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La minimum tax manda in pensione i paradisi fiscali. Parla Quadrio Curzio

L’economista e presidente emerito dell’Accademia dei Lincei legge l’imminente sì alla minimum tax da parte del G20 finanziario di Venezia. Un segnale inequivocabile che i problemi globali affrontano con una mentalità altrettanto globale. E poi le multinazionali che hanno pagato meno tasse sono anche monopoliste

Ora che il sì politico è in arrivo la minimum corporate tax, il prelievo del 15% sui profitti generati dalle grandi aziende nei Paesi di attività, a prescindere dalle sedi fiscali e legali, è cosa fatta. Il G20 finanziario di Venezia a presidenza italiana, presenti il ministro dell’Economia Daniele Franco e il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, oltre al segretario al Tesoro, Janet Yellen, gran promotrice della tassa sancisce l’ultimo passaggio politico della tassa globale sulle multinazionali, big tech in testa, con un esito ormai scontato dopo l’accordo raggiunto il 1 luglio tra 130 Paesi in sede Ocse.

IL SI (POLITICO) DEL G20

Insomma, luce verde alle regole che, almeno nelle intenzioni, dovrebbero fermare la corsa a paradisi fiscali. Dopo l’avallo del G20 in Laguna, ci sarà ancora qualche mese per mettere a punto gli aspetti tecnici e persuadere gli Stati che continuano a puntare i piedi, compresi Irlanda, Estonia e Ungheria. L’appuntamento è per ottobre, ancora in sede Ocse. Ma non è tutto. Da Venezia è arrivata anche una spinta verso un’altra tassa globale, una carbon tax sulle emissioni di C02 (attualmente le imposte sulla Co2 oscillano da 1 a 120 dollari a tonnellata a seconda del Paese, avvantaggiando aziende che operano in Paesi in cui la regolamentazione ambientale è meno severa).  Formiche.net ha sentito Alberto Quadrio Curzio, economista e docente alla Cattolica di Milano e presidente emerito dell’Accademia dei Lincei.

LA VERSIONE DI QUADRIO CURZIO

“Il mondo è ormai diventato globale e le tasse globali sono una ovvia conseguenza di questo status quo. Lasciare indenni quei paradisi fiscali che garantiscono alle grandi aziende che in Borsa capitalizzano più del Pil di molti Stati, è un errore”, spiega Quadrio Curzio. “Molte imprese che finora hanno beneficiato di una tassazione agevolata grazie ai paradisi fiscali sono allo stesso tempo anche monopoliste o parte di oligopoli monopolistici, con una forte dominanze sui mercati. Fenomeni questi che vanno trattati con delle tassazioni ad hoc“.

Quadrio Curzio si sofferma poi sulle conclusioni in dirittura di arrivo al G20. “Mi sembra un passo molto importante, un segnale politico non da poco su un’idea che io condivido. Oggi sono solo nove i Paesi contrari”. C’è da chiedersi se ci volesse davvero la pandemia per arrivare a una tassa globale sui profitti. “Per quanto riguarda la minimum tax, ci si sarebbe ugualmente arrivati. Ma la pandemia ha impresso un’accelerazione all’altra tassa, la carbon tax. Perché la pandemia è la dimostrazione che in grandi problemi, le grandi piaghe, si affrontano su scala globale, a partire proprio dalle tasse”.

OCCHIO ALL’INFLAZIONE

L’economista poi spende qualche parola per l’inflazione, grande spauracchio dei mercati e a rischio rialzo dopo le fiammate negli Stati Uniti. “Il rischio di una piccola ripresa inflazionistica può esserci. Le scorte di materie prime sono molto basse, comprese quelle di petrolio, ma l’Europa ha fatto un cambio di passo in cui bisogna avere molta fiducia”.



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