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Tunisia, Covid e futuro. Le reazioni all’appello di Formiche di Melcangi e Varvelli

Dopo l’appello di Formiche.net per aiutare la Tunisia nell’affrontare la morsa dell’epidemia, Melcangi (Sapienza) e Varvelli (Ecfr) commentano la proposta e la crisi in corso

Davanti alle criticità tunisine, esposte chiaramente con la sospensione del flusso democratico imposto dal presidente Kais Saied, Formiche.net ha lanciato un appello concentrandosi sui tunisino: aiutiamo il paese a uscire subito dalla crisi sanitaria. L’Italia può offrire alla Tunisia un sostegno che in questo momento è più utile di quello politico (o militare): coordinare un programma europeo che fornisca dispositivi di protezione, tamponi, respiratori, team medici, vaccini. Per affrontare l’emergenza più grave e sostenere le fragili istituzioni del Paese nel processo verso uno Stato democratico e stabile, partendo dalla gestione dell’emergenza che potrebbe avere una ricaduta più ampia.

Alessia Melcangi, docente di Storia contemporanea del Nord Africa e del Medio Oriente alla Sapienza di Roma e non-resident fellow dell’Atlantic Council, raccoglie l’invito nell’appello di Formiche.net e commenta “nel panorama desolante del post rivolte arabe la Tunisia spiccava come l’unico caso felice, apparentemente in marcia verso la realizzazione di un sistema realmente democratico”. “Molti, in verità, guardavano a questo paese con un ottimismo a tratti fin troppo eccessivo. L’improvvisa mossa del presidente Kais Saied, già eletto con una piattaforma politica populista e estremamente critica verso un sistema partitico percepito da molti come corrotto e incapace (accusa rivolta in primis al partito di ispirazione islamista Ennahda), che sospende il sistema parlamentare, non coglie del tutto di sorpresa”, continua.

“La Tunisia – continua – attraversa da tempo una profonda crisi economica e un’evidente impasse istituzionale che rende difficile l’attuazione di ogni tentativo di riforma auspicata dalla popolazione. L’emergenza pandemica legata al Covid-19, adesso esplosa a livelli drammatici, sembra aver dato il colpo finale a tale difficile quadro. Davanti a una mossa che rimane, per quanto eccezionale, nell’ambito delle disponibilità costituzionali del presidente, l’Europa dovrebbe muoversi decisa incoraggiando al più presto il ritorno a un sistema parlamentare e il ripristino di un governo legittimo sostenendo la Tunisia economicamente e politicamente, con uno sforzo speciale dal punto di vista sanitario. Tuttavia, è tempo di abbandonare una visione concentrata sugli aspetti puramente formali e comprendere che, come avviene spesso in Medio Oriente, l’adozione di un sistema elettorale cosiddetto democratico il più delle volte finisce per favorire la malsana pervasività delle diverse élite politiche-amministrative nei gangli del sistema, condizione che rende estremamente fragile e artificiale il modello democratico elettivo e, soprattutto, aliena il favore di buona parte della popolazione”.

A raccogliere lo spunto fornito da questo sito è anche Arturo Varvelli, direttore dell’ufficio di Roma dell’Ecfr, secondo cui la crisi apertasi in Tunisia dopo che il presidente Saied ha sollevato dall’incarico il primo ministro Hichem Mechichi è diretta conseguenza del Covid. “Una crisi che dal piano sanitario si è spostata a quello economico”, spiega: “Saied, con una manovra populistica e forte del sostegno della popolazione, ha scaricato su governo e Parlamento le responsabilità del fallimento delle riforme e ora ci troviamo in una situazione che per certi versi ricorda quella che in Egitto portò alla presidenza di Abdel Fattah al-Sisi. Anche l’ex capo di Stato Maggiore aveva un fortissimo appoggio popolare e scaricò la responsabilità della crisi sull’allora presidente Mohamed Morsi.

Per Varvelli, “c’è il rischio che qualcosa di simile accada in Tunisia. L’Europa deve avere un ruolo maggiore nella crisi tunisina e a tenere la barra più dritta perché saremo noi europei, oltre ai tunisini, a pagare le conseguenze dell’instabilità nel paese. La risposta dell’Europa finora è stata piuttosto tardiva. L’iniziativa di un aiuto concreto in campo sanitario nel contenimento del Covid può costituire un buon punto di partenza per smuovere la Ue dall’inazione. Una diplomazia dei vaccini potrebbe riportare l’Europa a essere decisiva verso l’Africa, contribuendo al benessere del continente e contenendo, al contempo, il rischio di replicazioni di variante del virus pericolose per tutti”.

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