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Copasir, non si strattonano le istituzioni. Cosa scrivono Fico e Casellati

In un comunicato congiunto i presidenti di Camera e Senato spiegano che la controversia sulla presidenza e la composizione del Copasir deve essere risolta con un accordo fra partiti. Ma il comitato di controllo degli 007 “allo stato attuale può operare nel pieno delle sue funzioni”. Ecco una via d’uscita dallo stallo

QUI IL RETROSCENA SULLA LETTERA DI FICO E CASELLATI

Palla ai partiti. Spetterà alle forze politiche trovare una soluzione alla controversia sul Copasir. È questa la conclusione cui sono giunti i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati. Non ci sarà un intervento da parte loro per sciogliere il comitato o modificarne la composizione.

“Nella lettera i Presidenti spiegano le ragioni giuridiche in base alle quali non possono mettere in atto alcun intervento di carattere autoritativo sul Comitato. Non possono infatti né imporre dimissioni, né revocare i componenti, né sciogliere o dichiarare l’organo decaduto”, si legge in una nota congiunta. Il messaggio recapitato ai capi-partito fra le righe è netto: la composizione, per ora, non si tocca. Sarà la conferenza dei capigruppo ad occuparsi del dossier.

La parola torna dunque alle segreterie dei partiti. Che dovranno trovare al più presto una via d’uscita da uno stallo istituzionale che non ha precedenti. Da settanta giorni il comitato di controllo dell’intelligence italiana non si riunisce. Dal 26 gennaio il Parlamento non esercita più il controllo sulla politica di sicurezza del governo richiesto esplicitamente da una legge, la 124 del 2007. Al centro della paralisi c’è la contesa fra due partiti alleati, Fratelli d’Italia e Lega, per la presidenza dell’organo bipartisan.

 

Raffaele Volpi, deputato della Lega, presidente del Copasir dal settembre del 2019, dovrebbe cedere il posto a un componente di Fdi (in lizza c’è l’attuale vicepresidente e senatore Adolfo Urso), secondo una interpretazione letterale della legge che attribuisce la presidenza e metà dei componenti del Copasir all’opposizione (schieramento in cui si trova oggi il solo partito di Fdi). I leghisti, nonostante le resistenze di Fi e Pd, si richiamano al precedente di Massimo D’Alema, rimasto presidente del Copasir nel 2011 nel passaggio dal governo Berlusconi al governo Monti.

Fico e Casellati spiegano in una nota che “la richiesta formulata dai Gruppi di Fratelli d’Italia della Camera e del Senato, finalizzata a veder attribuita la Presidenza del Copasir a un parlamentare di opposizione, potrà essere soddisfatta esclusivamente attraverso accordi tra le forze politiche, che i Presidenti si riservano di verificare in sede di Conferenza dei Capigruppo”. E, soprattutto, ricordano chiaramente che, “allo stato attuale”, il Copasir “può operare nella pienezza delle sue funzioni”.

Una strigliata per una inattività che dura ormai da più di due mesi ed è difficile da giustificare. Soprattutto vista la mole di dossier sensibili che si è accumulata, senza esito, sulla scrivania di Palazzo San Macuto. Dall’uccisione in Congo dell’ambasciatore Luca Attanasio alle missioni in Libia, in Sahel e Mali fino all’arresto di due spie russe a Roma intente a rubare segreti della Nato. La trattativa è rimandata, a tempo indeterminato.

Anche perché al centro del tiro alla fune fra forze politiche non c’è solo la presidenza. Se si volesse rispettare la lettera del dettato normativo, bisognerebbe infatti rivedere la composizione stessa del comitato per renderla paritetica come previsto dalla 124. Ma non sarà un ordine calato dallo scranno più alto di Montecitorio o Palazzo Madama a mettere la parola fine a uno stallo che, in definitiva, è sempre stato politico.

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