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Il doppio gioco di Pechino sulla moneta digitale. Mentre arriva il “britcoin”

I funzionari della vigilanza bancaria assicurano che l’avvento dello e-yuan non minaccerà gli altri sistemi monetari globali e che ogni Paese dovrebbe farsi la sua moneta virtuale. Peccato che Pechino sia ormai a un passo dal completare il progetto. Al quale si unisce anche la Gran Bretagna…

Provare a giocare la partita della moneta vituale, nel modo più pulito possibile. Sembra proprio essere questa la strategia della Cina, nella corsa allo yuan digitale, sistema monetario parallelo e potenzialmente antagonista a quello basato sul dollaro statunitense. Quello giunto da Pechino assomiglia molto a un messaggio distensivo, firmato niente meno che da Zhou Xiaochuan, vicepresidente del consiglio di amministrazione del Forum Boao per l’Asia ed ex governatore della Banca popolare di Cina, l’istituto centrale cinese.

A CIASCUNO LA SUA MONETA, MA…

“La sovranità monetaria delle banche centrali nazionali dovrebbe essere rispettata”, ha scritto l’alto funzionario cinese sul Global Times, il giornale del partito comunista cinese. “Forse a lungo termine ci sarà una mossa verso l’integrazione monetaria, ma non funziona ancora”. Zhou ha aggiunto che ogni Paese ha il proprio controllo sull’economia e sulla propria sovranità valutaria. “Pertanto, se la valuta digitale della banca centrale dovesse essere sviluppata, molti Paesi avranno le proprie valute digitali e con le proprie regole”. Insomma, a ciascuno la sua moneta digitale, senza invasioni di campo. Concetto ribadito dallo stesso Zhou. “L’attuale obiettivo dello sviluppo dello yuan digitale è promuovere il suo uso domestico”.

LA CORSA CINESE

Fin qui le dichiarazioni distensive di Pechino. Smentite però, almeno in parte dai fatti. E cioè che mentre l’ex Celeste Impero predica la moneta virtuale per tutti, la medesima Cina è la prima grande economia mondiale ad essere ormai a un passo dal coniare lo yuan digitale. Lo dice uno studio appena pubblicato da Pricewaterhousecooper secondo il quale “la Cina continentale è al terzo posto dietro Bahamas e Cambogia nella classifica della maturità dei progetti per la valuta digitale”. Attualmente “più di 60 banche centrali stanno esplorando le valute digitali, con progetti di vendita al dettaglio presso il mercato. Tra queste anche la Cina, che è ancora in fase di test”.

E che la Cina stia facendo un po’ il doppio gioco, lo si può capire anche dalle parole del vicegovernatore della banca centrali, Li Bo, intervenuto a un evento con alcuni investitori. “La Cina espanderà gli esperimenti sullo yuan digitale a più città. Siamo tra i primi nella corsa globale per lanciare valute digitali della banca centrale per modernizzare i sistemi finanziari, scongiurare la minaccia delle criptovalute come bitcoin e accelerare i pagamenti nazionali e internazionali”.

IL BLITZ BRITANNICO

Mentre insomma Pechino predica bene e razzola male, anche la Gran Bretagna sulla via del ritorno alla normalità si unisce alla corsa per la moneta virtuale, già soprannominata britcoin. “Il Tesoro britannico e la Banca d’Inghilterra hanno stabilito una task force congiunta per coordinare l’analisi della possibile creazione di una valuta digitale centrale. Una valuta digitale della Banca centrale britannica”, ha fatto sapere la Bank of England “sarebbe destinata all’uso da parte di famiglie e imprese e esisterebbe parallelamente a contanti e depositi bancari, piuttosto che in loro sostituzione”. L’istituzione monetaria precisa che la decisone sul se adottare o meno una valuta digitale della Banca centrale non è stata ancora presa e che verrà effettuata una consultazione con le parti interessate su benefici, rischi e praticabilità. Ma il sasso è stato lanciato.

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