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Circular Health, il nuovo approccio alla salute secondo Ilaria Capua (e non solo)

Ilaria Capua circular health

Uomo, animali, piante, ambiente. Siamo tutti legati. E non ci sarà salute finché ogni singolo uomo non si renderà conto di essere parte di un sistema molto più grande di lui. Se n’è resa conto, invece, Ilaria Capua. Che lancia il progetto Circular Health, un network aperto a tutti per esplorare le nuove sfide di salute e ambiente, indissolubilmente legate a doppio filo

Mens sana in corpore sano, dicevano con saggezza atavica i latini. E lo diciamo ancora oggi. Forse non con la stessa saggezza, ma sicuramente con un quid in più. Quello di guardare oltre. Non basta un corpo sano se l’ambiente in cui vive è malato. La salute del singolo, infatti, è strettamente e indissolubilmente legata a quella della collettività, dell’ambiente, degli animali, dell’universo che la ospita. Parte da questo presupposto, con l’obiettivo di garantire un miglior stato di salute universale, Circular Health, il nuovo network della notissima virologa Ilaria Capua, direttore appunto del One Health Center of excellence presso l’University of Florida e nota per aver parlato di sanità circolare – e dei rischi di una mancata comprensione della stessa – quando il Covid ancora non esisteva. Di questo si è parlato in occasione del webinar “Circular health, G20, Italia: il momento di fare sistema” organizzato da AmCham e moderato da Riccardo Luna cui ha preso parte proprio la madrina del progetto, Ilaria Capua.

ONE HEALTH

“Salute circolare vuol dire un nuovo modo di guardare alla salute, di cui c’è un bisogno disperato”, ha esordito. “Salute circolare è una visione che vuole cogliere l’opportunità offerta dal Covid per analizzare la salute non più come insieme di elementi scissi e separati ma come insieme di un unico sistema. E non vi è momento più opportuno di quello che stiamo vivendo, che ci ha insegnato come tutto è collegato”, ha aggiunto la virologa. “Salute dell’uomo, del pianeta, delle piante, degli animali fanno tutti parte di un concetto più ampio di salute, che se visto a compartimenti stagni non potrà portare ad alcuna evoluzione”.

UOMO E AMBIENTE, UNA SALUTE UNICA (E CONDIVISA)

A farle eco Michele Perrino, presidente e amministratore delegato di Medtronic. “Mi stupisco che abbiamo avuto bisogno della pandemia per capirlo. C’è un’interconnessione evidente fra ambiente ed essere umano”, ha commentato. “Ciononostante – ha poi aggiunto Perrino – negli anni ci siamo focalizzati su una governance del sistema salute che non è mai riuscito a guardare al sistema nel suo insieme. In tal senso la pandemia, seppur nella tragicità, rappresenta un’opportunità che non può non essere colta”.

CIRCULAR HEALTH, IL PROGETTO DI ILARIA CAPUA

Circular health, il progetto di Ilaria Capua, che nasce da queste basi, si ripromette di offrire un netwtork aperto di ricerche che abbia come primo obiettivo la condivisione senza alcuna forma di barriera fra tutti gli operatori del settore, siano questi medici, ricercatori, aziende, think tank, associazioni.

OPEN ACCESS E INTERDISCIPLINARIETÀ

“Per un approccio al sistema salute che salute che sia davvero interdisciplinare”, ha spiegato la virologa. Sfruttando ovviamente i dati, che hanno un valore grandissimo che non può essere ulteriormente trascurato a causa di timori infondati sull’errata gestione degli stessi. “Open access è la parola-chiave per un’evoluzione che metta davvero il mondo in condizioni di progredire”, ha aggiunto a tal proposito Luca Arnaboldi, Chairman di AmCham Italia, che ha presentato il progetto all’inizio del webinar.

IL RUOLO DELLA TECNOLOGIA

La parola-chiave, ovviamente, è tecnologia. Declinata in tutte le sue forme, dall’intelligenza artificiale ai big data, dal cloud all’IoT e al quantum computing. “L’apporto che il digitale può dare al comparto sanitario è evidente” ha spiegato Massimo Giordano, managing partner di McKinsey Company: “Si tratta di un vantaggio per tutti, per i pazienti, che saranno curati meglio, e per i medici, che saranno supportati in tutte le loro attività. Con ripercussioni importanti anche sui risparmi, che saranno evidenti”.

SHARING DATA

Ma non sono solo i dati a fare la differenza. Affinché i dati siano utili debbono essere condivisi, come ha spiegato chiaramente Silvia Candiani, ad di Microsoft Italia. “Le regioni condividono i dati su contagiati e rianimazioni ancora con una mail. Pensate che opportunità potrebbe essere un unico contenitore, condiviso in cloud, accessibili da tutti gli addetti ai lavori, da qualunque parte d’Italia. Un’attività già introdotta in Francia, ad esempio, e che sta dando i suoi risultati”, ha detto Candiani. Che ha ricordato, tra l’altro, i traguardi già raggiunti nella lotta conto il Covid grazie alla tecnologia. “Senza di essa, e senza condivisione dei dati, non saremmo mai riusciti ad avere un vaccino in così breve tempo”, ha sottolineato.

SALUTE CIRCOLARE

“Il Covid rappresenta l’evento più misurato della storia”, ha suggerito Ilaria Capua. “Dobbiamo avere il coraggio di usare i dati generati per cercare dei nuovi percorsi di ricerca che si trasformino in maggiore e migliore saluti, per tutti”, ha aggiunto. Concorda Michele Perrino che però ha lanciato un appello: “Credo fermamente in quello che dice Ilaria Capua, ma non dobbiamo e non possiamo fermarci alla ricerca. Dobbiamo capire come mettere a terra, come realizzare a livello pratico, questo nuovo approccio alla salute affinché si ripercuota su una nuova governance della salute”. Che sia, appunto, condivisa, inclusiva, e circolare. Perché la parola d’ordine del futuro, come ricorda Arnaboldi, è “Circular health”.

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