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Polizia e 5G (cinese?). Ecco le tre aziende che hanno partecipato al bando

Telecom Italia, Vodafone e WindTre/Fastweb sono le tre società che hanno presentato offerte per la gara relativa alle telecomunicazioni delle forze di Polizia che aveva alimentato preoccupazioni per la presenza dei fornitori cinesi Huawei e Zte. Il bando, però, non è stato ancora assegnato. Ecco perché

Sono Telecom Italia, Vodafone e WindTre/Fastweb le società che hanno presentato un’offerta per il bando di gara per le telecomunicazioni delle forze di Polizia che nei giorni scorsi, dopo un articolo di Formiche.net, aveva fatto drizzare le antenne alla politica. Era intervenuta Luciana Lamorgese, ministra dell’Interno, rispondendo durante un question time alla Camera dei Deputati a un’interrogazione del Partito democratico, firmata tra gli altri dal deputato Alberto Pagani e dal responsabile sicurezza dem e membro del Copasir Enrico Borghi.

A preoccupare era l’assenza di paletti che impediscano che una gara da quasi un miliardo di euro che consegni le telecomunicazioni (tra cui il 5G) di Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato e Polizia Penitenziaria, a operatori che utilizzano tecnologia di fornitori cinesi come Huawei e Zte, accusati di spionaggio dagli Stati Uniti e messi al bando dalla Federal communication commission. Nel dicembre un rapporto del Copasir, il comitato parlamentare di controllo dell’intelligence, ha chiesto al governo di escludere i fornitori cinesi dalla rete.

Come dimostra un recente report del think tank Cefriel, una buona fetta (a volte più della metà) dell’infrastruttura 5G dei principali operatori italiani è targata Huawei e Zte.

Nel bando, come già notavamo, i riferimenti ai requisiti di sicurezza per gli operatori in corsa sono generici. In aula la ministra Lamorgese aveva spiegato che “la procedura in questione è stata modulata sulla tecnologia 4G e solo in via opzionale o migliorativa sulla tecnologia 5G”, il cui impiego viene definito “solo una modalità opzionale nell’ottica delle future eventuali implementazioni della infrastruttura che l’amministrazione si propone di realizzare”. Citando poi la “cornice ordinamentale” composta da Golden power e Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, la titolare del Viminale ha rassicurato i deputati “circa i rischi di interferenza da loro stessi paventati”.

“La risposta del ministro Lamorgese dimostra la dovuta attenzione ai rischi che abbiamo evidenziato”, aveva dichiarato a Formiche.net l’onorevole Pagani a margine del question time, “ma bisogna aver chiaro che la sicurezza del futuro 5G dipende anche dalla sicurezza della rete 4G, che ne è alla base”. Un punto già rilevato dalla Commissione europea in una raccomandazione del 2019 (n. 534): “Le reti 5G si baseranno sull’attuale 4a generazione (4G) delle tecnologie di rete”.

Buste aperte, bando assegnato? Nient’affatto. La seduta pubblica è stata chiusa giovedì 10 giugno e la prossima è stata aggiornata “a data da destinarsi” per “la valutazione di quanto prodotto dalla Società Wind Tre S.P.A. in esito alla formale richiesta di integrazione documentale”, si legge nel verbale. A mancare sono le copie delle certificazioni di qualità ISO 9001 e ISO 14001 e “la procura mediante la quale vengono conferiti i poteri di firma al soggetto sottoscrittore dell’offerta per conto della Società mandataria ‘Wind Tre S.P.A.’ della quale viene prodotto esclusivamente l’allegato riguardante i soggetti delegati alla sottoscrizione degli atti di gara”. Dunque solo dopo che la società avrà inviato i documenti necessari, si saprà chi si aggiudicherà il bando.



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