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Visco dice Draghi. Una crescita al 5% è possibile

Dall’assemblea dell’Abi, la nona sotto la presidenza di Antonio Patuelli, il governatore di Bankitalia paventa un Pil 2021 in rimbalzo del 5%, sposando l’ottimismo di Draghi di pochi giorni fa. Ma il ministro Franco avvisa: occhio ai totem, il Pnrr non è la soluzione a tutti i mali

Mario Draghi potrebbe avere ragione. Anzi, con molta probabilità ce l’ha. Era lo scorso 18 giugno quando da Barcellona il premier paventava una crescita per l’Italia superiore a quel 4,2% previsto dalla Commissione europea, la scorsa primavera. Ora, che di settimane ne sono passate, è tempo di regolare il contatore. E così, alla voce dell’ex presidente della Bce si è aggiunta quella di Ignazio Visco, suo successore alla guida di Bankitalia, intervenuto oggi, rigorosamente online, all’assemblea dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana.

Un’assise, la seconda dell’era pandemica e la nona sotto la guida del presidente, Antonio Patuelli, che ha sancito ancora una volta la saldatura tra la ripresa del Paese e la salute delle sue banche, provate da 16 mesi di emergenza sanitaria, sociale ed economica, tradottisi in un’ondata di crediti improvvisamente diventati problematici. Visco, la pensa come Draghi, una crescita al 5% è possibile a patto che tutte le caselle vadano al loro posto. Impossibile, ovviamente, non pensare al Pnrr.

LA CRESCITA SECONDO VISCO

“In Italia, grazie al buon andamento della campagna di vaccinazioni e al miglioramento del quadro sanitario, la ripresa economica si sta consolidando. Potrebbe toccare valori intorno al 5%, consentendo un recupero di oltre metà della caduta del prodotto registrata nel 2020”, ha messo in chiaro Visco. Dunque, parola del governatore di Bankitalia, un colpo di reni del Pil dell’ordine del 5% è alla portata dell’Italia e del suo governo.

Ma, attenzione, bisogna rispettare precise condizioni affinché questo avvenga. E qui, il richiamo è tutto per il Pnrr predisposto dal governo Draghi. “L’incertezza resta elevata sulle prospettive di ripresa dell’Italia e oltre al quadro del Covid riguarda anche i rischi di ritardi nell’attuazione delle misure di rilancio previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potrebbero indebolire le prospettive sulla domanda aggregata e sull’occupazione”. Messaggio chiaro, a chi di dovere.

LA TENUTA DELLE BANCHE

Non è possibile però, fare i conti senza l’oste. Non c’è ripresa degna di questo nome senza un sistema bancario tonico e in buona salute. Quale, ha tenuto a precisare Visco, quello italiano è. “La condizione patrimoniale delle banche in Italia si mantiene solida: dopo essere salito dal 14 al 15,5 per cento nel corso del 2020, nel primo trimestre di quest’anno il rapporto tra il capitale di migliore qualità e gli attivi ponderati per il rischio è rimasto sostanzialmente stabile. Analogamente, il flusso dei nuovi prestiti deteriorati in rapporto al totale dei crediti non ha registrato variazioni, mantenendosi all’1,1 per cento, un valore di due decimi superiore al minimo toccato nel terzo trimestre dello scorso anno”.

Semmai, “nei bilanci bancari è leggermente aumentata, dell’1,5 per cento, la consistenza dei crediti deteriorati. L’incremento, più intenso nella categoria di quelli scaduti o sconfinanti da oltre 90 giorni, riflette l’entrata in vigore della nuova disciplina per identificare le esposizioni in stato di default prudenziale, definita da tempo a integrazione del regolamento sui requisiti di capitale delle banche, dalle linee guida dell’Autorità bancaria europea (European Banking Authority, Eba, ndr)”.

IL REALISMO DI FRANCO

Se qualcuno però ha voluto inoculare una dose di realismo duro e puro nell’ambito dell’assise dell’Abi, quello è stato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, anch’egli intervenuto all’assemblea dei banchieri. E per il quale il Recovery Plan non può e non deve essere un totem. “Il Piano nazionale di ripresa resilienza è una occasione molto importante per sostenere la ripresa e la transizione post pandemica, ma non deve essere considerato panacea per tutti i ritardi della nostra economia, ma una componente di una strategia più ampia volta a rendere il paese più dinamico e inclusivo”

Per il numero uno di Via XX Settembre “serve uno sforzo corale, servono amministrazioni pubbliche che facciano servizi di qualità, banche che sostengano questa evoluzione e bisogna individuare imprese e settori promettenti per esser competitivi sui mercati internazionali”. Perché  “oltre alla ripresa post crollo da Covid la fida principale per la politica economica è uscire dalla lunga stagnazione che ha preceduto la crisi pandemia”.

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