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Il genocidio degli Uiguri? La Cina ci canta su…

La propaganda di Pechino ha prodotto il musical “The Wings of Songs” in stile di Hollywood che racconta una vita meravigliosa tra le montagne colorate della regione cinese dove la minoranza degli uiguri è sfruttata

La propaganda cinese continua a sfruttare il soft power nel tentativo di controbattere le accuse della comunità internazionale sulle violenze contro la comunità uigure nello stato di Xinjiang. Dopo l’influencer contadina Li Ziqi che diffonde le meraviglie di vivere nella campagna di Sichuan (qui l’articolo di Formiche.net), ora da Pechino arriva una produzione in stile Hollywood, un musical intitolato “The Wings of Songs”.

Il musical è stato presentato domenica nei cinema di Cina, secondo il quotidiano The Guardian, e racconta di una vita serena tra le montagne nello Xinjiang, senza ombra delle polemiche sugli abusi.

La presentazione del film – che sarebbe stata ritardata di un anno – racconta di tre uomini di diversi gruppi etnici. La narrazione del film sottolinea l’intesa tra gli han, maggioranza etnica in Cina, con le minoranze, tra cui gli uiguri, kazaki e tayiki). Queste minoranze vengono rappresentate con vestiti e danze tradizionali, in mezzo a prati e montagne molto colorate.

Nonostante le autorità cinesi abbiano ammesso che esiste un sistema di sorveglianza nella regione, nelle immagini di “The Wings of Songs” non c’è traccia del controllo. Mancano anche i riferimenti all’Islam, le moschee e le donne con il velo, anche se metà della popolazione di questa regione è musulmana. Anzi, in una scena un uomo completamente rasato, senza barba, brinda con un bicchiere di birra.

The Guardian sostiene che “poiché le accuse di schiavitù e lavoro forzato all’interno dell’industria del cotone dello Xinjiang hanno attirato una rinnovata attenzione globale, inclusi grandi marchi come Nike che affermano che non avrebbero più fornito materiali dalla regione, all’interno della Cina, Pechino ha curato una narrativa molto diversa per la regione in difficoltà”. Tra questi prodotti di storytelling ci sono canzoni rap, canali Youtube, mostre fotografiche e questo musical, tutto con l’obiettivo di ristrutturare l’immagine culturale della regione.

Tuttavia, fatti come la fuga del corrispondente della Bbc in Cina, John Sudworth, per intimidazione e minaccia confermano le violenze e la repressione nello Xinjiang (qui l’articolo di Formiche.net).

Larry Ong di SinoInsider ha detto all’agenzia Afp che il musical offre un elogio: “È un classico della propaganda del Partito Comunista Cinese al potere […] che sa che una bugia ripetuta mille volte può diventare verità”.

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