Francoforte ufficializza la fase esplorativa della moneta unica virtuale anche per rispondere allo yuan cinese oppure mollare tutto. Ma c’è un’altra partita, non meno importante. Capire se e quando porre fine alla politica ultra-accomodante…
A dispetto dei 23 gradi centigradi di massima in questi giorni a Francoforte sul Meno, ai piani alti della Banca centrale europea la temperatura è decisamente alta. Sono giorni in cui si decide il futuro monetario dell’Unione, ancora alle prese con una pandemia che non è ancora alle spalle. Tanto per cominciare, la prossima settimana, come raccontato ieri da Formiche.net, Christine Lagarde, presidente dell’Eurotower, riunirà il board per approvare in via definitiva le nuove linee guida della strategia monetaria.
Decisamente meno accomodante ma ancora molto flessibile, al punto da mettere parzialmente in discussione il tetto del 2% all’inflazione, stella polare in questi anni dell’azione della Bce. L’altro cambio di passo riguarda l’euro digitale. In questi giorni, come rivelato da Bloomberg, a Francoforte si sarebbe deciso se proseguire o meno con il percorso che porta all’emissione della valuta digitale, risposta europea al già avanzato e quasi avviato yuan virtuale, da parte cinese. Una scelta che può segnare per sempre la storia monetaria dell’Ue. Scelta che è arrivata, con Francoforte che ha dato disco verde.
PARTE L’EURO DIGITALE
La Bce ha lanciato ufficialmente il progetto dell’euro digitale nella sua fase esplorativa, dopo un consiglio direttivo non di politica monetaria cui ha partecipato il presidente ell’Eurogruppo Pascal Donohue che ha dato pieno appoggio all’operazione. Lagarde ha parlato dei “risultati incoraggianti” giunti dalle consultazioni con cittadini, professionisti e analisi e prove sperimentali. “Tutto ciò ci ha spinti a fare un passo in più e iniziare il progetto di euro digitale”.
La posta in gioco è alta, è in ballo un pezzo di storia della moneta unica. Non è certo un mistero che all’Eurotower sia operativa da diverso tempo una task force guidata dall’italiano Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce, dedicata proprio alla possibile emissione di una moneta unica virtuale. Ora i cittadini europei potrebbero avere in mano una moneta virtuale della banca centrale entro la metà di questo decennio. E poi una moneta digitale ma con corso legale potrebbe raffreddare in modo quasi perpetuo qualunque smania da Bitcoin, strumento che la stessa Banca centrale da sempre osteggia.
Lagarde era stata piuttosto chiara sulla portata dell’operazione, ai microfoni di Bloomberg Television, pochi giorni fa. “Toccherà la vita delle persone in un modo molto intimo. Quello che abbiamo sentito dalla gente è che vogliono che la privacy sia protetta. Allo stesso tempo dobbiamo assicurarci che non acceleri il riciclaggio di denaro o il finanziamento del terrorismo, quindi dobbiamo trovare il giusto equilibrio per ogni aspetto”.
FRETTA CINESE
C’è da dire che dietro la scelta della Bce c’è anche una certa pressione proveniente dalla Cina, dove l’emissione dello yuan digitale è ormai questione di mesi. Una moneta emessa dalla banca centrale cinese (Pboc), con corso legale e destinata, secondo molti osservatori a mettere in discussione la sovranità monetaria del dollaro. Che Pechino lavori pancia a terra a una valuta digitale di Stato è fin troppo noto, così come sono note le ragioni. Primo, lo yuan digitale è lo strumento con cui il governo centrale aumenterà sensibilmente il grip sulle transazioni finanziarie. E, secondo, la valuta digitale rappresenta la leva con cui provare a dare la spallata finale a Bitcoin&Co, finita nel mirino cinese da diverso tempo.