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Portiamo vaccini in Tunisia. Cimini e Colombo leggono l’appello di Formiche

Dai parlamenti di Roma, Parigi, Berlino e Madrid un appello ai rispettivi governi e all’Ue affinché si aiuti la Tunisia contro il Covid. La posizione di Formiche e i commenti di Cimini (UniBo) e Colombo (Clingendael/Ispi)

“L’Europa si unisca nel sostegno alla Tunisia per una soluzione democratica alla crisi e per consentire al Paese di disporre di vaccini e di risorse per lo sviluppo”: scrive così Piero Fassino su Twitter. Il presidente della Commissione Esteri della Camera italiana — che ha espresso il suo punto di vista sulla Tunisia in un’intervista a Formiche.net — condivide una posizione comune presa con i Parlamenti di Germania, Spagna e Francia.

”Attenzione e preoccupazione sui recenti avvenimenti”, scrivono in una nota stampa congiunta in cui esortano “i nostri Governi e l’Unione europea” a fronteggiare subito con vaccini e strutture sanitarie la crisi nella crisi prodotta dal dilagare dell’epidemia da SarsCoV-2.

Questo sito ha preso posizione in merito, con un appello diretto affinché si inizi ad affrontare la situazione partendo proprio dall’assistenza a Tunisi nella gestione della pandemia, e sta raccogliendo commenti da esperti della regione.

[Leggi: Alla Tunisia serve un grande piano di aiuti sanitari. L’appello di Formiche.net]

“Nell’immediato, la Tunisia necessita sì di aiuti sanitari”, commenta Giulia Cimini, Gerda Henkel Post-Doctoral Fellow al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna. “Già da diverse settimane – continua – e ben prima che il presidente Saied accentrasse su di sé tutti i poteri esecutivi e congelasse il parlamento, circolavano molti appelli e campagne di solidarietà dal basso, attivate anche dalle reti della diaspora in Europa e non solo, al grido di Tunisia can’t breathe!. Salvare vite è prioritario, ma è fondamentale che qualsiasi forma di assistenza emergenziale non faccia poi dimenticare le radici ben più profonde della crisi economica e sociale in cui il paese versa da anni e che spiegano in gran parte il sostegno popolare alle azioni di Saied”.

”Gli attori internazionali — continua Cimini — hanno un ruolo da giocare invertendo la rotta rispetto al passato: da una parte, infatti, questioni securitarie e anti-immigrazione hanno rappresentato la principale forma di impegno nel paese mostrando cecità rispetto a ben altre questioni ritenute prioritarie a livello locale; dall’altra, la promozione di politiche di austerity, svalutazione monetaria, e privatizzazioni hanno trascinato il paese in una spirale di debito e fragilità intrinseca sempre più marcata. Su questo non è più possibile rimandare”.

Secondo Matteo Colombo, esperto dell’area MENA del Clingendael e associate research fellow dell’Ispi, gli sviluppi politici in Tunisia rischiano di essere un’anticipazione di una nuova fase storica che caratterizzerà il Nord Africa e Medio Oriente nei prossimi anni. “Da un parte, l’aumento dell’inflazione, in particolare per quanto riguarda i generi alimentari e il perdurare delle restrizioni a causa della pandemia potrebbero determinare un forte malcontento da parte dei cittadini, che chiederanno alla politica risposte veloci ed efficaci ai loro problemi. Dall’altra, i governi della regione non sembrano in grado di dare queste risposte a causa della loro storica debolezza e della mancanza di risorse finanziarie. Tale situazione crea le condizioni per l`affermazione di un uomo forte che prometta di ottenere quei cambiamenti che le piazza richiedono, come starebbe accadendo in Tunisia”.

In questo contesto, il sostegno economico e politico alla Tunisia da parte dell’Europa risponde ad una chiara logica politica, spiega Colombo: “Dimostrare che non c’è bisogno di un uomo forte per uscire dalla crisi, ma è possibile farlo anche all’interno di un contesto democratico. In altre parole, un concreto sostegno europeo potrebbe essere qualcosa di più di un attestato di solidarietà al paese, ma essere anche parte di una politica attiva per rispondere alle sfide della nuova fase”.

“La priorità — continua — è consentire alla Tunisia di uscire dalla crisi il prima possibile attraverso la fornitura di vaccini e attrezzature sanitarie, anche per fare riaprire al turismo, che è un settore essenziale per il paese. Il secondo è fare pressioni affinché il parlamento riprenda a lavorare in tempi brevi, anche facendo leva su tanti accordi che legano la Tunisia ai paesi dell`altra sponda. Il terzo è fornire un piano di sostegno al paese che preveda un progetto di sostegno ampio e articolato, e non soltanto generiche dichiarazioni di sostegno e iniziative estemporanee di supporto”.

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