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Il Meeting pro vax, i cattolici e la politica. Parla Magatti

Il Pd arroccato sulle posizioni di Letta e il ddl Zan. Il centrodestra ondivago sulle vaccinazioni. E il mondo cattolico a distanze siderali. Gli ospiti del Meeting e il messaggio di Mattarella. “Cl non rappresenta la parte più chiusa dei cattolici’

Un’iniezione di responsabilità. Il Meeting di Rimini apre il sipario con le parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella che, ancora una volta, sostiene la necessità di vaccinarsi. Come “un dovere” e non come “un’obbedienza a un principio astratto”. D’altra parte quello sulla vaccinazione è un discorso che il presidente della Repubblica va rimarcando da tempo. “Perché sente la necessità di dover reiterare questo messaggio”. Pur essendo terreno piuttosto scivoloso e divisivo. Con Mauro Magatti, sociologo ed economista (per anni ospite al Meeting di Comunione e Liberazione), abbiamo parlato dell’edizione di quest’anno e del rapporto fra mondo cattolico e politica.

Magatti, il presidente Mattarella si schiera a favore del siero anti-covid. Il pontefice a suo volta ha ribadito che vaccinarsi sia “un atto d’amore”. Continuano tuttavia, anche nella comunità cattolica, a serpeggiare dubbi e malumori.

Non scopriamo col vaccino che tra la comunità cattolica ci siano posizioni differenti rispetto a quelle espresse dalle autorità ecclesiastiche. Il mondo cattolico è variegato e percorso da tante sensibilità differenti. Il fatto che il Meeting abbia ospitato Mattarella che ha assunto una linea di questo tipo è piuttosto indicativo e importante.

È la posizione di Comunione e Liberazione?

Anche Comunione e Liberazione presenta al suo interno sensibilità differenti. Possiamo dire comunque che la Cl degli ultimi dieci anni, nel solco della linea tracciata da Carrón, ha assunto posizioni autonome rispetto alla parte più chiusa del mondo cattolico. C’è infatti in questa Cl una linea di vicinanza e sostegno alle istanze portate avanti dal pontificato di Francesco. Dunque Cl non è espressione della componente più chiusa della Chiesa.

Il Meeting di Rimini ha sempre avuto una eco mediatica notevole, ma quest’anno c’è stato l’exploit. Come se lo spiega?

Confesso di essere stato anche io particolarmente colpito dall’enfasi con la quale i media hanno dato conto dell’apertura del Meeting quest’anno. Tanto più che il mondo cattolico non ha più l’influenza e il potere che aveva una volta. Forse questo input mediatico servirà da stimolo.

A cosa?

Al mondo cattolico. Lo spazio sui mezzi di informazione può essere uno sprone per i cattolici a riconquistarsi il ruolo di pungolo e di portatori di istanze. D’altra parte il Meeting è molto ‘governativo’. Probabilmente servirà anche per portare acqua al mulino dell’Esecutivo di unità nazionale. Che spesso è sulla carta ma non praticata.

Il livello degli ospiti della 42esima edizione è buono secondo lei?

Sì, come ripeto piuttosto in linea con la strada maestra tracciata da Mario Draghi. Però è buono. Il Meeting è un’occasione di confronto culturale più che tutto. Per quanto riguarda la parte politico istituzionale, è in linea con Palazzo Chigi. L’unica cosa che trovo infelice è il titolo. Ma ora gli organizzatori ne stanno spiegando meglio il significato profondo.

Mentre il meeting si apriva con le parole di Mattarella, politicamente accadevano due cose sui poli opposti della compagine parlamentare: il leader delle Sardine, Mattina Santori ha deciso di scendere in campo col Pd; a villa Certosa Berlusconi e Salvini hanno gettato le basi per la federazione dei partiti.

Santori dimostra ancora una volta l’inconsistenza, specialmente culturale, del movimento delle Sardine. Pensare di controllare dall’interno il Pd, come lui stesso ha dichiarato, è francamente imbarazzante.

E la federazione nel centrodestra?

Secondo me è l’unione di due debolezze. Un’operazione in chiave anti Meloni, portata avanti da due uomini politici dei quali uno è a fine corsa e l’altro rischia di vedersi passare davanti un treno senza poterlo prendere.

In che rapporti è il mondo cattolico con la politica?

È distante sia dal Pd che si arrocca sulle posizioni del Ddl Zan e di Letta. Ma è distante anche dal centrodestra. Basti pensare alle posizioni sui vaccini. Ed è per questo che declinare il messaggio di Francesco in chiave di stimolo critico, per i cattolici, sarebbe vitale.

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