Il viaggio di Blinken in Europa sarà l’occasione per chiudere la partita delle nomine diplomatiche a Berlino, Parigi e Roma. Nomi e indiscrezioni
Il segretario di Stato statunitense Antony Blinken ha pubblicato qualche ora fa sul suo profilo Twitter le foto della partenza per il suo terzo viaggio in Europa dopo quello di marzo e quello di pochi giorni fa per accompagnare il presidente Joe Biden a Carbis Bay per il G7, a Bruxelles per il summit Nato e gli incontri con i vertici europei, infine a Ginevra per il faccia a faccia con l’omologo russo Vladimir Putin.
“Prima tappa, Berlino, dove mi impegnerò con i nostri partner per promuovere la pace e la stabilità [in Libia] attraverso il dialogo Berlino II”, scrive il capo della diplomazia americana auspicando “un viaggio produttivo!”.
Wheels up for my visit as Secretary to Germany, France, and Italy. First stop, Berlin, where I’ll be engaging with our partners to further peace and stability through the Berlin II dialogue. Looking forward to a productive trip! pic.twitter.com/LIOfvsJEQs
— Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) June 23, 2021
Dopo esser stato in Germania, Blinken sarà in Francia e in Italia. Il tour, che si conclude con la ministeriale G20 a Bari e Matera presieduta da Luigi Di Maio, è pensato per approfondire i temi del viaggio di Biden e per compattare l’alleanza delle democrazie nel confronto con Russia e Cina. Ma anche per organizzare un incontro tra il presidente e papa Francesco. E potrebbe rappresentare l’occasione per completare alcune nomine diplomatiche, tra cui quella dell’ambasciatore a Roma. A conferma di ciò, i rumor diplomatici danno per imminente la scelta di Washington per Villa Taverna: “a inizio della prossima settimana”, spiega una fonte a Formiche.net. Ossia in tempo per l’arrivo a Roma di Blinken, che sarà accompagnato da Philip Reeker, assistente segretario per gli Affari europei ed eurasiatici, già console generale a Milano.
A Berlino non c’è un ambasciatore da un anno, da quando il trumpiano Richard Grenell ha lasciato il posto e l’ex presidente Donald Trump non è riuscito a nominare il successore (individuato nell’ex colonnello Douglas Macgregor). A guidare l’ambasciata c’è la diplomatica Robin Quinville, chargée d’affaires.
Anche in Francia e in Italia alla guida dell’ambasciata c’è un chargé d’affaires dopo il cambio ddi amministrazione a gennaio: Brian Aggeler a Parigi, in attesa che Biden ufficializzi il successore di Jamie McCourt; Thomas Smitham a Roma, che ha preso le redini dell’ambasciata guidata fino a qualche mese fa da Lewis Eisenberg.
Per tutte e tre le rappresentanze, l’amministrazione Biden starebbe pensando a una donna. Victoria Reggie Kennedy, vedova del senatore Ted Kennedy, il fratello più giovane John Fitzgerald Kennedy, sarebbe in pole per Berlino; mentre un altra Kennedy, Caroline Kennedy, figlia dell’ex presidente, potrebbe essere inviata in Australia.
Denise Bauer, già ambasciatrice in Belgio con Barack Obama, è la prima scelta per Parigi.
Jane Dorothy Hartley, già ambasciatrice in Francia e a Monaco durante la seconda amministrazione Obama, per Roma.
Ecco cosa scrivevamo di lei alcune settimane fa su Formiche.net, sottolineando il sorpasso su Doug Hickey, uno dei grandi donor del presidente Biden e già Commissioner General dello Usa Pavilion all’Expo di Milano 2015.
A Parigi, arrivata dopo l’esperienza da amministratore delegato dalla società di consulenza Observatory Group, si trovò a gestire gli attentati del 2015, tra cui quello contro il giornale Charlie Hebdo.
Se la scelta di Washington per Roma dovesse ricadere su un profilo come quello di Hartley – donor ma con esperienza diplomatica iniziata nel 1978 alla Casa Bianca con Jimmy Carter – dagli Stati Uniti arriverebbe un nuovo chiaro segnale della scommessa sull’Italia. Non soltanto per il feeling tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e l’inquilino della Casa Bianca recentemente affermato da Thomas Smitham, incaricato d’affari ad interim presso l’ambasciata statunitense in Italia. Ma anche in vista delle prossime tornate elettorali in Germania, dove per la prima volta in 16 anni non ci sarà sulla scheda il nome di Angela Merkel, e in Francia, dove tra qualche mese si potrebbe ripresentare una sfida sovranista a Emmanuel Macron.