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Il 5G cinese in Italia ha costi nascosti miliardari. Tutti i numeri di Cefriel

Tim ha chiuso le porte a Huawei visti anche i costi “nascosti” di un fornitore ritenuto a rischio. Ma quanto costa fare affidamento sui vendor cinesi? Il valore delle possibili violazioni può superare gli 8,55 miliardi a completamento della rete, mentre rimuoverli costerebbe molto meno (600 milioni) e non causerebbe ritardi significativi

L’Italia può permettersi i “costi nascosti” del 5G dei fornitori cinesi Huawei e Zte? È la domanda che sorge quasi spontanea sfogliando un recente studio condotto da un team multidisciplinare di ricercatori europei, guidati dal tedesco Brandenburg Institute for Society and Security.

I risultati italiani dell’indagine (che è stata finanziata da un bando del dipartimento di Stato statunitense) sono stati presentati durante il webinar “Reti 5G: quali sono i costi nascosti dovuti a tecnologia inaffidabile?” organizzato da Cefriel oggi, lo stesso giorno in cui Il Sole 24 Ore ha rivelato che Tim ha chiuso definitivamente e ufficialmente le porte a Huawei sulla realizzazione della rete d’accesso 5G in Italia preferendo all’azienda cinese la svedese Ericsson e la finlandese Nokia.

Al colosso di Shenzhen è stata inviata una lettera di disdetta di un contratto sottoscritto nei primi mesi del 2020, ha raccontato il quotidiano economico sottolineando gli strascichi del braccio di ferro tra Stati Uniti e Cina, l’avvento di “nuovo governo italiano caratterizzato da un forte atlantismo” (come dimostrano i recenti esercizi dei poteri speciali su 5G, fintech e semiconduttori) e il fatto che “le richieste ai vendor extracomunitari”, ossia la disciplina del Golden power e del Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica con il suo Cvcn (oltre alla toolbox europea), “rappresentano un aggravio non da poco per gli operatori”. “Il dover ovviare a obblighi documentali aggiuntivi in questa fase potrebbe aver convinto Tim a optare per una soluzione più ‘semplice’ e per questo più vantaggiosa”, ha aggiunto Il Sole 24 Ore.

Infatti, Huawei così come l’altra azienda cinese, Zte, – quelle che il governo degli Stati Uniti definisce fornitori high-risk o untrusted mentre per l’Unione europea (e dunque anche per la legislazione italiana) sono fornitori “extra Ue” – appaiono spesso economicamente e tecnologicamente competitive. Tuttavia, “sembra esserci una correlazione tra nazionalità dei fornitori, indice dello stato di diritto e rischio cibernetico”, ha spiegato Enrico Frumento, cybersecurity senior specialist di Cefriel. Ci sono, infatti, costi nascosti: quelli del ciclo di vita delle rete e quelli sostenuti da altri attori.

Eccoli.

Con una stima comparativa fra le nazioni dello studio, in rapporto al mercato italiano lo studio stima che i costi di collaudo di processi, tecnologie e software del Cvcn possano ammontare a circa 40 milioni di euro l’anno.

Quanto, invece, al rischio legato alla violazione dei dati il valore stimato per il 2024 (quando, cioè, si prevede una piena copertura 5G) è di circa 580 milioni di euro (ottenuto stimando le violazione dei dati durante il trasporto nella frazione di rete 5G operata da fornitori untrusted). Tuttavia, il 5G cambia il paradigma (più dati circolano, maggiore è il pericolo di effrazioni): lo studio ipotizza, dunque, un incremento significativo delle violazioni. In quel caso, i costi stanno intorno agli 8,55 miliardi di euro per il 2024.

L’inclusione di fornitori non affidabili nelle reti 5G potrebbe condurre a una perdita precontrattuale di clienti sensibili alla sicurezza per un potenziale spostamento della domanda pari a oltre 929 milioni di di euro sulle infrastrutture critiche. Per i settori ad alta intensità di Dpi (diritti di proprietà intellettuale), invece, lo spostamento della domanda relativo ai diritti di proprietà intellettuale verso operatori con reti “affidabili” sia intorno a 1,259 miliardi di euro.

Una soluzione alternativa considerata è di garantire la sicurezza della rete alla quale affidare i servizi critici costruendone una propria affidabile o un modello wholesale. Si stima che saranno impattate da questa scelta alcuni elementi delle reti di protezione civile ed emergenza per un costo di circa 700 milioni di euro. Il valore è calcolato proporzionalmente comparando i sevizi analoghi per Germania e Francia.

Come uscirne? Il Copasir ha stimato i costi di un Rip&Replace esteso a tutti i soggetti regolati dal Golden power in circa 600 milioni di euro e senza ritardi significativi. Un valore, spiegano gli esperti di Cefriel, in linea con i costi dichiarati da altri Paesi (Australia e Stati Uniti) che hanno deciso di rimuovere e sostituire i fornitori ad alto rischio.


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