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Tech, tre vie per rispondere alla sfida cinese. Parla Barker

Tyson Barker, esperto del German Council on Foreign Relations, spiega l’Occidente possa scegliere più strade, anche contemporaneamente, per affrontare la sfida tecnologica della Cina

Il governo cinese sta inseguendo due obiettivi in tema di tecnologie: liberarsi da ogni dipendenza esterna e creare dipendenza asimmetria attraverso la Digital Silk Road. A spiegarlo è Tyson Barker, a capo del Technology and Global Affairs Program del German Council on Foreign Relations.

L’esperto, intervenuto nei giorni scorsi in occasione di un dibattito organizzato dall’Ispi, ha illustrato quattro accelerazioni geopolitiche causate dalla pandemia Covid-19: le tensioni tra Stati Uniti e Cina, l’implementazione di tecnologie a livello globale, il deterioramento delle posizioni fiscali in Paesi caratterizzati da redditi medi e bassi (da qui, una minor capacità di sostenere il debito nei progetti più grandi della Via della Seta); il rafforzamento delle relazioni economiche tra Cina e Unione europea, trainate dalla Germania.

Ci sono diversità tra le due sponde dell’Atlantico oltre a quelle sulla concorrenza (si pensi al caso Airbus-Boeing) e al rapporto con Big Tech. Barker ne individua due: nell’annunciato Consiglio Ue-Usa per il commercio e la tecnologia c’è la cooperazione in materia regolamentare e normativa; e poi l’acceso al mercato, cioè screening degli investimenti, controlli sull’export ma anche sull’import e politiche industriali.

Raggiunto telefonicamente da Formiche.net Barker spiega però che ora, “anche grazie alla spinta della nuova amministrazione statunitense” c’è “maggior convinzione” nei cosiddetti Paesi like-minded per “lavorare assieme anche nell’arena tecnologica”. Un esempio? In un recente articolo su Project Syndicate per presentare il programma 2030 Digital Compass Margrethe Vestager e Josep Borrell, vicepresidente della Commissione europea con deleghe rispettivamente al digitale e alla politica estera, non fanno menzione della “sovranità digitale”. Ci sono quattro possibili ragioni secondo Barker: tra queste, l’arrivo di Biden e l’aggressività cinese che spinge le democrazie a serrare i ranghi.

Come fare? Barker indica le geometrie variabili, viste anche le resistenze a istituzionalizzare un G-7 allargato (il cosiddetto D-10). “L’alleanza Usa-Ue, la Nato, il G-7, l’Ocse che molto lavora sull’intelligenza artificiale, il G-20 sui principi: la strada da seguire è un multilateralismo inclusivo”. Che può rappresentare anche, paradossalmente, la strada verso l’indipendenza tecnologica tanto desiderata. Oltre che un’occasione per l’Italia, che quest’anno presiede il G-20.

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