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Cina, Usa, Mediterraneo. Quattro scenari da tenere d’occhio secondo B. Friedman

La geografia mediterranea e la posizione centrale nei traffici commerciali, l’interesse politico dietro a essi, la corsa tecnologica, la securitization della regione che va da Gibilterra all’Oceano Indiano. Secondo Friedman (Università di Tel Aviv) sono questi gli scenari che interesseranno il bacino e il confronto Usa-Cina

L’attenzione alla Cina per la regione del Mediterraneo allargato è cresciuta rapidamente diventando più esplicita e assertiva. “Una presenza importante, pervasiva” come l’ha definita Romano Prodi in una conversazione con Francesco Bechis a margine della conferenza “Strategic Nexus” di Formiche e ChinaMed, occasione di riflessione sull’avanzata cinese nel Mediterraneo, dalla Siria alla Sicilia.

“La geografia della regione, che collega le rotte commerciali tra Europa, Asia e Africa, e le risorse naturali (petrolio, gas naturale) rappresenta di per sé il motivo per cui essa continuerà ad essere un’area di competizione strategica tra Cina e Stati Uniti nel breve e medio termine”, spiega Brandon Friedman, direttore della ricerca al Moshe Dayan Center for Middle East and North Africa Studies dell’Università di Tel Aviv. Scenario concreto, il primo di quattro tracciati con Formiche.net.

Ma perché il Mediterraneo è così strategico, al di là della fondamentale collocazione geografica e della sua geomorfologia? Per rispondere basta leggere i numeri citati da Massimo Deandreis, direttore generale di SRM, centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo: il 27 per cento dei container; il 20 del traffico marittimo; il 71 degli scambi tra Italia e Mediterraneo via mare tagliano il Mare Nostrum. Di più: 659 milioni di tonnellate sui servizi marittimi a corto raggio (short sea shipping), 18 porti, oltre 1 miliardi di tonnellate di beni che passano da Suez.

È questo che rende il bacino mediterraneo uno snodo cruciale tra le quattro macroregioni Nord America (Nafta), Europa (Unione europea), Africa (Afcfta) e Asia (Rcep). Area che vede poche alternative geo strategiche — neppure davanti alla nuove strategiche rotte come quella artica — e che resta centro di attrazione globale e terreno di competizione tecnologica. “La concorrenza tra Cina e Stati Uniti per la leadership negli standard digitali e nelle infrastrutture digitali segnerà il futuro della regione del Medio Oriente-Mediterraneo”, aggiunge Friedman.

Secondo l’esperto israeliano, “il trasferimento di tecnologie può essere il nuovo commercio di armi tra attori globali e regionali”. Per questo “occorre maggiore trasparenza e comunicazione in tutta la regione per quanto riguarda la proliferazione di tecnologie dual use all’avanguardia come l’intelligenza artificiale, la crittografia quantistica, la robotica, la biogenetica, i big data e l’apprendimento automatico. Occorre inoltre discutere maggiormente delle norme relative a queste cosiddette tecnologie a duplice uso”.

Non a caso, il diplomatico Lucio Demichele, capo dell’Unità di analisi, programmazione, statistica e documentazione storica del ministero degli Affari esteri italiano, durante un panel di Strategic Nexus ha posto l’accento sul ruolo che spetterebbe all’Unione europea – “potenza regolatrice e commerciale” – evidenziando come alle scelte difensive sia necessario aggiungere investimenti e innovazione per competere a livello globale e come il “grosso punto interrogativo” è il ruolo nella regione degli Stati Uniti nei prossimi anni.

E lo ha fatto parlando davanti a Hu Kun, presidente di ZTE Western Europe e amministratore delegato di ZTE Italy, e Luigi De Vecchis, presidente di Huawei Italia. Ossia a due attori di primo piano — ZTE e Huawei — contro cui Washington ha ingaggiato un confronto commerciale, sfogo di quello globale con la Cina, perché le due aziende sono accusate di condurre anche attività per conto dell’esercito cinese e dell’intelligence di Pechino. ZTE e Huawei negano queste accuse. È la parte più aspra dello scontro Washington-Pechino — basta guardare le mosse anche recenti della Casa Bianca su Huawei o alle esclusioni di queste dalle gare pubbliche in Usa ma anche altrove (un esempio in Italia).

Confronto che, tornando alla geografia, ha un areale di riferimento: l’Indo Pacifico, che trova nel Mediterraneo allargato il confine occidentale. “La securitization (in relazioni internazionali si intende il processo in cui questioni politiche tra attori statuali si trasformano in questioni di sicurezza, ndr) del Mar Mediterraneo, del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano richiede una comunicazione migliore e più regolare tra gli attori internazionali, regionali e locali in merito ai cambiamenti dello status quo”, spiega Friedman ragionando su un altro dei grandi scenari emergenti che riguarda il bacino mediterraneo, l’interessamento cinese e la competizione con gli Stati Uniti.

(Foto: l’ampia regione geografica e geopolitica che viene definita “Mediterraneo allargato”)



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