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Per Putin non è Primavera a Praga. Retata di spie al servizio dello zar

Dieci arresti, un maxi blitz notturno delle forze speciali. Continua la guerra degli 007 fra Russia e Repubblica Ceca. Scoperto un business di foreign fighters in Ucraina gestito dagli agenti del GRU. E adesso la nuova Primavera di Praga può estendersi nei Balcani

Da scontro sotterraneo a scontro aperto. La guerra delle spie russe in Repubblica Ceca sta diventando un caso. Enorme.

Nella notte fra martedì e mercoledì le forze speciali di polizia ceche, Ncoz, hanno fatto un blitz che ha portato all’arresto di dieci cittadini cechi. L’accusa: farebbero parte di gruppi paramilitari che organizzavano viaggi di concittadini in Ucraina per combattere a fianco dei separatisti russi.

Dietro il business dei “foreign fighters”, punta il dito il governo di Andrej Babis, ci sarebbe una rete di agenti del GRU, i servizi segreti di Mosca, legata all’ambasciata russa di Praga, di cui il ministero degli Esteri ceco ha già comunicato l’espulsione. All’operazione notturna hanno preso parte “centinaia di agenti”, riporta il giornale Zpràvy. Molti dei sospettati avevano “armi legali a casa”.

È solo l’ultima puntata di un’escalation che rischia di segnare un punto di non ritorno nei rapporti fra i due Paesi e di avere ripercussioni in tutta l’Europa dell’Est. La scorsa settimana il governo di Babis ha deciso di espellere sedici diplomatici russi con l’accusa di spionaggio e di aver avuto una parte nella maxi-esplosione che, nel 2014, ha fatto detonare a Vrbetice, area 300 chilometri a sud di Praga, un deposito di armi uccidendo due impiegati. Altri due sono ricercati. Si tratta di Alexander Petrov e Ruslav Boshirov, le spie russe, anch’esse del GRU, accusate dal governo inglese di aver tentato di assassinare a Salisbury Sergei Skripal e sua figlia Yulia.

Mosca ha risposto nel modo più severo possibile: venti diplomatici cechi espulsi, i quattro quinti del corpo diplomatico all’ambasciata. Ma l’occhio per occhio, dente per dente non si limita alle feluche. Due giorni fa il governo di Praga ha annunciato che Rosatom, colosso di Stato russo dell’energia nucleare, sarà probabilmente escluso da una gara da 7 miliardi per costruire un impianto nucleare a Dukovany.

La tensione è alle stelle. Non è certo un mistero la consolidata presenza degli 007 russi nell’ex repubblica sovietica. La rappresaglia di questi giorni però rientra in una più ampia operazione di disclosure delle intelligence europee nei confronti dello spionaggio di Mosca che ha toccato anche Roma, con l’arresto dell’ufficiale della Marina Walter Biot, trovato a vendere segreti militari della Nato a due agenti russi, espulsi il giorno dopo. Secondo il centro di analisi European Values, circa la metà dei diplomatici russi accreditati a Praga è composta da agenti del GRU o dell’Svr (l’intelligence civile). Ora non è escluso un vero e proprio effetto domino nell’Est Europa.

Si parte dalla Slovacchia, dove, hanno rivelato i Servizi cechi, avrebbero operato le due spie ricercate a Praga per l’avvelenamento di Sergei e Yulia Skripal a Salisbury, nel 2017. “La nostra risposta sarà decisiva, sostanziale e proverà la nostra credibilità di fronte agli alleati” ha detto il ministro degli Esteri slovacco Ivan Korčok.

Lo scontro con l’intelligence di Vladimir Putin è un altro tassello che si aggiunge alla polveriera Ucraina, con uno stanziamento di truppe russe al confine orientale stimato dall’Ue fra le 100 e le 150mila unità. La Nato è in stato d’allerta e basta un colpo di fucile a far traboccare il vaso. Come quelli con cui, secondo fonti locali, l’esercito ucraino avrebbe colpito e ucciso questa mattina due militari della Repubblica separatista di Donetsk.

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