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Berlino 2 con la Libia: mercenari, elezioni, istituzioni unite

La riunione internazionale segna i tre punti cruciali per portare la Libia verso una stabilizzazione definitiva. L’allineamento tra gli attori interessati e i libici sembra esserci, per questo da Berlino si pressa per proseguire il percorso tracciato

Dalla conferenza di Berlino-2 in cui la Comunità internazionale ha affrontano la situazione in Libia escono tre punti centrali: espellere dal paese tutte le unità militari straniere (circa 20mila secondo l’Onu, schierati sui due fronti ai tempi dell’ultima guerra civile) e smantellare i vari gruppi armati locali per creare un forze di difesa e sicurezza unitarie; procedere all’iter stabilito dal Forum di dialogo dell’Onu che ha incarico l’attuale esecutivo, il Governo di unità nazionale, di traghettare il paese verso le elezioni fissate per il 24 dicembre; riunificare le istituzioni, a cominciare dalla Banca centrale libica (CBL) e procedere a un’equa ripartizione dei proventi petroliferi.

Sono posizione attese quanto note, su cui però il compito reale della Conferenza è quello di creare un’ulteriore pressione politico-diplomatica internazionale come spiegato su queste colonne da Arturo Varvelli (Ecfr Roma). E in parte qualcosa sembra essersi innescato, almeno nelle dichiarazioni e dunque nei propositi ufficiali: “Se tutto va per il verso giusto” il
ritiro dei mercenari e delle forze straniere dalla Libia potrebbe iniziare già “nei prossimi giorni”. Lo ha dichiarato la vice ministra degli Esteri libica, Najla al-Mangoush, nel corso della conferenza stampa congiunta. La presenza di Tripoli, non invitata alla riunione precedente tenutasi a gennaio 2020, è di per sé significativa di come il processo sia avviato, sebbene sulla questione del ritiro dei combattenti stranieri è rimasta ferma.

Quello previsto dovrebbe essere un ritiro “graduale, step by step” delle forze straniere dalla Libia, ha indicato il padrone di casa, il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, che ha sottolineato la necessità che il ritiro sia   “bilanciato” per garantire un “equilibrio di forze” e che nessuna delle parti in causa, in particolare Russia e Turchia, possa avvantaggiarsi “militarmente”. Le conclusioni riconoscono da una parte i progressi rispetto alla prima conferenza del gennaio 2020 (“le ostilità sono cessate; è in vigore un cessate il fuoco; il blocco del petrolio è stato revocato; è stata istituita un’autorità esecutiva provvisoria e il governo di unità nazionale è stato approvato dalla Camera dei rappresentanti”). Pur restando alcuni nodi sul tavolo, sulla Libia c’è un congiunzione di astri: un equilibrio che gli attori internazionali intendono sfruttare perchè stabilizzare il paese significa stabilizzare un’intera regione strategica affacciata sul Mediterraneo.

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