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Lavoro, occhio alle soluzioni tampone sui licenziamenti. La versione di Cafiero

L’avvocato e giuslavorista a Formiche.net: va bene un riassetto degli ammortizzatori sociali per disinnescare la mina dei licenziamenti a partire da giugno. Ma per rimettere in piedi il mercato del lavoro serve favorire l’incontro tra domanda e offerta. Per questo è ora di una Linkedin di Stato

Un riassetto degli ammortizzatori sociali è l’anestetico al trauma dei licenziamenti, a partire dal 30 giugno (solo per chi non è finito in Cig), potrebbe non bastare a rimettere in piedi un mercato del lavoro drogato da dodici mesi di blocco agli esuberi. Non nel lungo termine almeno. E allora, dice a Formiche.net, Ciro Cafiero, avvocato giuslavorista, già esperto di politiche del lavoro presso il ministero del Lavoro, va bene la riforma degli ammortizzatori, ma poi bisogna fare qualcosa di più per tornare all’equilibrio tra domanda e offerta di lavoro.

“La riforma degli ammortizzatori sociali è una misura vincente ma solo nel provvisorio e non è adeguata in una logica di di lungo termine”, mette subito in chiaro Cafiero. “Certamente può bloccare o quanto meno attutire l’impatto di uno shock occupazionale e sociale, ma il Paese deve anche essere capace di guardare avanti. E nel futuro si dovrà tenere conto dell’incontro tra domanda e offerta. Questo è il vero problema, al netto di operazioni, come il riassetto degli ammortizzatori, che son un ottimo cuscino ma non risolvono il problema. Oggi ci sono 100 mila posti di lavoro vacanti in Italia e questo perché tantissime imprese non riescono a trovare le competenze che cercano. E dunque non c’è equilibrio, sia il pubblico sia il privato non sanno dove pescare le risorse di cui abbisognano. Questo è lo sforzo che bisogna fare, dare alle imprese la possibilità di assumere le figure di cui necessitano”.

La diagnosi di Cafiero è chiara. “Va bene l’assegno di ricollocazione, bene l’incentivi all’esodo e tutti gli altri strumenti. Ma nel breve periodo. Poi bisogna andare oltre e lavorare sulle competenze e sull’equilibrio del mercato, favorendo l’incontro tra domanda e offerta. Occorre una Linkedin di Stato, un sistema che incroci sia nel pubblico sia nel privato la domanda e l’offerta di lavoro”. Cafiero si sofferma anche sulla drammatica escalation della povertà in Italia, vero effetto indesiderato della pandemia. “La povertà è figlia del lavoro nero, della mancata contrattazione collettiva su tutto il territorio nazionale e nella somministrazione di lavoro tramite cooperative, con contratti spesso pirata. Dobbiamo finirla con la retorica del salario uguali per tutti, perché l’Italia è fatta di tanti contesti e serve un salario che sia agganciato al costo reale della vita del posto i cui si vive”.

Un’ultima questione riguarda la crescita, come naturale evoluzione della fase emergenziale. I ristori sono ormai all’ultimo miglio, serve fare Pil per tornare a creare posti di lavoro. “Non ha più senso pensare al piccolo e bello, occorre lanciarsi nella sfida epocale del green, della transizione ecologica. La sostenibilità offre oggigiorno sterminate possibilità di lavoro, un terreno senza confini per lavoratori e imprenditori. Bisogna puntare sul nuovo, per esempio anche puntare su Industria 4.0. La parola d’ordine deve essere esplorazione, di nuovi mercati e nuove frontiere. E il green è uno di questi. Solo così torneremo alla crescita”.

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