Skip to main content

Le interferenze cinesi sono qui, anche in Italia. Report Gmf

Un’analisi dell’Alliance for Securing Democracy spiega come la Cina utilizzi cinque strumenti per interferire nelle democrazie occidentali. Anche in Italia, dove spuntano campagne di disinformazione e gruppi come l’Associazione di amicizia Italia-Cina fondata da Irene Pivetti

“Come la sua controparte russa, lo Stato cinese utilizza cinque strumenti asimmetrici interconnessi per interferire nelle democrazie del Nord America e dell’Europa: manipolazione delle informazioni, operazioni informatiche, ‘finanza maligna’, sovversione della società civile e coercizione economica”. È quanto si legge nell’analisi “Here and Now: Chinese Interference in the Transatlantic Space” firmato da Bryce Barros e Etienne Soula pubblicato sul sito dell’Alliance for Securing Democracy, iniziativa del think tank German Marshall Fund direttiva fino a qualche settimana fa da Laura Rosenberger, chiamata da Joe Biden a guidare guiderà l’ufficio Cina del Consiglio di sicurezza nazionale alla Casa Bianca.

L’ESPERIMENTO COVID-19

Il commento arriva dopo l’aggiornamento dell’Authoritarian Interference Tracker, strumento dell’Alliance for Securing Democracy per monitorare i tentativi di interferenze in Occidente da parte di Mosca e di Pechino. I risultati confermano quanto già sottolineava Rosenberger quasi un anno fa analizzando il caso specifico delle campagne di disinformazione sul Covid-19 condotte dalla Cina traendo grande ispirazione dai successi russi nella infowar.

LA DISINFORMAZIONE (ANCHE IN ITALIA)

Seguendo le indicazioni del presidente Xi Jinping di “raccontare meglio la Cina” i media statali si sono impegnati in patria e all’estero. Un esempio? Gli esperti ricordano il caso italiano, con l’Ansa che nel marzo di due anni ha firmato, in scia al Memorandum sulla Via della Seta, un accordo con Xinhua, definita da Reporters Sans Frontières “la più grande agenzia di propaganda al mondo”. A settembre, ricordano i due analisti citando un articolo di Formiche.net, ci fu il caso dei dieci su undici lanci Ansa firmati proprio da Xinhua. Di marzo è, invece, la propaganda a suon di bot (rivelata da Formiche.net), che proseguono dando l’impressione che il nostro Paese sia stato, durante le prime settimane della pandemia Covid-19, il laboratorio cinese per la manipolazione mediatica.

I GRUPPI DI AMICIZIA

L’Italia non compare nella sezione dedicata alle cyber-operation. né in quella sulla “finanza maligna”, strumento utilizzato dalla Cina soprattutto in Nord America, nel Regno Unito e nei Paesi dell’Est Europa. Torna, invece, in quella sulla società civile. “Attori legati alla Cina hanno creato molti ‘gruppi di amicizia’, in particolare in Germania e in Italia”, si legge. Il riferimento è a un documento del think tank statunitense Center for Strategic and Budgetary Assessments che cita l’Associazione di amicizia Italia-Cina e la sua fondatrice e presidente, Irene Pivetti, già presidente della Camera, grande sostenitrice della Via della Seta. Di interesse per l’Italia sono anche i passaggi dedicati alle minacce delle autorità cinesi a Paesi come Danimarca, Germania e Svezia come strumenti per assicurarsi che Huawei sia inclusa nel 5G locale.

LE CONCLUSIONI

“L’interferenza della Cina in Nord America e in Europa non è una prospettiva futura o oltre l’orizzonte; è già qui ed lo è da tempo”, scrivono Barros e Soula nelle conclusioni. I due notano anche che la “diplomazia dei lupi guerrieri” ha generato più preoccupazioni che adesioni. Tuttavia, un recente sondaggio dell’Ecfr (raccontato anche su Formiche.net) ha raccontato come più della metà degli europei crede che la Cina sarà più forte degli Stati Uniti tra dieci anni. Una nuova, attualissima sfida che si inserisce in quel contesto di regimi contro democrazie evocato anche dal nuovo segretario di Stato americano Tony Blinken.



×

Iscriviti alla newsletter