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Chi è e cosa pensa Burns, ambasciatore di Biden a Pechino

L’amministrazione Biden sta per annunciare alcune nomine. Nicholas Burns, diplomatico di carriera oggi professore a Harvard, sembra destinato a Pechino. Alcune settimane fa, durante un webinar Iai, aveva criticato l’autonomia strategica europea e l’accordo Ue-Cina sugli investimenti. Parte il valzer degli ambasciatori e in Italia…

Nicholas Burns sarà il prossimo ambasciatore degli Stati Uniti a Pechino. Lo rivela la testata Axios.com, sottolineando che manca poco alla scelta finale del presidente Joe Biden. Il diplomatico di carriera oggi professore a Harvard, avrebbe avuto la meglio su Charlene Barshefsky, già rappresentante per il Commercio durante gli anni Bill Clinton alla Casa Bianca.

IL PROFILO

Diplomatico di carriera, Burns ha iniziato la sua trafila al dipartimento di Stato in Africa e in Medio Oriente. Già sottosegretario di Stato per gli Affari politici (quarto nella catena di comando della diplomazia statunitense) durante la seconda amministrazione di George W. Bush (2005-2008), in precedenza era stato ambasciatore alla Nato di Bruxelles (2001-2005) e in Grecia (1997-2001), portavoce del dipartimento di Stato (1995-1997), membro del Consiglio di sicurezza nazionale (1990-1995, direttore del desk Russia, Ucraina, Eurasia). È stato consigliere per la politica estera della campagna presidenziale di Joe Biden, chiamato da Antony Blinken, oggi segretario di Stato.

I PREDECESSORI

Gli ultimi quattro ambasciatori statunitensi in Cina hanno tutti avuto esperienze politiche, sottolinea Axios.com. Dal 2017 al 2020 a Pechino (con Donald Trump alla Casa Bianca) c’è stato Terry Brandstad, già governatore dell’Iowa, un “vecchio amico” del presidente cinese Xi Jinping e il cui figlio Eric, ex funzionario del dipartimento del Commercio è diventato lobbista per un gruppo che tra i clienti ha la società tecnologica cinese Zte. Prima di lui a capo della rappresentanza statunitense in Cina ci sono stati l’ex senatore Max Baucus (che Formiche.net ha intervistato l’anno scorso), l’ex governatore di Washington e segretario al Commercio Gary Locke (di lontane origini cinesi) e l’ex governatore dello Utah e vice rappresentante al Commercio Jon Huntsman.

I DOSSIER CALDI

Scegliendo lui per Pechino, “Biden indicherebbe una preferenza per un diplomatico esperto invece che per un politico di alto livello”, sottolinea Axios.com. Che aggiunge: “Con il Consiglio di sicurezza nazionale di Biden e il dipartimento di Stato fortemente concentrati sulla Cina, il lavoro del prossimo ambasciatore potrebbe essere più quello di attuare la politica invece che crearla”. Tanti i temi per il prossimo numero uno della rappresentanza statunitense a Pechino: Taiwan, Hong Kong, Xinjiang ma anche commercio, tecnologia e clima. Tanti anche i suoi interlocutori a Washington: a partire da John Kerry, inviato del presidente per il clima, e Kurt Campbell, Asia czar del Consiglio di sicurezza nazionale.

LA LINEA BURNS SULLA NATO…

Come raccontato da Formiche.net, nel corso di un webinar organizzato dall’Istituto affari internazionali, Burns aveva parlato così di autonomia strategica: “La Nato non sarà indebolita da un mantra, due parole, Strategic autonomy, che in inglese suonano strane, perché significano ‘separazione’. Se l’Ue vuole lavorare sulla sua capacità produttiva, oppure aumentare il budget per la Difesa, avrà il pieno supporto degli Stati Uniti. Se l’obiettivo è indebolire la Nato, allora ci saranno incomprensioni”.

… SULLA CINA…

“Mi sembra che gli europei siano divisi”, diceva Burns. “Gli Stati Uniti si aspettano una politica più chiara nei confronti della Cina. Il Regno Unito, il Giappone, l’India hanno detto no a Huawei, l’Ue ancora niente. Ma intanto ha firmato l’accordo sugli investimenti con la Cina (Cai), la più grande violatrice delle regole del Wto a forza di sussidi e violazione della proprietà intellettuale, un errore”.

… E SULLA RUSSIA

“Siamo davvero allineati sulla Russia? Io spero di sì, ma non ne sono sicuro”, aggiungeva sospirando Burns. “Dopo l’attacco hacker a Solar Winds, il tentato omicidio e l’arresto di Alexei Navalny e l’occupazione della Crimea ancora in corso, vedremo se le sanzioni europee resisteranno anche dopo l’era Merkel. Una cosa è certa: il team Biden non ha alcuna intenzione di ‘resettare’ i rapporti con Mosca”.

LE ALTRE NOMINE

Burns potrebbe essere tra i primi ambasciatori a essere annunciati dall’amministrazione Biden nelle prossime settimane, spiega Axios.com. I primi posti dovrebbero essere assegnati a diplomatici di carriera. “I posti rimanenti, di solito le ambite capitali dell’Europa occidentale e i Paesi asiatici cruciali, sono solitamente riservati a donatori, ex politici o esperti”. Un valzer che sta per incominciare e che, come già raccontavamo su Formiche.net, potrebbe portare Julianne Smith, ex consigliera per la sicurezza nazionale di Biden da alcune settimane in forza al dipartimento di Stato come membro del Policy Planning Staff, al quartier generale Nato di Bruxelles e Doug Hickey, ex Commissioner General dello Usa Pavilion all’Expo di Milano 2015, a Roma, dove oggi l’ambasciata è guidata da Thomas Smitham, incaricato d’affari che soltanto ieri ha parlato di “sintonia tra l’amministrazione Biden e il governo Draghi”.


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