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Marte, la nuova sfida geopolitica tra Stati Uniti e Cina

Dopo gli Emirati Arabi, oggi è stata la volta della Cina, che ha correttamente messo in orbita marziana una sonda. I due Paesi si aggiungono al ristretto “club Mars” insieme a Usa, Russia, Europa e India. La prossima settimana arriverà anche Mars2020 della Nasa con il rover Perseverance. È la nuova corsa all’esplorazione spaziale

La corsa per Marte è entrata nel vivo. Ieri gli Emirati Arabi hanno con successo registrato l’arrivo della sonda Hope in orbita marziana. Sono i primi tra gli arabi, i quinti al mondo dopo Usa, Russia, Europa e India. Oggi al “club Mars” si aggiunge anche la Cina, con la missione Tianwen-1, la “ricerca della verità celeste” del Dragone d’Oriente. Per la prossima settimana si attende invece l’arrivo in orbita di Mars2020, la missione della Nasa con il rover Perseverance. Sono tutte partite a luglio, hanno percorso quasi 500 milioni di chilometri e ben descrivono una nuova fase di esplorazione spaziale.

UNA NUOVA CORSA

A spiccare è soprattutto la competizione tra Pechino e Washington, sulla Terra come nello Spazio. La coincidenza delle missioni marziane è abbastanza emblematica, almeno quanto quella che guarda alla Luna, con entrambi i Paesi ad aver puntato sul polo sud per stabilire una presenza permanente sulla superficie del satellite naturale. Prima sarà però la volta dell’esplorazione robotica di Marte, per cui la coincidenza di missioni è determinata da una stretta finestra “utile”, concentrata ogni due anni in poco più di un mese, cioè quando il Pianeta rosso è più vicino alla Terra. Non a caso, per la seconda fase dell’europea ExoMars (inizialmente attesa in questa tornata) si dovrà attendere il 2022.

OBIETTIVI…

La missione cinese Tianwen-1 è partita a luglio con uno dei tanti razzi a disposizione di Pechino, il “Lunga marcia 5”, decollato dalla base di Wenchang, sull’isola di Hainan lungo la costa sud del Paese, inaugurato circa tre anni fa. Dopo la prima fase di assestamento, la Tianwen-1 si piazzerà in orbita ellittica intorno al Pianeta rosso, per poi avvicinarsi fino a un’orbita polare a 265 chilometri dalla superficie. Lì resterà per qualche mese, prima di rilasciare il rover destinato all’ammartaggio. In tutto, tra orbite e lander, gli strumenti scientifici sarebbero tredici e dovrebbero operare per almeno tre mesi con l’obiettivo di studiare il suolo, la struttura geologica, l’ambiente e l’atmosfera di Marte.

… E SIMBOLI

L’ambizione marziana prende il nome “Tianwen”, o “ricerca della verità celeste”, in ricordo di un brano del poeta cinese Qu Yuan. Il simbolismo è un classico del programma spaziale e certifica l’importanza che Pechino vi attribuisce. Non a caso, il nome della missione marziana è stato svelato solo il 23 aprile dello scorso anno, in occasione della Giornata spaziale cinese, ufficializzata quattro anni fa in ricordo del lancio del primo satellite: il Dongfanghong-1, nel 1970. Tra ricorrenze e simbolismi, il programma spaziale cinese procede rapidamente, con un portafoglio pressoché completo di strumenti (dai lanciatori alle sonde) e obiettivi (da una nuova stazione spaziale all’invio di taikonauti sulla Luna).

LA MISSIONE NASA

Intanto, tra circa una settimana l’orbita di Marte diventerà ancora più trafficata. È previsto per il 18 febbraio l’arrivo della nuova sonda targata Nasa, partita anch’essa nella finestra dello scorso luglio. Al cuore della missione Mars2020 c’è il rover Perseverance, che ha nel mirino il cratere Jezero. Con un carico superiore del 50% rispetto a quello portato nel 2012 da Curiosity (era la missione Mars Science Laboratory), avrà come compito principale la raccolta di alcuni campioni di polvere marziana, in vista della futura missione (targata Nasa-Esa) per il loro recupero e trasporto a Terra. Tra le novità della missione c’è anche Ingenuity, un piccolo drone-elicottero che dovrà testare la fattibilità del volo nell’atmosfera del Pianeta rosso. Nel complesso, per la missione Mars 2020, la Nasa ha già speso 2,4 miliardi di dollari e altri 300 milioni di dollari sono stati stanziati per il primo anno di operazioni di Perseverance.

HOPE, LA SPERANZA DEGLI EMIRATI

Ma tra Cina e Stati Uniti c’è un terzo protagonista di questa stagione marziana: gli Emirati Arabi. La sonda Hope (qui il valore per Abu Dhabi) è entrata ieri nell’orbita di Marte, pronta a tre mesi di manovre correttive prima di posizionarsi nell’orbita finale da cui dovrà scansionare il pianeta. Al centro dell’analisi ci sono le condizioni meteorologiche marziane, l’atmosfera e il clima, tutto indagato tramite uno spettrometro infrarosso, uno che opera nell’ultravioletto e una camera ad alta risoluzione.


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