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Voilà Pegasus. Cosa dicono gli 007 francesi dopo la visita di Gantz

L’Anssi, l’agenzia cyber francese, avrebbe verificato il cellulare di un giornalista di France 24 scoprendo l’infezione, rivela Le Monde. Proprio all’indomani della visita a Parigi del ministro della Difesa israeliano

Arrivano da Parigi i primi riscontri sulle rivelazioni d’intelligence su Pegasus, lo spyware prodotto dall’azienda israeliana NSO Group e tornato d’attualità con l’inchiesta del Washington Post sull’attività di spionaggio condotta da decine di Paesi su migliaia di cellulari, compresi quelli di molti politici, giornalisti, attivisti per i diritti umani, manager.

Ecco cosa scriveva il quotidiano Le Monde nei giorni scorsi.

Secondo le nostre informazioni, lunedì 26 luglio, un giornalista del canale televisivo France 24 ha sottoposto il suo telefono a un’analisi completa nei locali dell’Agenzia nazionale per la sicurezza dei sistemi informativi (Anssi), l’autorità incaricata della sicurezza cibernetica dello Stato. Il numero di telefono di questo giornalista, che vive a Parigi ed è una figura di spicco nella gerarchia editoriale del canale, è sulla lista dei numeri di telefono selezionati dal cliente marocchino di Pegasus per una possibile sorveglianza. Il suo telefono non era stato esaminato da Amnesty International fino a ora. I risultati dell’analisi sono chiari: vi sono state trovate tracce del software Pegasus.

Nelle liste c’era anche il presidente francese Emmanuel Macron, finito nel mirino del Marocco stando a quanto ricostruito sempre dal giornale Le Monde. Anche per questo, mercoledì il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz è volato a Parigi per assicurare l’omologa francese Florence Parly che il suo Paese sta prendendo “seriamente” le accuse di spionaggio riguardanti il software.

All’indomani una delegazione del suo ministero si è presentata a sorpresa presso gli uffici della NSO a Herzliya. “Rappresentanti di diversi organismi sono arrivati oggi alla NSO per esaminare i rapporti e le affermazioni che la riguardano”, ha spiegato un portavoce del ministero.

Le rivelazioni hanno spinto Israele a rivalutare le sue politiche sull’export di tecnologia militare e a creare un gruppo interministeriale che coinvolge i ministeri della Difesa, della Giustizia e degli Esteri, oltre all’esercito e all’intelligence. Il team è guidato dal direttore generale del ministero della Difesa, Amir Eshel, e dal direttore generale del ministero degli Esteri, Alon Ushpiz.

La stampa americana ha sottolineato che anche l’amministrazione di Joe Biden ha preso contatto con Israele per discutere il caso che nei giorni scorsi è stato anche uno dei temi al centro dell’audizione al Copasir di Franco Gabrielli, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica.


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