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Russia e Grecia, i banchi di prova per Erdogan e il Mediterraneo

Scontro senza precedenti in diretta tv tra i ministri degli Esteri di Grecia e Turchia, con accuse e controrepliche: “Le isole hanno un esercito perché sono minacciate dalla Turchia e questa non è una scelta della Grecia”. Intanto Mosca lancia un ultimatum sul dossier Ucraina

Non solo il secondo round di negoziati ad altissima tensione tra Grecia e Turchia, ma anche il messaggio in bottiglia di Mosca ad Ankara, rendono il quadro internazionale attorno ad Erdogan complesso.

Da un lato la Russia spera che la Turchia presterà ascolto all’avvertimento lanciato dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov pochi giorni fa sulla necessità di “analizzare le dichiarazioni bellicose di Kiev e non alimentare lo stato d’animo militaristico del governo ucraino”. Dall’altro, dopo l’incontro tra i ministri degli esteri di Grecia e Turchia le dichiarazioni sono sfociate in una vera e propria lite in diretta e dimostrano tutta la difficoltà della scelta fatta da Berlino di azionare il tavolo diplomatico senza un solido lavoro preparatorio alle spalle.

QUI GRECIA

Il ministro degli Esteri greco aveva un ordine esplicito: se provocato, avrebbe dovuto rispondere di conseguenza. Così è stato ieri in occasione del pubblico scontro, senza precedenti nelle relazioni diplomatiche dei due Paesi. L’incidente è accaduto durante le dichiarazioni congiunte rese dai ministri degli Esteri di Grecia e Turchia, Nikos Dendias e Mevlüt Tsavousoglou dopo il loro incontro ad Ankara.

Tsavousoglou ha parlato di “violazione dei diritti della Turchia” da parte della Grecia nell’Egeo. Ha insistito sulla questione della minoranza turca in Tracia, dicendo che i diritti dei suoi membri sono stati soppressi perché non sono riconosciuti come “turchi”, e ha accusato la Grecia di “respingere” 80mila pratiche di immigrati. A quel punto il ministro greco ha replicato: “Se fai dichiarazioni così provocatorie, devo rispondere”.

Dendias ha osservato alla sua controparte turca, sempre in diretta tv e dinanzi a tutti i giornalisti presenti al punto stampa congiunto, che Ankara aveva violato i diritti della Grecia nell’Egeo, ricordando i sorvoli provocatori degli F16 turchi sulle isole dell’Egeo orientale, ha confutato le accuse sulle minoranze musulmana in Tracia visto che le azioni greche sono previste dal Trattato di Losanna (“Losanna è valido, che piaccia o no alla Turchia”).

SCONTRO

E ha aggiunto: “La Grecia è pronta a perseguire un programma positivo con la Turchia, ma questo non significa abbandonare l’acquis europeo”, ricordando che la Grecia è membro dell’Ue da 40 anni ed è orgogliosa di partecipare all’esempio di cooperazione internazionale di maggior successo nella storia dell’umanità. “L’Ue non è una terza parte, è la nostra famiglia”.

Ma il ministro turco ha deciso di replicare ulteriormente chiedendo la smilitarizzazione delle isole dell’Egeo, innescando il ping pong. Il ministro greco ha sottolineato che le isole hanno un esercito perché sono minacciate dalla Turchia e questa non è una scelta della Grecia. Ha anche detto che l’esercito costa molto denaro e la Grecia non vuole spendere soldi ingiustamente.

“I problemi tra di noi possono essere risolti attraverso un dialogo costruttivo” hanno poi detto i due ministri degli esteri, ma le differenze restano pressoché intatte. C’è una divergenza di opinioni sulla questione dell’Egeo, dove la Turchia avanza pretese sul gas in contrasto con la convenzione di Montego Bay. Inoltre il presidente turco ha proposto un vertice sul Mediterraneo orientale, ma il memorandum turco-libico sulla Zee non aiuta il riavvicinamento tra i due Paesi dal momento che “dimentica” lo spazio di mare a sud di Creta, isola greca di un stato membro Ue che evidentemente non può essere bypassata.

QUI ROMA

Il punto ovviamente è centrale nelle dinamiche mediterranee e si riverbera anche sul dossier libico, di cui hanno discusso ieri a Roma i ministri degli affari Ue di Italia e Grecia, Vincenzo Amendola e Miltiades Varvitiotis (che ha anche fatto una visita in Vaticano).

“Siamo due Paesi che uniscono l’Europa – ha osservato Amendola – e vogliamo promuovere in Europa una strategia di unità per la lotta al coronavirus, ma anche per una politica estera di pace nel Mediterraneo”. Sul caso turco ha detto che “le parole chiare usate dal nostro governo sono quelle approvate dal Parlamento italiano. Perché in un dialogo costruttivo bisogna fare riferimento anche a elementi che non condividiamo”, mentre il collega greco ha messo l’accento sul fatto che La Libia può essere trasformata da un Paese instabile in un partner affidabile in Nord Africa e un importante fornitore di energia.

QUI RUSSIA

Il governo russo si augura che la Turchia presterà ascolto all’avvertimento lanciato dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov pochi giorni fa sulla necessità di “analizzare le dichiarazioni bellicose di Kiev e non alimentare lo stato d’animo militarista del governo ucraino”. La vulgata russa si svolge attorno ad una convinzione di base: Mosca e Ankara si scambiano regolarmente opinioni sulle questioni dell’agenda internazionale e regionale, per cui la Russia riporta anche le sue valutazioni della situazione nell’Ucraina sudorientale ai suoi partner turchi.

“Ad Ankara, ovviamente, è noto che l’incoraggiamento dall’esterno della linea bellicosa del governo di Kiev ci causa la preoccupazione più seria”, ha detto la speaker del governo Maria Zakharova, aggiungendo che la Russia ha sempre sottolineato la necessità di evitare passi, anche in campo tecnico-militare, che potrebbe peggiorare la situazione in Donbass.

twitter@FDepalo

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