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Vi spiego la Via della Seta mediterranea dell’Italia. Parla Tanchum

Conversazione con Michael Tanchum, professore di Relazioni internazionali all’Universidad de Navarra, a Pamplona, e uno dei massimi e intellettualmente più prolifici esperti internazionali delle dinamiche del Mediterraneo: “Roma e Washington potrebbero creare sinergie strategiche nel Mediterraneo”

“Roma e Washington potrebbero creare sinergie strategiche nel Mediterraneo”, dice il professore Michael Tanchum a Formiche.net, andando subito al cuore di due dei grandi temi che riguardano la politica estera italiana e il suo posizionamento internazionale. La dimensione geostrategica di Roma nel Mediterraneo e il rapporto con gli Stati Uniti – moltiplicatore di forza per l’Italia – sono per il nostro Paese argomenti cruciali sia dal punto di vista storico, sia in un momento particolare come quello che ci sta proiettando verso il futuro intra e post pandemico.

Tanchum insegna Relazioni internazionali all’Universidad de Navarra, a Pamplona, ha una serie di fellowship in importanti think tank, ed è uno dei massimi e intellettualmente più prolifici esperti internazionali delle dinamiche del Mediterraneo e del suo perimetro allargato. Recentemente ha cofirmato (con Dimitar Bechev, Atlantic Council) un’analisi sull’autorevole rivista di affari internazionali americana Foreign Policy in cui scrive che l’Italia ha costruito una Via della Seta nel Mediterraneo e ha assunto nel bacino un ruolo prominente.

Negli ultimi giorni chi scrive ha ricevuto, in chat private, il link all’analisi almeno una decina di volte, sempre da fonti diverse italiane e non, appartenenti al mondo accademico, della politica, delle entità private che si occupano di osservare e descrivere la realtà della regione. È una certificazione che quanto meno l’analisi ha mosso le acque mediterranee; acque che — con quelle del Pacifico che vedono impegnate Cina e Usa nel fulcro della competizione geopolitica globale — sono tra le più frizzanti, a tratti turbolente del pianeta.

L’analisi, ripresa da Formiche.net in un articolo, si è portata dietro condivisioni, qualche critica, e considerazioni collegate. È evidente che il momento descritto nell’analisi di FP sia una grande occasione da sfruttare anche nell’ottica dell’entrata alla Casa Bianca del democratico Joe Biden, che ha già messo in chiaro come la sua visione generale del ruolo della potenza statunitense possa essere più orientata verso il multilateralismo. Sotto quest’ottica l’augurio per l’Italia è il superamento di certi blocchi psico-politici per giocare con lucidità sul momento.

Ma possono le relazioni con Washington implementare ulteriormente questo ruolo italiano descritto? “Se la nuova amministrazione degli Stati Uniti continua l’attuale politica di aumentare la presenza degli Stati Uniti nel Mediterraneo. Allora sarebbe compito di Washington e Roma trovare quelle sinergie strategiche, in particolare in Libia e nel Mediterraneo orientale”, risponde Tanchum.

Questo che riguarda la sponda statunitense è un fattore molto importante che rientra tra quelli che possono aiutare l’Italia, sebbene, come fa notare su queste colonne l’ambasciatore Stefano Stefanini, nell’America’s Cup di Biden l’Italia potrebbe ancora essere un passo indietro rispetto a Regno Unito. Francia e Germania. Ma “nell’ottica americana – aggiunge Stefanini – nell’Europa post-Brexit, l’Italia diventa anche un potenziale ponte fra Ue e Alleanza Atlantica”. Una visione non diversa da quella esposta nell’analisi firmata da Tanchum.

Se gli Usa sono un possibile aiuto, che tipo di concorrenza invece trova l’Italia da Paesi, anche partner, competitivi? “L’Italia è la quarta nazione più grande del Mediterraneo, dopo Egitto, Turchia e Francia”, sottolinea Tanchum (che segna la demografia come un fattore di valore strategico per un Paese): “Quello tra questi Paesi l’ho chiamato il Game of Four’ nel Mediterraneo. Gli interessi di Roma sarebbe ben serviti approfondendo i suoi rapporti con il Cairo. Ci sono stati segnali positivi recenti nella direzione”.

Un aspetto — le relazioni con l’Egitto — delicato, perché tra Roma e il Cairo pendono dossier sensibili come il caso Regeni. Il Mediterraneo è una dimensione imprescindibile per Roma? “Si, perché l’Italia è una potenza mediterranea”, commenta con Formiche.net Lia Quartapelle, capogruppo del Partito democratico in Commissione Esteri della Camera e membro della Commissione d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. Quartapelle aggiunge che “se c’è un teatro dove può giocare una partita di politica estera è proprio il Mediterraneo”. La deputata Pd aveva suggerito che Roma, per muovere la sua strategia mediterranea, deve avere un “approccio multilaterale” — una delle caratteristiche della Penisola, che la differenzia dagli altri Paesi, con tutte le sue complessità.

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