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Dalla Cavour alla Queen Elizabeth. In Sicilia va in scena il trilaterale difesa UK-Italia-Turchia

Lorenzo Guerini, Ben Wallace e Hulusi Akar a bordo della portaerei Cavour e poi della Queen Elizabeth che sta sostando nel porto siciliano di Augusta. Sul tavolo migrazioni, Libia e Afghanistan, in vista del vertice Nato di lunedì e del bilaterale tra Erdogan e Biden. Intanto, domani, il presidente americano incontrerà Mario Draghi. L’Italia vuole essere protagonista di #Nato2030. E stasera all’Olimpico di Roma giocano le nazionali di Italia e Turchia

“Nato2030, un’agenda transatlantica per il futuro”. È stato questo il tema degli incontri odierni del ministro Lorenzo Guerini, due bilaterali a bordo della portaerei Cavour, Nave ammiraglia della Marina italiana, con il collega britannico Ben Wallace e con quello turco Hulusi Akar. Poi, tutti a bordo della HMS Queen Elizabeth, la portaerei più grande d’Europa che sta sostando nel porto siciliano di Augusta, per un pranzo di lavoro. Tra i temi più caldi Libia e Afghanistan.

LA COLLABORAZIONE

“È fondamentale la collaborazione tra Italia, Regno Unito e Turchia per la sicurezza marittima e la stabilità nell’area del Mediterraneo”, ha spiegato Guerini. “L’Italia, e questo colloquio ne è un ulteriore prova, si è incessantemente adoperata per allentare la tensione nell’area attraverso un dialogo costruttivo e ha sempre lavorato a soluzioni politiche anche attraverso la partecipazione ad iniziative come ad esempio il Quad insieme a Francia, Grecia e Cipro”, ha aggiunto. Poi lo sguardo al vertice di lunedì a Bruxelles. “Segnerà un momento di decisioni importanti per l’adattamento dell’Alleanza e per il rafforzamento delle relazioni tra alleati”, ha notato Guerini.

L’AGENDA

Il triplice incontro si è inserito in giornate dense di appuntamenti incrociati, destinati a culminare proprio lunedì, al vertice Nato di Bruxelles, quando Joe Biden si troverà faccia a faccia con Recep Erdogan per un atteso bilaterale. L’obiettivo è ricucire i rapporti dopo un paio d’anni difficili, con le ambizioni e l’assertività di Ankara nel Mediterraneo orientale a stressare l’Alleanza Atlantica. La celebre sentenza di “morte cerebrale” della Nato targata Emmanuel Macron nasceva proprio dalle critiche rivolte alla Turchia, avendo Parigi sempre sostenuto la linea dura. L’Italia, come il Regno Unito, ha scelto da tempo la via del dialogo, volto a garantire il ritorno alla normalità dei rapporti in seno alla Nato pur stabilendo la “linea rossa” del diritto internazionale, valida soprattutto nei complessi dossier energetici del Mediterraneo orientale.

I MARGINI PER RIPARTIRE

Il clima difficile si è progressivamente dissolto negli ultimi mesi, complice la determinazione dell’amministrazione Biden a riaffermare la fedeltà degli Usa all’Alleanza Atlantica. Ciò ha dato vigore all’impegno messo in campo dal segretario generale Jens Stoltenberg per una Nato “più politica” (è tra gli obiettivi del processo #Nato2030), contraddistinta da una maggiore unità interna. Certo, restano alcuni temi più spinosi, a partire dall’acquisto da parte della Turchia del sistema russo S-400 che è già valso l’esclusione di Ankara dal programma F-35.

I CONTATTI

Ne parleranno lunedì direttamente Biden ed Erdogan, preceduti ieri dalla telefonata tra il capo del Pentagono Lloyd Austin e il ministro Hulusi Akar. Domani, a margine del G7 in Cornovaglia, Biden incontrerà Mario Draghi. Nel frattempo, stasera all’olimpico di Roma scendono in campo, nella prima partita degli europei, Italia e Turchia. Oggi Akar è stato in Sicilia per incontrare Wallace e Guerini, rappresentanti di due Paesi che si sono presentati alla settimana europea di Biden con l’obiettivo di essere protagonisti del rilancio dei rapporti tra le due sponde dell’Atlantico. Ciò passa anche dal dossier turco. Nell’agenda degli incontri sulle portaerei Cavour e Queen Elizabeth (che Formiche.net ha potuto visitare) c’erano delicati: migrazioni, Libia e Afghanistan.

