L’Ue in Libia mostra la vicinanza al nuovo governo, facendosi sponda per la stabilizzazione del Paese. Di Maio: “Siamo qui anche per esprimere pieno appoggio alle autorità libiche”
“La nostra presenza a Tripoli testimonia l’unità di intenti dei Paesi europei più impegnati per la stabilizzazione della Libia. Vogliamo oggi dire che l’Europa continuerà a rimanere a fianco del popolo libico e a sostenerlo nel suo cammino verso la pace”, ha dichiarato il ministro degli Esteri italiano, Luigi di Maio, oggi, giovedì 25 marzo, in Libia per l’avvio della missione Ue insieme agli omologhi tedesco e francese, Heiko Maas e Jean-Yves Le Drian.
“Siamo qui anche per esprimere pieno appoggio alle autorità libiche e al processo di transizione e riunificazione istituzionale in atto: siamo pronti a collaborare con l’autorità unificata esecutiva ad interim e a sostenerla nelle prossime fasi di questo percorso, iniziato con la Conferenza di Berlino e proprio grazie alla determinazione della Germania, della Cancelliera Merkel e del collega Maas”, ha proseguito Di Maio.
L’italiano è al secondo viaggio libico in pochi giorni, e tra due settimane sarà seguito dalla visita del presidente del Consiglio, Mario Draghi, a Tripoli. Domenica 21 era volato con una delegazione italiana a Tripoli, dove era stato il primo capo di una diplomazia occidentale a incontrare i membri della nuova autorità esecutiva prodotta recentemente dal voto onusiano del Foro di dialogo. Quell’incontro aveva preceduto di poche ore l’appuntamento con il segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, avuto da Di Maio nei giorni della ministeriale Nato.
“La Libia ha oggi un governo unificato, legittimato dal Parlamento e nel pieno delle proprie funzioni”, ha aggiunto Di Maio, ricordando che si tratta di un risultato che fino a pochi mesi fa sembrava irraggiungibile e che invece è diventato reale “grazie alla volontà dei libici e agli incessanti sforzi delle Nazioni Unite, che l’Italia e l’Europa hanno sotenuto senza esitazioni, nella convinzione che non potesse esserci nessuna soluzione militare alla crisi libica”.
Dall’altra parte, il nuovo premier libico, Adbulhamid Dabaiba, ha ringraziato i partner europei per l’assistenza nella road map che dovrà portare il paese alle elezioni convocate dall’Onu per il 24 dicembre. In mezzo, la ricomposizione di un paese squarciato da un decennio di guerre – l’ultima, lanciata dall’assalto dei ribelli dell’Est guidati da Khalifa Haftar verso la capitale, chiusa la scorsa estate anche grazie dell’intervento turco a difesa di Tripoli.
Passaggi cruciali, dopo la riapertura del petrolio (tramite un accordo raggiunto dall’ex vicepremier Ahmed Maiteeg con lo stesso Haftar mesi fa), sono il ripristino di una prosperità economica che possa garantire ai libici di affrontare anche la fase post-pandemica. E in questo, i tentativi del governo Dabaida di ripristinare l’unificazione del bilancio statale è un elemento centrale, come ricordato dallo stesso Di Maio.
“Sul versante militare riteniamo prioritaria la completa attuazione dell’accordo sul cessate il fuoco, a partire dalla riapertura della strada costiera Sirte-Misurata, dal ritiro di tutti i combattenti e mercenari stranieri dal Paese e dall’avvio della missione di monitoraggio e verifica sotto l’egida Onu”, ha detto il ministro italiano. La situazione nel paese è infatti ancora complicata, con combattenti stranieri schierati su entrambi i fronti.
Argomento su cui la Turchia (sul lato tripolitano, frutto di un accordo col precedente accordo onusiano) si sta dimostrando più collaborativa della Russia, il cui dispiegamento di contractor del Wagner Group è stato oggetto di discussione anche nell’ambito della ministeriale Nato chiusasi ieri.
“Apprezziamo l’impegno, la determinazione e il patriottismo dei 10 membri della commissione militare congiunta – ha detto Di Maio – alla quale continuiamo ad assicurare il nostro sostegno”. L’Europa, ha continuato il ministro, rimane impegnata su vari fronti a sostegno del cessate il fuoco, l’operazione Irini, a guida italiana e in via di rinnovo, a cui partecipano operativamente anche Francia e Germania, fornisce un contributo efficace e imparziale all’attuazione dell’embargo sulle armi.