Il sistema “Moxie” montato sul rover Perseverance è riuscito a trasformare l’anidride carbonica in ossigeno: circa cinque grammi, utili a un uomo per respirare dieci minuti. Il processo sarà fondamentale per poter colonizzare il Pianeta rosso. Intanto, il drone-elicottero ha compiuto il suo secondo volo, più alto e lungo del primo, con addirittura una manovra in aria
Nuovo primato per la missione Mars2020 della Nasa sul Pianeta rosso. A tre giorni dal primo volo del mini-elicottero Ingenuity, ieri è arrivata conferma della produzione di ossigeno dal sistema “Moxie” a bordo del rover Perseverance. Cinque grammi prodotti, sufficienti a un essere umano per respirare circa dieci minuti. Si è trattato d’altra parte di un test, realizzato attraverso un sistema delle dimensioni di un tostapane. Ma cosa si potrebbe fare con un sistema molto più grande?
Il test di Moxie, acronimo per “Mars oxygen in-situ resource utilization experiment”, rappresenta difatti “un primo passo fondamentale per convertire l’anidride carbonica in ossigeno su Marte”, ha affermato Jim Reuter, numero uno dello Space Technology Mission Directorate (Stmd) della Nasa che guida il progetto. “Moxie – ha aggiunto – ha ancora molto lavoro da fare, ma i risultati di questa dimostrazione tecnologica sono densi di promesse per l’obiettivo di vedere un giorno gli umani su Marte”. L’ossigeno, ha rimarcato Reuter, non servirà solo agli astronauti per sopravvivere: “Il propellente per i razzi dipende dall’ossigeno e i futuri esploratori dipenderanno dalla produzione di propellente su Marte per il viaggio di ritorno a casa “.
Affinché un vettore possa condurre quattro astronauti al di fuori della superficie di Marte si stima un’esigenza di 7 tonnellate metriche di carburante e di ben 25 tonnellate metriche di ossigeno. A confronto, un anno di vita degli stessi quattro astronauti sul Pianeta rosso richiederebbe circa 4 tonnellate metriche di prezioso ossigeno. Trasportare il tutto da Terra a Marte potrebbe risultare particolarmente complesso, ed è per questo che Moxie sta testando la capacità di produzione in situ. Un sistema di una tonnellata potrebbe produrne circa 25 tonnellate metriche di ossigeno. D’altra parte, la materia prima a disposizione è abbondante. Il 96% dell’atmosfera di Marte è infatti composto da anidride carbonica. Moxie è riuscito a separare gli atomi di ossigeno da quelli di carbonio, producendo come scarto il monossido di carbonio. Per farlo, ha raggiunto al suo interno una temperatura pari a circa 800 gradi Celsius. Lo ha fatto grazie ai materiali molto resistenti al calore di cui è fatto, per lo più in lega di nichel. All’interno fluisce un aerogel che aiuta a trattenere il calore, mentre all’esterno il rivestimento in oro permette di impedire all’alta temperatura di danneggiare altre parti del rover Perseverance.
Nel frattempo il drone Ingenuity non è rimasto fermo. Dopo il primo volo del 19 aprile ne ha compiuto un secondo. Se la prima volta aveva raggiunto tre metri per circa 30 secondi di missione, questa volta ha toccato quota cinque metri in oltre cinquanta secondi. Inoltre, ha anche fatto una leggere manovra in aria, inclinandosi di cinque gradi e accelerando, così da spostarsi di circa due metri rispetto al punto di partenza, puntare la telecamera montata sulla pancia in altra direzione, e poi tornare lì dove era partito.
È così che la missione Mars2020 continua a registrare successi. Dopo l’arrivo su Marte il 18 febbraio, il rover Perseverance ha condotto i primi piccoli scavi corredati da una galleria fotografica mai registrata finora sulla superficie marziana. Sono già arrivati anche i primi suoni (metallici) delle sue passeggiate, compiute anche per individuare il luogo adatto al rilancio di Ingenuity e al suo successivo decollo.
Il rover della Nasa ha portato su Marte un carico superiore del 50% rispetto a quello condotto nel 2012 da Curiosity (era la missione Mars Science Laboratory). Il compito principale è la raccolta di alcuni campioni di polvere marziana, in vista della futura missione per il loro recupero e trasporto a Terra. È il programma “Mars Sample Return”, sviluppato dalla Nasa in collaborazione con l’Esa, a cui partecipa anche l’Italia, composto da una serie di missioni in successione fino al prossimo decennio.