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Cyber e 007, l’Ue mette il turbo. E l’Italia?

Prima riunione del Centro di competenza per la cybersecurity europea (Eccc) di Bucarest. Da giugno in vigore il regolamento che chiede agli Stati Ue di indicare il loro istituto, per l’Italia c’è al lavoro il Dis. Dopo l’istituto di Conte (affossato), una via d’uscita con l’agenzia cyber proposta da Gabrielli

Le lancette corrono, anche per l’Italia. L’Ue spinge sulla cybersecurity. Questo venerdì si è riunito per la prima volta il consiglio direttivo dell’European Cybersecurity Competence Center (Eccc), il centro europeo per la sicurezza cyber istituito lo scorso dicembre con sede a Bucarest.

Ventisette delegati degli Stati membri Ue si sono incontrati online con funzionari della Commissione e dell’Enisa, l’agenzia europea per la cybersecurity, per definire i dettagli del “Cybersecurity act”. Ovvero il nuovo regolamento europeo che entrerà in vigore a partire da giugno e istituirà la rete dei “centri di competenza” nazionali che dovrà essere collegata all’Eccc in Romania.

I funzionari stanno lavorando alla rifinitura finale, per la traduzione italiana è all’opera il Dis. La road map è già fissata: gli Stati Ue avranno sei mesi per indicare il loro istituto. L’obiettivo è creare una rete di centri di ricerca che uniscano mondo accademico, dell’intelligence e delle imprese per gestire e incanalare i fondi del Recovery fund destinati alla cybersecurity.

C’è chi si è già mosso. Come la Francia, che ha indicato il suo centro nel “Campo cyber” di 25.000 metri quadri che sorgerà a Parigi da novembre, nel quartiere de La Défense. O la Finlandia con il Nsab (Network Security Advisory Board), un nuovo organismo che riunisce agenzie del governo, 007 e imprese.

Il centro di Bucarest e la rete di centri nazionali saranno finanziati da due programmi dell’Ue, “Digital Europe” e “Horizon Europe”, oltre che dai fondi stanziati dai rispettivi Stati. Il “Governing board” della rete di Competence center sarà composto dai rappresentanti dei Paesi Ue, da due membri della Commissione e un osservatore dell’Enisa.

L’Italia, al momento, non ha un centro candidato a fare da raccordo con la rete di Bucarest. L’Istituto italiano di cybersicurezza (Iic) inserito dal governo Conte bis nella manovra di bilancio è stato stracciato all’ultimo per un duro scontro tra le forze di maggioranza, complice lo scetticismo di una parte degli 007 italiani per il rischio che il nuovo centro assumesse le funzioni di una terza agenzia in aggiunta ad Aisi ed Aise.

Una via d’uscita è stata indicata dal nuovo sottosegretario di Stato con delega alla Sicurezza e all’Intelligence, Franco Gabrielli. Da una parte un centro di competenza, privato però di operatività nel mondo dell’intelligence e destinato solo alla ricerca e allo sviluppo degli investimenti tech. Dall’altra una nuova agenzia per la cybersicurezza, anch’essa fuori del sistema Dis, che risponda al premier e lavori in raccordo con il centro.

La proposta non ha incontrato resistenza finora dalle forze politiche. Che sono comunque state rassicurate da Gabrielli nella sua recente audizione al Copasir: questa volta niente emendamenti in manovra o modifiche last minute, il Parlamento sarà avvisato passo passo.


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