LA LIBIA

Sul fronte migratorio la partita si gioca in sede europea, con il governo di Mario Draghi determinato a far convergere l’Ue sulle sensibilità del fronte sud, evidentemente più esposto. Sulla Libia c’è da garantire il pieno appoggio al governo guidato da Abdelhamid Dabaiba (ieri ha incontrato a Tripoli Ben Wallace), frutto dei negoziati Onu, incaricato di traghettare il Paese verso il voto del 24 dicembre. La situazione resta delicata anche per la presenza sul campo delle forze straniere che hanno sostenuto negli scorsi anni le fazioni in lotta. Ci sono anche i turchi, determinanti nel consentire al Gna del’ex premier Fayez al Serraj di respingere l’offensiva delle forze di Khalifa Haftar. Ankara (come Mosca) ha guadagnato così voce sul dossier e non sembra intenzionata a perderla. “La stabilità della Libia – ha detto Guerini – è una priorità strategica per l’Italia e occorre fare di tutto affinché la situazione non evolva in un conflitto congelato con rischi di una divisione del Paese”.

L’AFGHANISTAN

Poi c’è l’Afghanistan. L’Italia ha ammainato pochi giorni fa la bandiera a Herat, come previsto dalla decisione assunta dalla Nato. Nei giorni scorsi la Turchia (che al febbraio scorso schierava 600 unità nella missione Resolute support) si è proposta di restare nel Paese per garantire la sicurezza dell’aeroporto di Kabul, una posizione interpretata sia come una mano tesa a Washington nell’assunzione di responsabile per il futuro dell’Afghanistan, sia come ulteriore conferma della determinazione turca a contare di più in numerosi dossier. Oggi Reuters cita un portavoce dei Talebani secondo cui la Turchia si ritirerà come tutte le forze Nato, nel rispetto dell’accordo di Doha con gli Usa. Il tema è evidentemente aperto, destinato a trovare spazio nel vertice di Bruxelles, lunedì prossimo. “Ora l’impegno comune – ha detto il ministro italiano – è concentrato sulle possibili forme di supporto alle istituzioni e al popolo afgano per non vanificare il lavoro fatto fino a questo momento”.

IL TEMPEST TRA ROMA E LONDRA

Per quanto riguarda il bilaterale tra Guerini e Wallace, i temi che legano Roma e Londra sono molteplici. I due ministri si erano sentiti a fine marzo, all’indomani dell’incontro (in ambito Nato) tra i colleghi degli Esteri Luigi Di Maio e Dominci Raab. Il colloquio Guerini-Wallace risultava allora “cordiale e proficuo” e faceva emergere “una lettura condivisa” sul Mediterraneo allargato. Il precedente colloquio risaliva alla fine di dicembre con la firma del memorandum d’intesa per dettare i principi per una “collaborazione paritaria” sul velivolo di sesta generazione, il Tempest. Sul tema industriale, a marzo Guerini ha ricordato che ci sono le condizioni “per lo sviluppo, tra l’altro, di un’ulteriore moderna capacità aerea sulla base della comunanza, anche futura, delle nostre piattaforme”. Ne è discesa la volontà di concretizzare un “UK-Italy Bilateral Cooperation Agreement”, accanto alle attività già in corso a livello Difesa nell’ambito del “Dialogo strutturato” tra i due ministeri. Si tratta di dotare i rapporti bilaterali di un framework più solido. Oggi i due ministri hanno concordato di rivedersi a breve a Londra per continuare la discussione. “L’Italia – ha detto Guerini – considera la Gran Bretagna un partner strategico per il futuro delle rispettive industrie della difesa e aerospazio, nello sviluppo di programmi di cooperazione nel settore avionico e del cyber”.

F-35 DIPLOMACY

A sostenere tali ambizioni c’è la diplomazia militare. La Queen Elizabeth è arrivata ad Augusta dopo attività congiunte con altre forze, comprese quelle italiane. Dal suo ponte è partito l’F-35B protagonista, martedì, di un’esercitazione congiunta con un F-35B dell’Aeronautica italiana sull’isola di Pantelleria (Formiche.net c’era). L’attività è inserita nella corposa esercitazione “Falcon Strike”, in corso sui cieli della Penisola con (per la prima volta in Europa) assetti di quinta generazione di quattro Paesi: Italia, Uk, Usa e Israele. È la “F-35 diplomacy”, di cui ancora una volta il nostro Paese è protagonista.


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