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La politica estera dell’Italia? Analisi (e consigli) del prof. Parsi

Il politologo Vittorio Emanuele Parsi analizza con Formiche.net i cardini della politica estera italiana alla fine di un anno complesso e davanti alle sfide del futuro. Europa, Mediterraneo, Stati Uniti e Cina: problemi e opportunità per Roma

Il 2020 è stato un anno complesso, la crisi del coronavirus ha messo a nudo molte fragilità e portato i Paesi ad affrontare sfide profonde. E l’Italia chiaramente non è stata immune a queste evoluzioni. Cosa resta dell’anno appena concluso? Cosa ci aspetta per l’anno che è appena iniziato? “C’è un aspetto certamente positivo: il lavoro fatto per arrivare a Next Generation Eu: l’Italia ha sollevato la questione e questo ha permesso a Francia e Spagna di giocare la loro partita con Roma – spiega a Formiche.net  Vittorio Emanuele Parsi, politologo, docente di Relazioni internazionali, direttore dell’Aseri dell’Università Cattolica di Milano – e va dato atto all’Italia di aver ottenuto un netto miglioramento nei rapporti con gli altri paesi europei. Il bilancio positivo di quest’anno resterà per il futuro”.

Se l’Europa è un ambiente classico delle relazioni internazionali italiane, altrettanto lo è il Mediterraneo, ambito geopolitico in cui l’Italia è immersa, che durante i mesi del 2020 ha dato diversi segnali turbolenti. Sul sito dell’Ispi, il presidente Giampiero Massolo ha fatto il suo bilancio segnando sfide e spazi per il futuro di Roma nel bacino. “In definitiva, lo spazio per un ruolo ‘possibile’, ad esercitarlo con coerenza, ce l’abbiamo tutto. E la coerenza, si sa, suscita rispetto”, chiude così l’analisi di Massolo. “Nel Mediterraneo ci sono dei trascinamenti da cui non si riesce a venire fuori”, spiega Parsi, che cita “la gravissima questione dei rapporti con l’Egitto segnata dai casi Regeni e Zaki, che rappresenta un’incapacità di tutelare i diritti dei cittadini italiani e di chi si affida all’Italia. Su questo, l’essere andati avanti col vendere forniture militari all’Egitto a mio giudizio è gravissimo”.

E sull’altra grande crisi della regione, ossia la Libia? Recentemente il governo italiano ha ricevuto critiche per essersi esposto troppo nel caso della liberazione dei pescatori: in molti dicono che si sia perso peso in un areale che segna una nostra diretta sfera di influenza… “Secondo me noi siamo in linea di galleggiamento – risponde Parsi – e lo dico non in senso troppo negativo. Oltre non possiamo andare: gli Usa sono latitanti, gli interessi dei vari attori europei sono molto sgranati, spingersi oltre è impossibile per noi”.

Gli Stati Uniti sembrano “latitanti” non solo sulla Libia, ma impegnati in un inesorabile disimpegno generale anche in tutto il Mediterraneo e su vari altri dossier. Che cosa ci troveremo davanti dal 20 gennaio in poi, quando ossia il democratico Joe Biden entrerà alla Casa Bianca e sarà con lui che l’Italia dovrà continuare le relazioni Washington-Roma? “Il rapporto con gli Stati Uniti – spiega il docente della Cattolica – chiaramente è buono e positivo. Possiamo aggiunge che è così normalmente. Dare un giudizio di fronte a un cambio così profondo nell’amministrazione è davvero difficile: certo è che la presidenza Biden offre prospettive a paesi come l’Italia che danno peso primario al multilateralismo”.

Uno dei temi che tocca il rapporto dell’Italia (e in generale, in questo momento, di tutti i vari Paesi del mondo) con gli Stati Uniti è la Cina. Le relazioni con Pechino, e quelle che per gli Usa sono esposizioni pericolose, vanno inserite nel contesto del confronto tra potenze in corso. “Con la Cina – continua Parsi – è importante una profonda correzione di rotta. Attenzione: questo non riguarda solo l’Italia, ma saliamo al livello europeo. E devo dire che qualcosa in generale sta cambiando”. La gestione del Covid, l’aggravamento della questione di Hong Kong, il peggioramento delle relazioni con Taiwan, sono tre esempi immediati che ci pongono davanti le criticità del Partito/Stato, secondo il politologo italiano.

“La leadership dell’ordine liberale da parte degli Stati Uniti è messa molto in difficoltà e non è per niente scontata la continuazione di questa leadership atlantica sul mondo, ma l’alternativa cinese non è certamente la migliore delle prospettive. La crisi del Covid ci ha mostrato quanto la Cina sia vicina e quanto sia problematica, mentre in Europa si tendeva a considerare ancora un mondo distante”, aggiunge Parsi. Che poi sottolinea un aspetto: il generale affaticamento dei regimi autoritari. “A me pare che Paesi come la Russia, la Cina, la Turchia e l’Iran o i paesi del Golfo, siano tutti in prospettiva messi meno bene rispetto all’inizio dell’anno. E invece le democrazie, seppure chiaramente in una condizione di difficoltà e complessità, dimostrano di avere una capacità reattiva superiore”.

A cosa si lega questa capacità? “Si lega alla capacità di mutare rotta. Prendiamo gli Stati Uniti, attraversano una crisi molto profonda, eppure sono stati capaci di cambiare drasticamente la leadership. Russia, Cina, Turchia, Iran sembrano tutti in difficoltà nel darsi un futuro: mentre le democrazie hanno la capacità di ridurre la drammaticità delle transizioni di leadership, i sistemi autoritari non riescono a dare spazio ai ricambi”. Un aspetto molto importante, che chiaramente con tutti i suoi risvolti tocca anche la proiezione italiana nel mondo.

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