiguri “genocidio”: “Questo sarebbe stato anche il mio giudizio”, ha risposto Blinken dopo aver sottolineato che la Cina rappresenta per gli Stati Uniti la sfida più significativa da parte di uno Stato nazionale. Sotto il presidente Xi Jinping, Pechino “non si nasconde più”, dimostrando apertamente di puntare alla leadership mondiale. Nell’ottica di contenere questa rinnovata assertività cinese, il futuro capo della diplomazia di Washington ha assicurato che l’impegno a garantire a Taiwan la capacità di difendersi proseguirà sotto l’amministrazione Biden.
L’AMBASCIATA RIMANE A GERUSALEMME
Gli Stati Uniti continueranno a riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e l’ambasciata statunitense nello Stato ebraico resterà pertanto nella città “tre volte santa”, ha spiegato Blinken, confermando dunque lo spostamento della rappresentanza diplomatica statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, e il conseguente riconoscimento di quest’ultima come capitale d’Israele, deciso dall’amministrazione Trump a dicembre del 2017 e ufficializzato a maggio dell’anno successivo. Strada in salita, invece, per la soluzione dei due Stati per la pace tra Israele e palestinesi: la soluzione è al momento “contestata” ed è “difficile intravedere prospettive a breve per raggiungerla”, ha dichiarato.
CON IL CONGRESSO SULL’IRAN
La nuova amministrazione e la sua squadra diplomatica sono pronte a lavorare assieme al Congresso per rafforzare e migliorare l’accordo sul nucleare iraniano firmato dalla presidenza di Barack Obama nel 2015, ha Blinken, che fu protagonista delle politiche obamiane nel Medio Oriente da vice consigliere per la Sicurezza nazionale prima e da vice segretario di Stato poi. Ma per il rientro statunitense nel Jcpoa, “la strada è lunga”, ha detto.
AL FIANCO DI GUAIDÓ
Il futuro capo della diplomazia statunitense ha assicurato che l’amministrazione Biden confermerà il sostegno di Washington al leader di opposizione venezuelano Juan Guaidó, e il riconoscimento dell’Assemblea nazionale uscita dalle urne nel 2015 come unica istituzione democraticamente eletta in Venezuela. Tuttavia ha anche sottolineato la necessità di “maggiore coordinamento” per esercitare una maggiore pressione contro la “brutale dittatura” di Nicolàs Maduro. Alla cerimonia di inaugurazione del mandato di Biden è prevista la partecipazione del rappresentante diplomatico di Guaidò negli Stati Uniti, Carlos Vecchio.
RUSSIA E TURCHIA
Commentando l’arresto dell’oppositore russo Alexey Navalny, Blinken ha spiegato che “è incredibile quanto Vladimir Putin sembri spaventato da quest’uomo”. Il prossimo segretario di Stato si è soffermato anche sulla Turchia, aprendo alla possibilità di imporre nuove sanzioni per l’acquisto degli S-400 di fabbricazione russa. È “inaccettabile”, ha spiegato, che un alleato Nato come la Turchia abbia acquistato i sistemi anti-aerei di Mosca.
COREA DEL NORD
Blinken ha annunciato che il presidente Biden intende rivedere completamente le politiche e l’approccio adottato da Trump nei confronti della Corea del Nord. Secondo lui, il problema rappresentato dal programma nucleare nordcoreano “è peggiorato” durante i quattro anni appena trascorsi: “Penso sia necessario rivedere, e intendiamo rivedere per intero l’approccio e la politica nei confronti della Corea del Nord, perché si tratta di un problema che ha segnato amministrazione dopo amministrazione”. Il segretario in pectore ha risposto così all’ipotesi di sostenere un “accordo progressivo” per la revoca di alcune sanzioni a carico di Pyongyang in cambio di un congelamento verificabile del programma di armamenti nordcoreano. Blinken ha evidenziato che tale processo includerà i principali alleati regionali degli Stati Uniti, a cominciare da Corea del Sud e Giappone.