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Spazio europeo in riforma. All’Esa inizia la direzione Aschbacher

Si è insediato oggi al quartier generale di Parigi il nuovo direttore generale dell’Esa. L’austriaco (che parla bene italiano) Josef Aschbacher guiderà l’agenzia negli anni della riforma della governance spaziale del Vecchio continente, con le nuove ambizioni dell’Ue e una crescente competizione internazionale. Ecco tutte le sfide

Josef Aschbacher è il nuovo direttore generale dell’Agenzia spaziale europea (Esa). L’austriaco, già direttore dei programmi di osservazione della Terra e del centro Esrin di Frascati, si è insediato oggi a Parigi, prendendo ufficialmente il posto di Jan Woerner, che lascia l’agenzia dopo sei anni. Dopo un duro processo di selezione (non senza qualche insoddisfazione per l’Italia), la nomina è arrivata a dicembre dal Consiglio dell’Esa. L’avvicendamento era previsto in primavera, ma poi l’urgenza di alcuni temi ha portato ad accelerare. Ora tutti gli occhi sono puntati sulla “Agenda 2025”, che Aschbacher ha già annunciato e che dovrà riorientare l’azione dell’Esa.

LA PARTITA EUROPEA

La grande partita è sulla governance spaziale del Vecchio continente. L’Unione europea ha maturato per il settore nuove ambizioni, prevedendo per i prossimi sette anni un budget da circa 14 miliardi e gettando le basi per dotarsi di una sua agenzia, trasformando l’attuale Gsa (con competenza sui programmi di navigazione satellitare) in Agenzia spaziale dell’Ue (Euspa). Al centro della questione c’è la ridefinizione dei rapporti con l’Esa, che perderebbe il ruolo di massimo decisore di programmi, conservando quello di attuazione ed esecuzione. “La nostra opinione è che la contracting authority, ovvero il ruolo di decisore finale sulle scelte strategiche, debba spettare a un’istituzione europea; l’esperienza dell’Esa deve ovviamente rimanere parte centrale dell’implementazione dei programmi, ma ciò è un’altra cosa rispetto alla contracting authority”, ci spiegava di recente Massimiliano Salini, relatore all’EuroParlamento per il programma spaziale dell’Ue.

I RAPPORTI CON L’UE

Un assaggio di quello che sarà lo si è avuto a gennaio in occasione della “European Space Conference”, organizzata congiuntamente da istituzioni dell’Ue ed Esa. Tra i protagonisti c’erano Aschbacher e il commissario al Mercato interno, il francese Thierry Breton, da cui dipende la nuova direzione Difesa, Industria e Spazio che gestirà i finanziamenti della Commissione per il programma spaziale. E se Breton ha spiegato i piani dell’Ue  “politica spaziale che sostenga il nostro obiettivo geopolitico di autonomia strategica” (tralasciando il dibattito esistente sul concetto stesso di autonomia strategica), Aschabacher si è detto “in linea”. Sarà dunque l’Ue ad avere la gestione strategica dello Spazio continentale nei prossimi anni, significando un cambio di peso da attenzionare anche per l’Italia. Se, infatti, nell’Esa vige la regola dell’equo-ritorno (per cui gli investimenti degli Stati membri devono rientrare in forma di contratti industriali), lo stesso non accade per l’Ue. Numeri da guarda con attenzione, tenendo conto che l’Italia ha accresciuto il proprio ruolo in Esa nell’ultima ministeriale (Siviglia 2019), portando l’investimento a 2,3 miliardi di euro. Di quella cifra, a dicembre 2020, si registravano già ritorni per 1,3 miliardi in contratti all’industria italiana. Ci si attende dunque una maggiore competitività interna, con Francia e Germania che hanno già mostrato determinazione e una discreta intesa bilaterale (qui la lettura geopolitica di Marcello Spagnulo).

QUALI PROGRAMMI?

Ciò vale anche per i programmi strategici. Nella lista di “priorità” elencate da Breton, al primo posto c’è “il consolidamento e lo sviluppo dei programmi flagship”, Galileo per la navigazione satellitare, e Copernicus per l’osservazione della terra. Il secondo punto riguarda l’aggiunta ad essi di una “terza gamba”, definita “connettività”. Riguarda il programma GovSatCom (per ora al via uno studio di fattibilità) che punta a garantire comunicazioni sicure per i governi, gli operatori istituzionali e per la gestione delle emergenze. Più in generale, l’obiettivo è una massiccia infrastruttura che combini Internet ad alta velocità con i sistemi di navigazione e di osservazione della Terra. Per l’Esa la bussola è quanto deciso a Siviglia a novembre 2019, tra le prossime sentinelle di Copernicus e le nuove versioni dei lanciatori (Ariane 6 e Vega C), in un segmento (quello dell’accesso allo Spazio) a competizione spiegata.

CERCASI NUOVI ASTRONAUTI

Oltre i confini europei, la grande partita internazionale è su Artemis, il programma lunare degli Stati Uniti che vede l’Europa a bordo (e l’Italia in prima fila) anche grazie a quanto deciso a Siviglia. Anche per questo l’Esa ha lanciato da poco un nuovo processo di selezione di astronauti. “Abbiamo già degli astronauti stupendi, dei veri e propri supereroi”, spiegava Aschbacher. “Ma gli astronauti attuali arrivano da una selezione iniziata undici anni fa – ha aggiunto – e ci vuole un rinnovamento del gruppo, anche perché la grande capacità ed esperienza dev’essere trasferita ai nuovi astronauti”. Anche perché le opportunità di volo sono in aumento. “Ci sono le nuove missioni scientifiche a lungo termine sull’Iss, ma anche le missioni del programma americano Artemis verso la Luna, nonché altre opportunità di volo che potranno nascere dalle collaborazioni con altri Paesi”. All’Iss guarda intanto la nuova missione di Samantha Cristoforetti. La conferenza stampa di mercoledì, per presentare la prossima avventura dell’astronauta italiana, sarà una delle prime uscite ufficiali di Aschbacher in qualità di nuovo direttore generale dell’Esa.

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