La scorsa settimana il governatore leghista della Lombardia, accompagnato da due assessori forzisti, è stato ospite negli uffici milanesi della società cinese Zte (accusata dagli Usa di spionaggio per la Cina). Tra i temi discussi, anche il 5G. Un grattacapo per Salvini
Sarà passata inosservata la visita dei vertici della Regione Lombardia al quartiere generale di Zte a Milano? Difficile illudersi.
Riavvolgiamo il nastro. Giovedì scorso, il presidente Attilio Fontana (Lega), accompagnato dagli assessori Melania Rizzoli e Fabrizio Sala (entrambi di Forza Italia), ha incontrato il management dell’azienda cinese. Non è servito neppure prendere l’autovettura: infatti, gli uffici milanesi del gruppo si trovano dall’altra parte di viale Francesco Restelli rispetto a Palazzo Lombardia. È bastato attraversare la strada.
“Investimenti, innovazione digitale, 5G, formazione professionale. Questi i temi dell’incontro tra i vertici di Regione Lombardia e Zte”, si legge in un post su LinkedIn. Presenti per il gruppo cinese l’amministratore delegato Kun Hu, il direttore operativo Lucio Fedele e Alessio De Sio, capo delle relazioni istituzionali e della comunicazione.
Non è sfuggito ai più che la visita si sia tenuta il giorno dopo l’assegnazione delle commissioni parlamentari del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell’11 marzo 2021 con il quale Mario Draghi – come anticipato da Formiche.net – ha esercitato il golden power su un contratto di fornitura di tecnologia 5G a Fastweb da parte di Zte e dell’azienda taiwanese Askey.
Ma non si tratta dell’unica annotazione temporale necessaria in merito a questa vicenda. Infatti, due giorni prima dell’incontro milanese, Huawei, l’altra azienda cinese protagonista della corsa al 5G (entrambe sono accusate dagli Stati Uniti di spionaggio per conto del governo di Pechino), aveva inaugurato il suo Cyber Security Transparency Centre a Roma. Un evento molto atteso. Talmente tanto atteso che all’ultimo Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari regionali, ha dato forfait, come rivelato da Formiche.net.
Un segnale che – specie se sommato alle parole di Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, per un’Italia digitale “chiaramente europea e atlantica” – lascia supporre che il nuovo esecutivo voglia gestire con prudenza il ruolo delle aziende cinesi nel 5G italiano. Soprattutto in vista della ricca partita dei fondi del Next Generation EU destinati l’innovazione. Circa 40 miliardi di euro.
E sembra proprio a quella presentazione di martedì scorso che De Sio si riferiva sabato con questo tweet: “Due anni fa siamo stati i primi noi di Zte ad aprire in Italia un Cybersecurity Lab”.
Due anni fa siamo stati i primi noi di #ZTE ad aprire in Italia un Cybersecurity Lab. Oggi tutti sbandierano la cybersicurezza come un valore, ma l’azienda che da subito ha dichiarato di mettere a disposizione degli stakeholder il codice sorgente è stata #ZTE. Ricordiamocelo pic.twitter.com/9aHIzssKxV
— Alessio De Sio (@alessiodesio) March 27, 2021
Un tweet che restituisce un secondo elemento nella vicenda, ossia la corsa tra le due aziende cinesi che si muovono rivaleggiandosi.
Il primo elemento? L’ennesimo grattacapo politico per il centrodestra e soprattutto per la Lega di Matteo Salvini, che ha con Raffaele Volpi la presidenza del Copasir. Cioè il Comitato di raccordo tra Parlamento e 007 che nel dicembre del 2019 consigliò il governo di bandire le aziende cinesi dall’infrastruttura 5G del nostro Paese.