Bruno Tabacci, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche spaziali, e Patrick Turner, assistant secretary general della Nato per Defence policy and planning, dialogano su “Lo Spazio della Nato, scenari futuri del quarto dominio”. La diretta dell’evento è organizzato dalle riviste Formiche e Airpress in collaborazione con la Nato Public Diplomacy Division
“Lo Spazio della Nato, scenari futuri del quarto dominio”. È questo il titolo dell’evento (il primo di quattro) organizzato dalle riviste Formiche e Airpress in collaborazione con la Nato Public Diplomacy Division, venerdì 16 luglio. In diretta su questa pagina e su Facebook (@formichenews) è andato in scena il dialogo tra Bruno Tabacci, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche spaziali, e Patrick Turner, assistant secretary general della Nato per “Defence policy and planning”, compreso il dossier spaziale. Modera la direttrice di Formiche e Airpress, Flavia Giacobbe.
Lo scorso 14 giugno, riuniti presso il quartier generale della Nato, i capi di Stato e di governo dell’Alleanza hanno ufficialmente inserito lo Spazio tra i domini in cui è possibile attivare l’articolo 5 del Patto atlantico, la clausola di difesa collettiva su cui si fonda l’Alleanza. Già dal 2019 lo Spazio figura tra i domini operativi, alla stregua di mare, terra, aria e cyber. Con il comunicato finale dell’ultimo summit di Bruxelles si è fatto però un passo in più, specificando che “gli attacchi verso, dallo o all’interno dello spazio rappresentino una chiara sfida alla sicurezza dell’Alleanza, il cui impatto potrebbe minacciare la prosperità, la sicurezza e la stabilità nazionali ed euro-atlantiche e potrebbe essere dannoso per le società moderne quanto attacco convenzionale”. Dunque, “tali attacchi potrebbero portare all’invocazione dell’articolo 5”, con decisione che spetta al Consiglio del nord Atlantico “caso per caso”.
A giugno 2019, i ministri della Difesa dell’Alleanza hanno adottato la prima “Nato’s Space Policy”, seguita alla fine dell’anno dalla dichiarazione dello Spazio quale dominio operativo. A ottobre dello scorso anno, i ministri della Difesa hanno inoltre deciso di stabilire un “Nato Space Centre” presso l’Allied Air Command di Ramstein, in Germania, destinato a stabilirsi a Tolosa, in Francia. L’evoluzione nel contesto Nato segue d’altra parte i trend affermatisi nei maggiori Paesi che compongono l’Alleanza. Tutti (Italia compresa) negli ultimi anni si sono dotati di forze o comandi spaziali, in linea con la militarizzazione delle orbite e con la crescente attività extra-atmosferica (anche militare) di Russia e Cina.
Dallo Spazio sono abilitate innumerevoli applicazioni militari, dall’osservazione alla navigazione, dalle telecomunicazioni al puntamento. Ma dallo Spazio dipende anche gran parte della nostra vita quotidiana, con numerosi servizi affidati a infrastrutture in orbita che possono diventare facile bersaglio di malevoli avversari. E così l’attenzione della Nato è da inserire in una rinnovata consapevolezza internazionale sul valore dello Spazio come terreno di confronto geopolitico, di opportunità di crescita economica e di sviluppo industriale. Non è un caso che il tema sia finito sul tavolo del G7 in Cornovaglia, né che nel comunicato finale dei sette grandi ci sia l’impegno “a un uso sicuro e sostenibile dello spazio”. Di più: “Riconosciamo l’importanza di sviluppare standard comuni, migliori pratiche e linee-guida relative alle operazioni spaziali sostenibili insieme alla necessità di un approccio collaborativo per la gestione e il coordinamento del traffico spaziale”.
L’invito del G7 a lavorare insieme è aperto a “tutte le nazioni”, sfruttando i canali già esistenti in ambito Onu (e non solo). Ora la spinta del G7 si appresta ad approdare al G20 a presidenza italiana. Sullo Space law il format allargato appare più adatto, vista soprattutto l’adesione della Cina. L’Italia è al lavoro per presentare al G20 una proposta sul tema. Il sottosegretario Bruno Tabacci lo ha ribadito a più riprese: l’Italia sarà “in prima fila nel promuovere una cooperazione internazionale sicura e responsabile”.
Come promuovere tale sforzo? Che contributo può arrivare dalla Nato? Ci dobbiamo attendere scenari da guerre spaziali? Rispondono Bruno Tabacci e Patrick Turner.