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Recovery Plan, ora ci siamo. La spinta di Gentiloni, Draghi sente Merkel

La telefonata tra il premier italiano e la cancelliera tedesca rivela tutta la preoccupazione della classe politica europea per la riuscita del piano che vale 750 miliardi. Mentre Gentiloni tira la volata: se si rispettano le scadenze possibili i fondi già a giugno

Arriva un momento nella storia in cui fare squadra può fare la differenza tra un colossale fiasco e uno storico successo. Mario Draghi lo sa molto bene, come dimostrano alcuni retroscena, pubblicati oggi dal Foglio, circa la lunga telefonata tra l’ex governatore della Bce e la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Quaranta minuti di conversazione, con un unico filo rosso: la preoccupazione che il piano di prestiti e sussidi da 750 miliardi di euro messo a punto la scorsa estate per tirare fuori l’Europa dalle tenebre, possa naufragare.

Perché è vero che il Recovery Fund ha un orizzonte che guarda al 2026, anno in cui bisognerà cominciare a rimborsare i finanziamenti (scadenza 2058) e questo vuol dire che la macchina degli investimenti continuerà a girare nei prossimi anni, a prescindere da chi starà al governo e dal colore: toccherà insomma ai tecnici che maneggiano ci comandi della cabina di regia al Mef (un ruolo centrale lo giocherà il Ragioniere generale dello Stato, ad oggi Biagio Mazzotta), portare avanti l’opera. Ma l’avvio del motore dipende dalla politica, quella attuale, che non può certo fare cilecca.

Tra poco meno di sei settimane, il governo italiano dovrà inviare a Bruxelles la bozza definitiva del Recovery Plan. Un testo senza ritorno, visto che da quel momento in poi sarà impossibile modificare il piano (qui l’intervista all’economista Carlo Alberto Carnevale Maffè). Ora come ora non si può fallire il colpo. Non è un caso che lo abbia ricordato proprio oggi il Commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, l’uomo che nei fatti valuterà i diversi piani di azione nazionali, intervenuto in audizione alla Camera. Anche perché, per ammissione dello stesso commissario, se l’operazione riesce sarà possibile replicarne il modello per emergenze future.

“Il successo del piano di rilancio europeo post shock pandemico, Next Generation Eu può essere la premessa per utilizzarlo in modo diverso, per altri obiettivi”, ha chiarito Gentiloni . “Quando una cosa di questa portata viene introdotta, se funziona, se ha successo, può essere replicata. Questo, credo, sia fondamentalmente vero anche per Next Generation Eu”. L’Italia, insomma, ha tutto da guadagnare dalla riuscita del Recovery Plan. Dal quale, ha precisato lo stesso Gentiloni, potrebbe arrivare una piacevole sorpresa: l’anticipazione, già per il mese di giugno, della prima quota di risorse.

L’ex premier infatti si è detto “abbastanza ottimista sul fatto che sia possibile, prima della pausa estiva, per i piani nazionali di ripresa e resilienza arrivare alla prima erogazione dell’1% circa anticipata dai fondi di Next Generation Eu. D’altronde, “sono settimane di discussione molto intensa, queste e quelle del mese di aprile sui piani nazionali di ripresa e resilienza, del Recovery fund. Il dialogo è costante, con molti Paesi che hanno presentato bozze ma al momento piani definitivi non sono stati presentati da nessuno, un po’ anche perché fino a 10 giorni fa non c’era l’ultimo sigillo sull’ultimo comma del regolamento”. Ora, però, il sigillo c’è.

 

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