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Modi sfida Xi. Huawei e Zte fuori dal 5G indiano

L’India dà il via ai test sul 5G e taglia fuori le cinesi Huawei e Zte. Nei mesi passati si era parlato con insistenza della possibilità che l’India seguisse l’esempio di Paesi come Australia, Stati Uniti e Regno Unito optando per il bando delle aziende cinesi dal proprio 5G. Un nuovo segnale da Nuova Delhi a Biden e all’Unione europea

Iniziano i test sul 5G in India e i fornitori cinesi rimangono fuori. Il ministero delle Comunicazioni di Nuova Delhi ha dato il via al semestre di collaudo che coinvolgere quatto aziende (Jio Platforms, Airtel, Vodafone Idea e Mtnl) e altrettanti fornitori (la svedese Ericsson, la finlandese Nokia, la sudocoreana Samsung il centro C-Dot, oltre a Jio Platforms che potrà effettuare test sulla propria tecnologia). Rimangono fuori, dunque, le cinesi Huawei e Zte, già accusate dagli Stati Uniti di spionaggio per conto del governo cinese e che il Copasir ha suggerito di bandire anche in Italia.

Nei mesi passati si era parlato con insistenza della possibilità che l’India seguisse l’esempio di Paesi come Australia, Stati Uniti e Regno Unito optando per il bando delle aziende cinesi dal proprio 5G. Ma quest’ultima mossa sembra andare in un’altra direzione, quella di una stretta così forte da rendere impossibile a Huawei e Zte di partecipare alla realizzazione dell’infrastruttura di quinta generazione.

Appuntamento, dunque, per metà giugno, quando il governo indiano dovrebbe annunciare nuove restrizioni sul procurement, lasciando alle aziende la possibilità di fare affidamento solo su “fornitori sicuri” approvati dal governo. Tradotto: non una black list ma una white list. Non è esclusa comunque la possibilità di creare una lista “no procurement”.

La decisione del governo indiano sembra un messaggio chiaro agli Stati Uniti e all’Unione europea, in vista del prossimo vertice (era atteso nel weekend ma è stato rinviato per permettere incontri di persona) pensato per annunciare un progetto di infrastrutture e investimenti per far fronte alla Via della Seta cinese. Come spiegato anche recentemente su Formiche.net, l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca ha dato nuovo slancio all’idea di un’alleanza tra Paesi like-minded, una sorta di G7 allargato ad Australia, Corea del Sud, India ma non soltanto (si pensi, per esempio, a Israele, Paese all’avanguardia sulla tecnologia), per contenere l’ascesa di Pechino. Che è economica, militare, politica e dunque tecnologica.

Per le aziende cinesi Huawei e Zte è un altro duro colpo. Huawei, che ha iniziato il 2021 dovendo ripensare le sue strategie alla luce dei numeri dell’anno passato, deve fare i conti con i paletti posti da sempre più Paesi occidentali. L’ultimo caso riguarda l’Italia, con Tim che le ha chiuso definitivamente le porte del suo 5G a causa dei cosiddetti “costi nascosti”, dopo alcuni esercizi di poteri speciali da parte del governo Draghi. Zte, che è di proprietà di aziende dell’industria militare cinese, invece sta approfittando delle difficoltà di Huawei per crescere. Ma propio per questo è finita sotto la lente d’ingrandimento. Negli Stati Uniti e non solo.

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