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Biden non chiama Netanyahu, non è un problema ma la Russia ne approfitta

Cosa c’è dietro alla non-telefonata (per ora) tra Biden e Netanyahu? Probabilmente niente di più di questioni di agenda e priorità, ma la Russia (come già la Cina) prova a incunearsi negli spazi per i propri interessi mediorientali

La Casa Bianca chiarisce: il presidente Joe Biden non sta snobbando il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, semplicemente la telefonata tra i due ancora non c’è stata perché ci sono altre priorità. Gli alleati centrali, quelli transatlantici e quelli indo-pacifici, sono stati già chiamati, e l’assenza di un dialogo diretto tra i due leader – oltre che alla necessità di porre concentrazione massima su questioni interne come la pandemia e la situazione economica – è anche sintomo di un rimodulazione dell’attenzione verso Est (il Pivot to Asia di Biden) e di una situazione di instabilità a Tel Aviv (che tra poco più di un mese, il 23 marzo, andrà a nuove elezioni: le quarte in due anni).

Biden e Netanyahu da tempo non si stanno simpatici, detto con una semplificazione impropria per le relazioni internazionali: perché non è questo che ferma il primo a chiamare l’altro – come prassi vorrebbe, visto che è Biden il nuovo nel ruolo. Presto la telefonata arriverà, e sebbene Israele non è stato nel giro delle prime 12 chiamate in uscita dello Studio Ovale, è possibile che entri nel giro direttamente successivo, perché per gli Usa lo stato ebraico è un alleato iper-strategico.

Tant’è che le agenzie dell’amministrazione, come dipartimento di Stato e National Security Council, hanno già avuto contatti con i loro omologhi a Tel Aviv. Anche nei giorni scorsi, quando il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha tenuto una videocall con il suo omologo israeliano Meir Ben Shabbat (la seconda in tre settimane) per parlare di Iran – una questione spesso citata quando si racconta della non-telefonata tra i leader, con l’americano che cerca di ricomporre il dialogo con Teheran, mentre lo stato ebraico vorrebbe una postura molto severa con la Repubblica islamica pensando anche al quadro regionale e non solo al nucleare.

Anche la macchietta di costume ripresa dai media internazionali, con l’ex ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Danon (membro del Likud, il partito di Netanyahu), che twitta il numero del vecchio ufficio del primo ministro chiedendosi perché questa telefonata non arrivi, è stata velocemente rimessa a posto. La stessa feluca ha dovuto spiegare al Times of Israel di aver commesso un goffo errore, aggiungendo che la richiesta non era coordinata con l’ufficio del premier – e tanto meno era un modo per aprirsi spazi politici: una nota interessante, mentre si sta iniziando a usare il phone-gate per retorica politica interna.

“Molte persone sono determinate a iniettare dramma in questa storia assolutamente non drammatica, citando ogni sorta di episodi passati e attribuendo ogni sorta di motivazione. Penso che non abbia senso. Biden si è impegnato per tutta la vita nelle relazioni Usa-Israele, e questo non cambierà ora”, spiega Dan Shapiro, ex ambasciatore americano in Israele ed ex membro del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca di Barack Obama.

Contemporaneamente però la linea telefonica di Tel Aviv ha avuto diverse conversazioni con Mosca. Il 10 febbraio, il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha ricevuto la telefonata dell’omologo israeliano, Benjamin Gantz: “Le parti hanno discusso l’agenda della cooperazione russo-israeliana per garantire la stabilità nella regione mediorientale”, dice il readout del Cremlino in cui si sottolinea che la chiamata è uscita da Israele. Negli stessi giorni hanno anche parlato al telefono Netanyahu e Vladimir Putin e i rispettivi ministri degli Esteri, Gabi Ashkenazie e Sergei Lavrov.

Il governo russo ha marcato come tutti i colloqui abbiano avuto come cuore le relazioni bilaterali orientate alla stabilita regionale. In questo quadro recentissimo ci sarebbe anche da inserire che il 9 febbraio 10mila dosi del vaccino anti-Covid “Sputnik V”, che Mosca ha regalato al governo israeliano, sono state inviate nel West Bank. E dunque la domanda è: la Russia sta provando a sfruttare la situazione che si è creata attorno alla non-telefonata tra Biden e Netanyahu per crearsi un vantaggio tattico con Israele?

Possibile: la concorrenza nel Medio Oriente che sta vedendo un alleggerimento statunitense – perché Washington si orienta verso Est – è un tema che riguarda Israele anche sul lato cinese, con Pechino che sta cercando spazi nello stato ebraico (come in Arabia Saudita, altro importante alleato americano). Allo stesso modo, Tel Aviv sa che Cina e Russia sono due paesi che hanno e manterranno accesso all’Iran, e dunque se le cose dovessero precipitare per qualche ragione meglio tenere buoni i rapporti. Allo stesso tempo, mostrarsi disponibili a certi colloqui potrebbe accendere qualche spia a Washington sulla necessità di recuperare terreno

(Foto: Wikipedia)


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