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Washington contro Pechino sui diritti umani. Il report di Foggy Bottom

Il genocidio nello Xinjiang, abusi in Myanmar, violenze in Venezuela, autoritarismo in Arabia Saudita. Il dipartimento di Stato statunitense fotografa le condizioni sul rispetto dei diritti umani nel mondo. Per la Casa Bianca di Biden il tema è un motore delle relazioni internazionali

Lavoro forzato, violenze, campagne per il controllo delle nascite, coercizioni psicologiche: la Cina, “uno stato autoritario”, è responsabile di “genocidio e crimini contro l’umanità” nella regione dello Xinjiang, scrive nel report annuale sullo stato dei diritti umani del mondo il dipartimento di Stato statunitense. È l’accusa pesantissima, sebbene non nuova. Washington identifica la situazione nella regione cinese a maggioranza musulmana, dove il Partito/Stato ha ordinato una campagna di rieducazione culturale nei confronti di quella minoranza ritenuta pericolosa, l’esempio del principale abuso sui diritti umani del pianeta.

Ma sono altre le situazioni critiche indicate: da quelle in Arabia Saudita a quelle in Myanmar, fino a Venezuela e Russia. Mosca è responsabile di aver colpito dissidenti e oppositori pacifici; con Riad la questione è aperta dal caso Khashoggi (simbolico); con il Myanmar l’accusa riguarda il ritorno dei militari che ha rotto il delicato processo di pace.

“Noi non stiamo provando a contenere la Cina – ha detto il segretario Antony Blinken presentando il report – ma stiamo cercando di difendere principi base, diritti base e regole base per l’ordine internazionale”. Blinken ha anche annunciato che gli Stati Uniti sono pronti a usare un’ampia gamma di azioni per contrastare gli abusi, e di farlo in coordinamento con gli alleati – come già successo nelle scorse settimane coordinando sanzioni con Ue e Regno Unito contro funzionari cinesi propri in relazione allo Xinjiang.

L’aspetto più interessante dietro al rapporto è il significato che l’amministrazione Biden intende dare al tema, con i diritti umani che sono diventati per la nuova Casa Bianca un reale vettore delle relazioni e della politica internazionale. Washington intende separare i proprio destini, e quello dei suoi alleati appartenenti al mondo democratico-liberale degli stati di diritto, da quelli dei Paesi autoritari. In questo, la Cina e la Russia, come il Venezuela, l’Iran, la Corea del Nord, diventano rivali naturali del D10, il raggruppamento delle grandi democrazie che Joe Biden vuole costruire in allargamento del G7.



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