Implementare il Quad è la priorità di Biden, impegnato nel pivot verso l’Asia, pronto a organizzare il primo vertice con Australia, India, Giappone. La Cina preoccupata, percepisce la dimensione dell’alleanza, ma conosce anche i limiti su cui può trovare spazi
Entro marzo, in una data ancora non definita, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, incontrerà i leader di India, Australia e Giappone per il primo meeting di massimo livello tra i membri del Quad. Il formato sarà virtuale causa pandemia, rivela Axios che ha fatto lo scoop su un vertice di altissima importanza perché conferma l’interesse prioritario che l’amministrazione statunitense ha intenzione di dare al quadrante Indo-Pacifico – in cima alla lista delle attenzioni di Washington perché rappresenta il primo livello, ampio e articolato, del contenimento alla crescita della Cina di Xi Jinping.
All’inizio di febbraio il consigliere per la Sicurezza nazionale americana aveva parlato pubblicamente di questa volontà dell’amministrazione Biden, che segue di pochi mesi un concetto espresso dall’ex segretario di Stato, Mike Pompeo, sull’intenzione di implementare quella che attualmente è un semplice formato di dialogo legato alla difesa. Successivamente, appena insediata il nuovo potere esecutivo a Washington, era stato il successore di Pompeo, Anthony Blinken, a marcare il segno sull’importanza di questa futura alleanza strutturale, organizzando a metà febbraio un incontro con gli altri tre omologhi.
La Cina critica, da sempre, questo tentativo di strutturare qualcosa di più di un tavolo di dialogo. Teme per quanto c’è in discussione: una Nato Asiatica (che vedrebbe nel Dragone il nemico). Ne comprende chiaramente la dimensione strategica anti-Pechino; ne misura il modulo di quella dimensione sul piano dei vaccini e su quello della sfida tecnologica, sull’idea spinta della cortina missilistica per circondarla, sulle capacità che quel sistema avrebbe di catalizzare spostamento a Oriente di attenzioni e deterrenza anche dell’asse transatlantico (che è l’obiettivo statunitense profondo: portarsi dietro gli europei nei giochi di pivot in Asia).
Che Pechino subisca la costruzione di questo sistema è logico. In un editoriale sul Global Times, uno degli analisti che il giornale usa come nome de plumme per diffondere la linea del Partito in inglese, fa notare che “si prevede che il primo vertice del Quad tra quattro massimi leader non parlerà di nient’altro che dell’intensificazione della cooperazione dei membri in politica, economia, forze armate e sicurezza, affrontando congiuntamente le incertezze all’interno della regione e elaborando una politica e una strategia coordinate per la Cina”. E ti pare uno “nient’altro che”, verrebbe da chiedersi?
Però il pezzo fotografa anche una circostanza chiara: il desiderio è forte, le difficoltà anche. La Cina ha un vantaggio geopolitico nell’area che gli Stati Uniti faticano a ingaggiare, da questo viene la dimensione marittima della strategia per l’Indo-Pacifico, per sfruttare una superiorità che però Pechino sta colmando in fretta; vedere le analisi recenti come quella in grafico. La Cina soprattuto ha una capacità di influenza diretta; qui vedere per esempio il caso del Rcep, l’intesa per il libero scambio nel Sudest asiatico che rappresenta una necessità in cui Pechino ha portato dentro Australia e Giappone (ossia mezzo Quad) e Corea del Sud (per il momento fuori dai quattro ma destinata a essere un’altra colonna del sistema).