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Grecia, Bulgaria, Serbia. L’autostrada del gas fino ai Balcani

Nel 2022 sarà completata la pipeline con cui la Serbia sarà in grado di fornire gas azero attraverso il gasdotto Tap e anche attraverso l’infrastruttura di importazione di Gnl dalla Grecia. In sostanza il gasdotto serbo-bulgaro Ibs è un altro pezzetto di quel puzzle energetico che sta interessando una vastissima area, che va dal mar Caspio a Belgrado

Marcia spedita l’autostrada del gas nei Balcani, a dimostrazione di una strategia complessa ma costante, che mette in fila con massima attenzione vari anelli di un’unica catena, non solo energetica ma anche geopolitica. Nel 2022 sarà completata la pipeline con cui la Serbia sarà in grado di fornire gas azero attraverso il gasdotto Tap e anche attraverso l’infrastruttura di importazione di Gnl dalla Grecia. In sostanza il gasdotto serbo-bulgaro Ibs è un altro pezzetto di quel puzzle energetico che sta interessando una vastissima area, che va dal mar Caspio a Belgrado.

BRETELLA

Si chiama Ibs, ed è il secondo braccio dei gasdotti nei Balcani, sviluppato in sinergia con l’interconnector greco-bulgaro del gasdotto Igb. Qualche giorno fa del progetto hanno parlato in occasione di una ispezione il ministro bulgaro dell’Energia Temenuzhka Petkova e il vice primo ministro e ministro serbo dell’energia Zorana Mihajlovic, concordi su un punto strategico: Igb, l’Ibs e Fsru di Alexandroupolis sono “fatti in armonia”, ovvero rappresentano il nuovo scheletro energetico del costone balcanico, legato a doppia mandata allo sviluppo di imprese e comunità.

Ibs avrà una capacità di 1,8 miliardi di metri cubi/anno con possibilità di inversione di flusso sull’asse Bulgaria-Serbia. La nuova bretella di collegamento si aggancia al progetto del Terminale di Stoccaggio e Rigassificazione (Fsru) di Alexandroupolis di cui il player bulgaro del gas, Bulgartransgaz, detiene una quota del 20%. Il Terminal di Alexandroupolis è costituito dall’unità di stoccaggio e rigenerazione galleggiante (Fsru) con una capacità di stoccaggio di 170.000 metri cubi di Gnl e una capacità di rigassificazione di almeno 5,5 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno.

ALEXANDROUPOLIS

La Fsru sarà ormeggiata nell’area offshore 17,6 km a sud-ovest del porto di Alexandroupolis e collegata al Sistema Nazionale di Trasporto del Gas Naturale attraverso un sistema di condotte della lunghezza complessiva di 28 km. Il progetto, che dovrebbe entrare in funzione nel 2023, è assolutamente strategico perché si trova esattamente all’incrocio del corridoio del gas meridionale e verticale e offre accesso al gas naturale liquefatto ai mercati di Grecia, Bulgaria, Serbia, Romania, Macedonia settentrionale ma con la prospettiva di affacciarsi anche in Ucraina e Moldova.

Proprio perché il Fsru contribuirà notevolmente al pieno utilizzo della capacità di produzione del nuovo gasdotto, gli Usa hanno messo le mani sul porto di Alexandroupolis con un’opera di privatizzazione mirata dello scalo.

USA IN GRECIA

È da quattro anni che gli Usa lavorano in quell’area, tramite azioni di cooperazione strategica con il governo ellenico: la dimostrazione della modernizzazione dello scalo si è avuta la scorsa estate, quando per la prima volta ha fatto ingresso nel porto la Arc Endurance, la nave più grande che fosse mai entrata in quel porto. Quella visita è stata una prova di concetto per vedere come il porto potrebbe essere in grado di ospitare grandi navi proprio cariche di gas.

La Arc Endurance contiene le unità dell’Esercito degli Stati Uniti appartenenti alla Combat Aviation Brigade (Cab), 1a divisione di fanteria, e da pochi giorni è nuovamente nel porto di Alexandroupoli. Tra le altre cose il Cab servirà come elemento dell’aviazione da combattimento Europa-Africa dell’Esercito degli Stati Uniti responsabile delle risorse aeree delle forze americane dispiegate a sostegno all’operazione Atlantic Resolve, a dimostrazione dell’importanza logistica dello scalo.

GAS & GEOPOLITICA

Il passaggio relativo alla realizzazione tecnica delle pipeline è intrecciato ad una precisa strategia geopolitica, che partendo dal Mediterraneo si allunga su tutto il costone balcanico, intrecciandosi da un lato con le politiche Ue di allargamento a est e, dall’altro, con quelle americane relative al dossier energetico. Non va dimenticato che gli Stati Uniti stanno diventando il più grande importatore di gas naturale liquefatto (Gnl) in Grecia.

Sul punto alcuni giorni fa si è tenuto ad Atene il meeting online Athens Energy Dialogues, a cui ha preso parte anche l’ex vice Segretario di Stato Usa per le risorse energetiche Frank Fannon, che ha confermato come l’amministrazione Biden manterrà un certo grado di continuità nella politica degli Stati Uniti per lo sviluppo di un forte mercato energetico nel Mediterraneo meridionale e orientale. Fannon oltre ad aver seguito in prima persona tutte le fasi relative ai tre gasdotti che transitano su suolo greco (Tap, Tanap e Eastmed quando verrà ultimato), ha svolto un ruolo significativo nella nuova partnership trilaterale nata fra Israele, Grecia e Cipro.

Gli Stati Uniti hanno “costantemente sostenuto lo sviluppo del mercato regionale del gas, che potrebbe includere il potenziale gasdotto EastMed insieme ad altre opzioni”, ha detto Fannon, indicando il coinvolgimento di vari players americani che, ha precisato forse in riferimento a ciò che accade invece a Pechino, non sono controllate dal governo.

Ma oltre Igb, Tap, EastMed e l’unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione Fsru la Grecia, secondo Fannon, potrebbe in futuro diventare anche un hub dell’idrogeno.

twitter@FDepalo


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