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Quale autonomia strategica per l’Europa? Ecco la posizione italiana

Claudio Graziano, Federica Mogherini, Rolando Mosca Moschini, Romano Prodi e Alessandro Profumo a confronto sul concetto di “autonomia strategica europea”. Non è indipendenza dagli Usa, ma un rafforzamento del pilastro europeo nell’ambito dell’alleanza euro-atlantica

L’autonomia strategica dell’Europa non può essere un’alternativa all’alleanza con gli Stati Uniti, ma un suo rafforzamento. È il messaggio arrivato ieri dal live talk organizzato dalla riviste Formiche e AirPress in occasione dei vent’anni del Comitato militare dell’Ue “A Difesa dell’Europa” (qui il video della diretta), con la partecipazione del presidenze del Comitato Claudio Graziano, insieme a Federica Mogherini, rettore del Collegio d’Europa e già Alto rappresentate dell’Ue, al generale Rolando Mosca Moschini, segretario del Consiglio supremo di Difesa, a Romano Prodi, presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli e ad Alessandro Profumo, presidente della Aerospace and defence industries assosiation of Europe e ad di Leonardo.

IL DIBATTITO

Dagli strumenti di Bruxelles agli interessi italiani, la Difesa europea si lega prima di tutto alle ambizioni per un’autonomia strategica del Vecchio continente. Qui il dibattito è vibrante, accessosi lo scorso novembre a colpi di interviste ed editoriali tra il presidente francese Emmanuel Macron e la ministra tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer. A confronto ci sono la versione transalpina, radicale, secondo cui l’Europa dovrebbe essere indipendente dagli Usa, e quella più moderata, tedesca (e italiana), per cui l’idea di un’Ue senza Nato è “un’illusione”, per usare le parole di Akk. Questa seconda via interpreta la Difesa comune europea come “un rafforzamento del pilastro europeo interno alla Nato”, per usare invece i concetti espressi dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

IL VUOTO DA COPRIRE

È stato proprio Graziano a definire per primo il perimetro entro cui si è resa necessaria la strutturazione di una Difesa europea e, soprattutto, la necessità della formazione di uno spazio di manovra strategico autonomo del Vecchio Continente: “L’Unione europea è l’unica che stia lanciando delle missioni od operazioni, o sta continuando ad aumentare l’ambizione delle missioni; e questo perché c’è un vuoto che è stato lasciato da altri”, ha detto il presidente dell’Eumc, facendo riferimento al riposizionamento degli Stati Uniti nello scenario globale. Tale riposizionamento ha infatti lasciato “sguarnite” le regioni di faglia più prossime allo spazio europeo, costringendo di fatto l’Europa e l’Unione ad assumersi maggiori responsabilità anche dal punto di vista decisionale politico-strategico.

AUTONOMIA STRATEGICA COOPERATIVA

Nonostante l’esistenza di questa necessità di assunzione di maggiori responsabilità, tutti gli intervenuti hanno concordato sull’assoluto imperativo che questa autonomia non sia in contrapposizione con il pilastro Nato della difesa continentale. Il concetto è stato ben evidenziato da Mogherini, che ha sottolineato come “l’autonomia strategica europea debba essere considerata come un’autonomia strategica cooperativa”. Per l’ex Alto rappresentante della politica estera dell’Ue “è importante che gli europei sappiano quali sono le proprie priorità e i propri interessi, e sappiano difenderli, proteggerli e promuoverli nel mondo e nel continente, se necessario da soli”. Questa autonomia dev’essere, dunque, declinata in maniera assoluta solo in casi di necessità, come in parte è stato messo in evidenza dalle difficoltà diplomatiche connesse all’amministrazione di Donald Trump. La difesa dei valori europei deve avvenire “sempre in cooperazione con gli altri, se possibile e dove possibile – ha continuato Mogherini – e innanzitutto con l’alleato americano”.

LA COOPERAZIONE INDUSTRIALE

“Più volte ho sentito discutere di autonomia strategica come qualcosa che debba essere in contrapposizione o, meglio, in competizione con gli Usa; credo che questo sia assolutamente da evitare nei fatti e nelle percezioni, perché così non può e non deve essere”, ha notato Alesando Profumo, per cui esiste “un solo set di forze e capacità che i partner europei mettono a servizio sia dell’Ue che della Nato”. In questo senso, l’amministratore delegato di Leonardo ha sottolineato la necessità di tutelare le capacità produttive e il know how industriale, nazionale e continentale, notando che la competizione tra partner europei può essere un fattore di indebolimento dell’intero settore e dell’Europa in generale. D’altra parte, solo mantenendo le capacità industriali “saremo dei partner più solidi e più forti a livello europeo e transatlantico”.

QUALE AUTONOMIA?

Da parte sua, Romano Prodi ha sottolineato come la necessità di autonomia strategia europea sia emersa a seguito di un cambiamento nell’atteggiamento di Washington nei confronti dell’Europa e dei membri dell’Unione. Per il Professore, gli Stati Uniti “non vogliono più fare i poliziotti del mondo; lo spazio europeo diventa uno spazio regionale in cui abbiamo bisogno, e vogliamo, concentrare il pilastro atlantico, ma deve avere l’Europa l’autonomia politica”. Prodi ha anche sottolineato il fatto che, con l’uscita di Londra dal gruppo dell’Ue, la Francia resta l’unica potenza nucleare all’interno dell’Unione, e l’unico Paese membro a sedere nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. La visione transalpina di un’Europa radicalmente autonoma rispetto agli altri attori globali pone diversi interrogativi sulla spinta che l’Esagono deciderà di imprimere ai futuri sviluppi della Difesa continentale. “Finché la Francia non capisce che l’elevarsi del suo ruolo nel mondo è insieme all’Unione europea – ha detto Prodi – tutti gli sforzi diventano più complicati”.

AUTONOMIA SIGNIFICA FLESSIBILITÀ

Per il generale Mosca Moschini, del resto, Unione europea e Alleanza Atlantica sono “due facce della stessa medaglia” della difesa continentale e, di conseguenza, nazionale. “L’autonomia strategica – ha detto il generale – deve essere perseguita, evitando duplicazioni e contrapposizioni con la Nato, per consentire all’Europa di disporre di capacità autonome di gestione delle crisi, laddove non sia possibile l’intervento o il coinvolgimento degli Stati Uniti”. Per il segretario del Csd, l’autonomia strategica dell’Unione aiuterebbe a garantire all’intero sistema di sicurezza internazionale una maggiore flessibilità, rendendolo in grado id intervenire su più livelli e in diverse direzioni: “prima di intervenire in una crisi, dobbiamo esaminare tutti gli aspetti politici e sociali della regione interessata, e in base a quest’analisi vedere se è opportuno intervenire come Nazioni Unite, Nato, Ue o con una Coalition of Willing”.


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