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Non solo brand. Così cresce Difesa Servizi

Dai brand delle Forze armate fino ai pacchetti di addestramento al volo venduti ad altri Paesi, passando per lo Spazio e l’aerospazio. Fausto Recchia, amministratore delegato di Difesa Servizi, illustra (all’Adnkronos) come si può “valorizzare la cosa pubblica”

Come valorizzare le attività delle Forze armate trovando sul mercato risorse aggiuntive da immettere nel bilancio pubblico? Chiedere a “Difesa Servizi Spa”, soggetto giuridico di diritto privato per la gestione economica di beni e servizi derivanti dalle attività istituzionali del ministero della Difesa. Una società per azioni non quotata, con azionista unico il dicastero di Lorenzo Guerini. Alla sua guida dal 2014 c’è l’amministratore delegato Fausto Recchia, che in un’intervista all’Adnkronos ha fatto ieri il punto su dieci anni di attività della società.

Si parte dal fatturato: “La società nasce nel 2011, nel corso degli anni è stata sempre in utile; nel tempo i risultati di bilancio sono cresciuti fino al più consistente balzo in avanti avvenuto con il bilancio 2020; si tratta di un risultato importante, soprattutto perché realizzato in un anno complicato come quello del Covid”.

Con un fatturato da 51,3 milioni, la società ha retrocesso alla Difesa parte delle risorse incassate, per un valore complessivo di circa 46 milioni, il 46% in più rispetto allo scorso anno. Gli utili ammontano a 3,3 milioni, e da questi arrivano 1,5 milioni in più a favore della digitalizzazione del Servizio sanitario militare per fronteggiare la pandemia, sulla base della decisione del ministro Lorenzo Guerini, che ha operato in qualità di azionista unico della società.

A emergere è però soprattutto l’evoluzione del perimetro di attività di Difesa Servizi. “Abbiamo confermato tutti gli asset tradizionali, e abbiamo registrato una crescita dell’attività di supporto all’industria della difesa, che vede la società affiancare, appunto, l’industria nazionale di settore”, ha spiegato Recchia. E infatti a pesare su “circa il 50% del fatturato” è stato proprio il supporto all’industria nazionale per “essere sempre più competitiva sui mercati, fornendo un valore aggiunto che è dato dall’eccellenza e dalla professionalità delle Forze armate italiane, eccellenza e professionalità riconosciute nel mondo”.

L’esempio fornito da Recchia è sull’addestramento al volo: “Penso ai piloti polacchi addestrati dall’Aeronautica militare su velivoli prodotti da Leonardo; si è trattato del primo di tanti contratti di questa natura che si sono poi succeduti”. Tra l’altro, in un comparto su cui il Paese conserva ambizioni rilevanti a livello internazionale. C’è anche lo Spazio, pari all’11% delle entrate nell’ultimo bilancio: “Abbiamo avviato insieme alle Forze armate una riflessione su possibili attività di prospettiva, anche in collaborazione con aziende del settore”.

E così l’asset “storico” di Difesa servizi, cioè la gestione dei marchi delle Forze armate, rappresenta l’8,3% del bilancio (4,5 milioni), anche in virtù dell’impatto del Covid-19. Resta però un valore rilevante, tanto che, ha notato Recchia, la società già gestisce anche il marchio della Polizia di Stato, grazie a un apposito protocollo tra Interno e Difesa. La ministra Luciana Lamorgese, ha rivelato l’ad, ha chiesto di estendere la collaborazione anche per Vigili del fuoco. La stessa richiesta è stata presentata dall’Agenzia delle Dogane (“la bozza di protocollo è all’esame del ministero”), a conferma di un modello che funziona.

D’altra parte, ha notato Recchia, “la società rappresenta un esempio virtuoso nella gestione e valorizzazione della cosa pubblica”, una realtà che “vive di risorse proprie reperite interamente dal mercato, non dipendendo quindi da finanziamento pubblico”. La missione è proprio questa: “Generare dal mercato risorse aggiuntive al bilancio delle Forze armate e renderle disponibili alle varie articolazioni della difesa”.

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