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Due mesi (scarsi) per il Recovery Plan. L’Italia ora deve darsi una mossa

Bloomberg ricorda come da oggi si possano inviare a Bruxelles le versioni definitive dei piani nazionali propedeutici ai fondi Ue. E l’Italia, oltre a riscrivere il Recovery Plan, dovrà anche farlo approvare dal Parlamento. Anche il commissario europeo Gentiloni avvisa Roma

Pronti via. L’ora X è scoccata. Da oggi i Paesi membri potranno inviare a Bruxelles i loro piani di azione su cui incardinare le risorse del Recovery Fund, approvato la scorsa estate. Da questo momento in poi, il governi europei hanno meno di due mesi per spedire le rispettive bozze di Recovery Plan. Può sembrare molto tempo, in realtà non lo è, perché i piani vanno prima approvati dai parlamenti nazionali. La Francia, tanto per farsi un’idea, il suo Recovery definitivo lo ha già varato, pronto per essere inoltrato alla Commissione europea.

Non si può dire la stessa cosa dell’Italia, anche se Mario Draghi, ieri al Senato, ha impresso ai lavori una decisa accelerazione. Partendo da un principio: ad ogni investimento deve necessariamente corrispondere un investimento strutturale. Per l’Italia comunque, la campanella sta per suonare, come scrive oggi l’agenzia di stampa Bloomberg.

“Il Recovery Fund fa parte dell’accordo storico della scorsa estate per finanziare la crescita. La stessa Commissione europea prevede che il Piano da 750 miliardi fornirà un aumento del 2% alla produzione economica entro il 2024 nell’intera area euro.” E qui, si arriva all’Italia. “Non credo che avremo un’altra opportunità come questa per ricostruire meglio le nostre economie dopo questa crisi”, ha chiarito il commissario europeo Paolo Gentiloni alla stessa Bloomberg.

Proprio ieri, Draghi “ha paragonato il compito di redigere un buon Recovery Plan allo sforzo di ricostruzione del suo Paese nel dopoguerra. L’Italia è uno dei maggiori beneficiari del pacchetto di ripresa e probabilmente la sua economia è quella più dissestata”, scrive l’agenzia. Paragonando il destino dell’Italia a quello dell’Ue intera. E questo per un motivo molto semplice: la quota di fondi Ue spettante all’Italia è la più consistente in assoluto e fallire sul fronte italiano vorrebbe dire fallire anche a livello europeo. Non è un caso che la stessa Bloomberg sottolinei come Draghi abbia ben chiaro che il “destino dell’Europa sarà influenzato dagli sforzi dell’Italia per invertire le proprie sorti in termini di crescita e produttività”.

Il tempo, insomma, corre. “I governi dell’Ue devono affrontare la scadenza di metà aprile per presentare i loro piani di ripresa finali. E 20 di loro hanno già condiviso le bozze con la Commissione europea e molti altri hanno discusso gli elementi dei loro programmi. Ma senza l’approvazione dei parlamenti non arriverà nemmeno un euro ai Paesi membri”. L’Italia, insomma, deve fare in fretta.

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