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Musk vuole un Bitcoin green. Ma la Cina spegne la criptomoneta

Ancora un tweet del vulcanico patron di Tesla e la criptomoneta si impenna a 40 mila dollari: sì a Bitcoin a patto che l’estrazione diventi più green. Peccato che Musk non faccia più parte del team di lavoro preposto alla sostenibilità della moneta virtuale. Intanto la Cina spegne i primi miners…

 

Elon Musk il ballerino. Se il Bitcoin avesse come unico padrone il vulcanico fondatore di Tesla, per la criptomoneta più famosa del mondo (finita al centro della relazione annuale della Consob) sarebbe come stare sulle montagne russe. E poco ci manca, a dire il vero. Come raccontato in queste settimane da Formiche.net, dopo il super-investimento da 1,5 miliardi di dollari in Bitcoin di inizio anno, un po’ i tweet di Musk, un po’ la crociata cinese contro gli estrattori di Bitcoin (i miners, generatori di criptomoneta) stanno provocando oscillazioni di mercato che mettono a dura prova i nervi degli investitori.

Non è difficile convincersene. Ancora un tweet di Musk ha spinto Bitcoin ai massimi da due settimane, verso quota 40 mila dollari. Effetto dell’ennesima giravolta del patron di Tesla: “quando ci sarà conferma di un ragionevole (50%) utilizzo di energia pulita da parte dei miners con un trend futuro positivo, Tesla riprenderà a consentire le transazioni in Bitcoin”, ha cinguettato l’imprenditore sudafricano, naturalizzato statunitense. Il riferimento è al gigantesco fabbisogno di energia dei server utilizzati per l’estrazione di Bitcoin, considerato da molti osservatori pari o superiore alla domanda di energia dell’intera Argentina e per questo inaccettabile in tempi di green new deal su scala globale.

Ma nel suo messaggio Musk ha detto quanto basta per far schizzare nuovamente il valore della criptomoneta (che pochi giorni fa ha incassato il sì di El Salvador come moneta legale): se l’estrazione di Bitcoin e i suoi fratelli diventerà più green, allora sarà di nuovo possibile comprare una vettura elettrica Tesla in criptomoneta.

A quanto pare però, ed ecco l’ennesimo colpo di scena targato Elon Musk, il numero uno di Tesla sarebbe stato estromesso dal Bitcoin Mining Council, il gruppo di lavoro nato per elaborare idee e progetti che rendano l’estrazione più sostenibile. La notizia è stata rilanciata in Italia dal sito Criptovaluta.it e ripresa dall’Adnkronos. Tutto questo è avvenuto “nonostante si fosse pensato, almeno in una primissima battuta, a un coinvolgimento diretto del magnate che pur aveva preso parte, almeno secondo i suoi racconti, ai primi incontri del gruppo”. La notizia, ha spiegato l’esperto di Bitcoin Gianluca Grossi (criptovaluta.it) “seppur non ha ancora avuto l’eco che merita, è di quelle forti. Soprattutto perché soltanto un paio di settimane fa il ceo di Tesla aveva raccontato del primo meeting del gruppo come se ne fosse stato protagonista ed organizzatore”.

Nel mentre, la Cina manda un primo segnale concreto a Bitcoin, spegnendo nel vero senso della parola i miners nella provincia dello Yunnan, l’ultima regione ad aderire alla repressione del Paese sulle valute digitali. Le autorità locali hanno ordinato un’indagine sul presunto uso illegale di energia elettrica da parte di individui e società coinvolte nell’estrazione di Bitcoin. E così lo Yunnan Energy Bureau ha avvisato che taglierà l’alimentazione a chiunque utilizzi illegalmente l’elettricità per l’estrazione di Bitcoin e agli utenti che cercano di eludere le bollette. E, tra le altre cose, le autorità chiuderanno anche le operazioni di mining che potrebbero rappresentare un rischio per la sicurezza legato al consumo di energia.


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