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Conte alla Camera ha parlato di riforma dei servizi segreti. Tutte le ipotesi in campo

Nel discorso alla Camera dei Deputati, il presidente del Consiglio esorta i parlamentari a proporre modifiche alla legge del 2007. Interesse nazionale e intelligence economica: ai Servizi serve una riforma (bipartisan)

Anche se indirettamente, anche se per difendere i vertici dell’intelligence dai retroscena che li vorrebbero impegnati nel cercare voti a sostegno del governo, e in particolare il direttore del Dis, Gennaro Vecchione, nel suo intervento alla Camera il presidente Giuseppe Conte ha accennato a un’eventuale riforma della legge 124 del 2007 che regola il comparto dei Servizi. “Siete tutti parlamentari, se avete delle proposte di modifica della legge seguite i canali istituzionali”, ha detto, e per verifica e controllo “ci sono i vostri colleghi del Copasir”.

Il concetto di sicurezza nazionale

Il mondo e la tecnologia stanno cambiando a una velocità tale che ogni legge appena varata rischia di essere vecchia, figuriamoci una legge scritta in pochi mesi nel 2007 per aggiornare nomi e strutture cercando di far dimenticare i problemi degli anni precedenti. Gli aggiornamenti sul fronte della cyber security fatti con i decreti di Mario Monti (2013) e Paolo Gentiloni (2017) sono stati un pannicello caldo perché le guerre informatiche tra Stati continuavano a intensificarsi e il problema del 5G era ancora lontano dall’esplodere. Negli ultimi anni, anche per certe “collaborazioni” politiche opache con Russia e Cina, questi temi sono stati discussi più frequentemente e negli ambienti politici e di sicurezza si è cominciato a ragionare in modo bipartisan su come definire meglio il concetto di sicurezza nazionale.

Adeguarsi ai tempi

Qualche proposta è nota da tempo. Il presidente del Copasir, Raffaele Volpi (Lega) nell’aprile dell’anno scorso in un’intervista a Panorama lanciò l’idea del ministro per la Sicurezza nazionale (oggi la legge consente la delega anche a un sottosegretario) che si occupi esclusivamente dei rapporti con l’intelligence in un periodo nel quale, tra l’altro, le aziende strategiche italiane sono appetite da molti stranieri.

Il vicepresidente del Copasir, Adolfo Urso (FdI), è andato oltre e nel rapporto “Italia 2020. Rapporto sull’interesse nazionale” della fondazione Fare futuro si ipotizza un Consiglio per la sicurezza nazionale per affrontare le emergenze, come spiegò su Formiche.net https://formiche.net/2020/07/legge-consiglio-sicurezza-nazionale-urso-fdi/ , un Consiglio che (per evitare confusioni) sarebbe altra cosa rispetto al Consiglio supremo di Difesa, organo di rilievo costituzionale e che, in una riforma organica, dovrebbe coordinarsi o sostituire il Cisr, il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica.

L’intelligence economica

L’impegno bipartisan è dimostrato dall’attenzione con cui un altro membro del Copasir, Enrico Borghi (Pd), insiste da tempo sui temi economico-finanziari, da ultimo come relatore insieme con Francesco Castiello (M5S) del documento sulla tutela degli asset strategici nazionali nei settori bancario e assicurativo, approvato all’unanimità dal Comitato nello scorso novembre. Una riforma della legge 124 dovrebbe comprendere un ruolo più incisivo dei Servizi come intelligence economica, settore decisivo per il futuro di ogni nazione, e potrebbe spingere verso un migliore coordinamento tra tutte le strutture o istituzioni interessate: l’Italia ha sempre faticato nel “fare sistema” al contrario di altre importanti nazioni europee e si può “fare sistema” anche facendo sedere attorno a un tavolo intelligence, ministeri interessati, aziende strategiche per sostenere e difendere le eccellenze italiane e per saper cogliere opportunità di sviluppo all’estero. Anche di questo si discute da tempo e andrebbe definito con una norma per non lasciare tutto all’occasionale buona volontà.

I fondi cyber

Negli ultimi mesi ci sono state molte polemiche per il tentativo del presidente del Consiglio di creare una fondazione per la cyber security con congruo stanziamento di fondi che sarebbero stata gestiti esclusivamente dal Dis, pur sempre un semplice dipartimento di Palazzo Chigi. Dopo un emendamento alla Legge di bilancio, un tentativo di accordo con il Copasir e un nuovo tentativo attraverso il Recovery plan, la fondazione è accantonata, ma per l’importanza del tema e per poter usufruire dei fondi europei stanziati per la sicurezza cibernetica anche questa struttura dovrebbe essere regolata per legge nella riforma della 124.

La durata dei mandati e le nomine

E’ probabile che in una legge di riforma vengano definite meglio alcune modalità. Dopo che per 13 anni i mandati dei direttori del Dis e delle due Agenzie sono stati definiti fino a quattro anni rinnovabili per massimo altri quattro, il decreto legge del 30 luglio 2020 ha introdotto la seguente modifica: “rinnovabile con successivi provvedimenti per una durata complessiva massima di ulteriori quattro anni”. La decisione di mantenere in carica per altri 12 mesi il direttore dell’Aisi, prefetto Mario Parente, giunto alla fine di due mandati biennali, ha causato polemiche perché “successivi provvedimenti” significa un numero indefinito che consente all’autorità politica di tenere un po’ troppo sotto controllo un direttore, costretto a vivere nella precarietà quando quel mestiere ha bisogno di certezze.

Anche i mandati biennali sono abbastanza recenti: li introdusse Matteo Renzi nel 2016 perché, pensarono i maligni, vincendo le elezioni del 2018 avrebbe potuto decidere di conseguenza. Il punto non è che le cose andarono diversamente visto che si tratta di incarichi fiduciari e il presidente del Consiglio può cambiare quando vuole (magari dopo un accordo con i partiti…), il punto è che un biennio fa sì che il nominato cominci una campagna elettorale dopo pochi mesi quando invece avrebbe bisogno di tempo per organizzare e pianificare.

Unità d’intenti

Le ipotesi di riforma comprenderanno anche altri argomenti, come un aggiornamento delle garanzie funzionali per gli agenti operativi. Alla base dovrà esserci però una comunanza di idee, un accordo perché l’interesse nazionale non sia un concetto vuoto bensì un obiettivo da raggiungere con nuovi mezzi e nuove leggi votate da tutti.


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