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L’effetto Draghi sulle amministrative e la mediazione di Conte (a partire da Gualtieri a Roma)

Nelle prossime settimane, in vista delle amministrative, il lavoro che attende Giuseppe Conte sarà soprattutto di cucitura e ricucitura dei rapporti all’interno di quella che fu la sua maggioranza giallorossa di governo. Un’intesa tutta da costruire, in particolare nella capitale, dove il ruolo di Conte potrebbe avere un peso importante ora che sulla candidatura ha iniziato a ragionare Roberto Gualtieri

Da possibile candidato a sindaco di Roma a garante, in vista delle elezioni amministrative, dell’alleanza sul territorio tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle. Nelle prossime settimane il lavoro che attende Giuseppe Conte sarà soprattutto di cucitura e ricucitura dei rapporti all’interno di quella che fu la sua maggioranza giallorossa di governo. Un’intesa tutta da costruire, in particolare nella capitale, dove il ruolo di Conte potrebbe avere un peso importante ora che sulla candidatura ha iniziato a ragionare Roberto Gualtieri.

L’ex ministro dell’Economia e delle Finanze sarebbe fortemente tentato dalla corsa in Campidoglio, ma di fronte a sé ha un problema certo non irrilevante. Anzi, ne ha due, che rispondono ai nomi di Virginia Raggi e Carlo Calenda. Sì, perché al momento nell’area politica che insiste, per così dire, tra il centro e la sinistra, appaiono potenzialmente tre i candidati alla carica di sindaco di Roma. La pentastellata uscente, il leader di Azione e appunto l’esponente dem che, secondo il borsino degli ultimi giorni, potrebbe o dovrebbe essere proprio Gualtieri, per il quale, però, è chiaramente fondamentale che si sfoltisca la rosa dei concorrenti in qualche modo riconducibili all’area del centrosinistra. Senza che ciò avvenga, almeno in parte, è difficile che accetti di correre.

E in questo senso a preoccupare è soprattutto Raggi – che ha annunciato la sua ricandidatura ormai mesi fa – mentre c’è fiducia che si possa trovare una qualche forma di intesa con Calenda, di cui peraltro si parla pure in ottica di governo come possibile viceministro di peso e con il quale Gualtieri avrebbe solidi rapporti di stima derivanti dalla comune esperienza a Bruxelles. In quest’ottica la mediazione di Conte potrebbe farsi sentire, eccome, a supporto di quello che è stato uno dei ministri a lui più vicini durante l’ultimo governo, al punto da arrivare a farlo guardare in alcuni casi con un po’ di sospetto dai suoi stessi compagni di partito del Nazareno.

Il rapporto tra Gualtieri e l’ex presidente del Consiglio è solido e potrebbe aiutare a trovare una sintesi tra i partiti, in particolar modo se a prevalere fosse una logica di coalizione a livello nazionale. Ovvero, su tutte e quattro le principali città al voto con le prossime amministrative: oltre a Roma, anche Torino, Milano e Napoli. Che la questione romana possa essere risolta a sé stante, infatti, appare molto difficile.

Il movimento in questa fase è così diviso al suo interno sul governo guidato da Mario Draghi che difficilmente riuscirebbe a sopportare l’eventuale ritiro forzato imposto a Raggi, che pure ha contro una parte non irrilevante dei pentastellati romani. Lo dimostra il recente appello firmato da cinque consiglieri comunali – Angelo Sturni, Paolo Tabacchi, Enrico Stefàno, Donatella Iorio e Marco Terranova – che nei giorni scorsi hanno invocato l’alleanza con il Pd fin dal primo turno. E quindi, di conseguenza, mettendo da parte Raggi, l’unico nome su cui Nicola Zingaretti – che sulla partita romana si gioca a questo punto una parte delle chance di conferma alla segreteria dem e un pezzo di carriera politica – non può permettersi di trattare.

Ma cosa significa ottica di coalizione in questo contesto? Vorrebbe dire che le candidature verrebbero scelte e suddivise tra i partiti sulla base di un accordo tra Pd, M5s e Leu garantito da Conte, che punta a fare il leader dell’alleanza alle politiche in programma probabilmente tra un anno, dopo che sarà stato eletto il nuovo Capo dello Stato. Dunque, secondo lo schema che per il momento ha in testa soprattutto il Pd, il M5s esprimerebbe i candidati a Torino e Napoli, mentre il Pd a Roma e Milano.

Nel capoluogo piemontese un nome possibile potrebbe essere quello di un altro ex ministro del governo Conte, ovvero Paola Pisano che ha già ricoperto il ruolo di assessore comunale con Chiara Appendino e di cui si era già parlato a dicembre quando si discuteva di rimpasto. A Napoli, invece, è sempre forte il pressing su Roberto Fico che però continua ad avere più di un dubbio: tuttavia, visto che con l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi la legislatura potrebbe accorciarsi probabilmente di un anno, non è escluso che l’attuale presidente della Camera possa alla fine cambiare idea, soprattutto se il voto per le amministrative, causa Covid, slittasse a dopo l’estate.

In questo schema i cinquestelle appoggerebbero la ricandidatura di Beppe Sala a Milano e, sperano dalle parti del Nazareno, pure l’eventuale tentativo di Gualtieri a Roma. Un’ipotesi, quest’ultima, che però si scontra per il momento sul muro opposto da Raggi, brava e veloce quest’estate nell’annunciare il tentativo di bis per stoppare subito le manovre già in corso tra dem e pentastellati. La situazione è ancora ferma ad agosto di fatto, ma a questo punto, dopo l’avvento di Draghi a Palazzo Chigi e con Conte sempre più centrale a livello politico, non è escluso che le cose possano cambiare. Vediamo.

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